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Valle del Trionto, tumori e concentrazioni Radon: una pista che non deve essere esclusa!

2 minuti di lettura

LONGOBUCCO - Nell'edizione di ieri abbiamo parlato di una delle possibili cause della grande incidenza di gravi patologie tumorali nel territorio della Valle del Trionto, ossia, emissioni di gas naturali quali il Radon, che in concentrazione elevate potrebbe portare danni alla salute.

La Comunità Europea, però, ha ribadito l'importanza e l'urgenza per ogni Stato Membro di dotarsi di un Piano Nazionale di prevenzione ed ha sottolineato la necessità che all'interno di tali piani venga dato particolare rilievo agli inquinanti presenti negli ambienti confinati, quali appunto il radon.

Direttive, però, che sembrano non essere state recepite a pieno né su scala nazionale tantomeno in chiave regionale e locale.

Come già sottolineato nelle precedenti puntate della nostra inchiesta, sappiamo che il radon e i suoi prodotti di decadimento sono stati classificati dall'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (ARC/OMS) come agenti cancerogeni di gruppo 1 - agenti di accertata cancerogenicità per l'uomo. 

Le indagini finora condotte stimano che il rischio individuale sull'intera vita di essere colpiti da neoplasia polmonare dovuta all'esposizione continua a 75 Bq/m³ sia dell'ordine dell'1% (tra i non fumatori) e del 15% (tra i fumatori) e che la Raccomandazione 90/143/Euratom del 21/02/1990 “tutela della popolazione contro l'esposizione al radon in ambienti chiusi” della Comunità Europea detta una serie di disposizioni intese non solo a promuovere presso gli Stati Membri una maggiore sensibilità al problema, ma anche a stimolare l'adozione di provvedimenti atti a ridurre l'esposizione della popolazione a tale inquinante.

Tale raccomandazione individua in 400 Bq/m³ il livello di concentrazione media annua di gas radon oltre la quale è necessario intraprendere un'azione di bonifica per gli edifici già esistenti, mentre per quelli da costruire il livello di concentrazione da non superare è di 200 Bq/m³.

Il problema del rischio di tumore polmonare derivante dall'esposizione a radon concentratosi in abitazioni e in altri luoghi chiusi può essere affrontato mirando ad individuare le situazioni caratterizzate da elevate concentrazione di radon e le relative fonti di provenienza, oltre che attraverso la predisposizione di norme specifiche, lo studio degli interventi correttivi, la corretta informazione della popolazione e la definizione degli obiettivi formativi delle categorie professionali interessate.

Questo è tutto ciò che viene riportato anche in una proposta di legge regionale n.347/IX del lontanissimo 2012 sulla “Prevenzione e salvaguardia dal rischio gas radon” avanzata dal Consiglio regionale della Calabria. In quella proposta normativa si faceva specifico riferimento alla «prevenzione dei  rischi connessi all'esposizione al gas radon nei luoghi di vita e di lavoro». Con una specifica rivolta alla necessità di «intraprendere azioni atte a potenziare e coordinare la rete di rilevazione regionale della radioattività, acquisendo, elaborando, valutando, utilizzando e diffondendo i dati rilevati».

Quella proposta di legge, però, depositata presso la Segreteria Assemblea del Consiglio regionale nel 2012 ed incardinata alla seconda e alla quarta Commissione regionale per l'esame di merito, è rimasta solo una proposta. Non approdò mai in aula. È caduta ovviamente nel dimenticatoio come altre cose che dovremmo rammentare ai candidati che in questi giorni stanno distribuendo speranze - almeno a loro dire - sul nostro territorio. 

Inanto, entro il 18 settembre prossimo Camera e Senato dovrebbero esprimere parere sulle “Disposizioni integrative e correttive al decreto legislativo 31 luglio 2020, n. 101, di attuazione della direttiva 2013/59/Euratom in tema di radiazioni ionizzanti”. Questo schema legislativo ha aggiornato e raccolto in un quadro unitario le disposizioni in materia contenute in cinque precedenti direttive (contestualmente abrogate), introducendo ulteriori tematiche, in precedenza trattate solo in raccomandazioni europee (come l'esposizione al radon nelle abitazioni) o non considerate (come le esposizioni volontarie per motivi non medici). Ci auguriamo che i politici almeno questa volta si ricordino di portare avanti l'iter.

Siamo a conoscenza quindi che il problema Radon non è di oggi, così come non è di oggi la sua rilevazione da parte delle Isitutuzioni. Resta una domanda: Cosa stiamo aspettando?. Anche se non fosse questo il motivo dell'elevata incidenza tumorale a Longobucco, le vittime non meritano forse accertamenti e quantomeno il beneficio del dubbio? In generale, la salute è un diritto da tutelare in forma prioritaria.

Virginia Diaco
Autore: Virginia Diaco

Studio materie umanistiche e amo scrivere. Ho ricevuto diversi riconoscimenti in ambito letterario, tra cui il V Premio Internazionale di poesia “Giovanni Bertacchi” con la poesia “Preghiera alla vita che toglie vita” e la Menzione della Giuria nella prima edizione del Concorso Letterario Internazionale “Il Viaggio” con la poesia “Consumato negli occhi”. Attraverso le parole esprimo il mio mondo, grazie ad esse conosco quello altrui. Lo scopo più forte che sento di avere è quello di rendere giustizia - quanto più possibile - alla bellezza, all’arte e alle vulnerabilità sociali.