La Federazione Sindacale Mondiale proclama il 3 ottobre giornata mondiale della lotta in difesa dei lavoratori
Tra le istanze un’inflazione che si attesta intorno al 10% e che dimezza il potere d’acquisto di tanti cittadini. Si avverte il bisogno di azioni rapide e concrete

COSENZA - La Federazione Sindacale Mondiale proclama il 3 ottobre giornata mondiale della lotta a difesa dei lavoratori.
Tra le istanze un’inflazione che si attesta intorno al 10% e che dimezza il potere d’acquisto di tanti cittadini, il bisogno di azioni concrete
Il 3 ottobre ricorre il 77° anniversario della Federazione Sindacale Mondiale. In occasione di questo evento la Fsm ha indetto una giornata mondiale di lotta a difesa dei lavoratori, che pagano il prezzo più alto della crisi e dei modelli di produzione capitalista.
In Italia l’Unione Sindacale di Base aderisce manifestando e presidiando le aziende del settore dell’energia e dei loro azionisti (uno tra tutti la Cassa di Depositi e Prestiti, maggiore azionista di Eni).
Anche la Federazione di Catanzaro sarà presente a Roma il 3 ottobre con una delegazione, per dar voce alle istanze dei cittadini.
La condizione calabrese merita un’attenzione particolare, sottolinea l’Usb. Siamo stati decretati ultimi da tutti gli indicatori presi in esame: per Pil pro-capite, per speranza di vita, per spesa media familiare, per acquisto pro-capite di elettrodomestici familiari e strumenti informatici per lo studio, ultimi anche nella programmazione dei fondi europei.
Per contro siamo primi per ciò che riguarda la spesa regionale sanitaria (60% circa del bilancio regionale spendendo, però, circa 300 milioni di euro per curarci fuori regione), primi per il costo degli organismi regionali, consiglio, giunta, commissioni, per costi più alti di cibi e bevande, primi nei rincari di agosto per l’energia elettrica e gas.
Una somma di indicatori negativi che gravano sui redditi delle famiglie.
Il mondo soffre le conseguenze drammatiche e inarrestabili della crisi e delle guerre, che si ripercuote soprattutto sui ceti popolari. Tutti i beni di largo consumo e prima necessità sono in aumento ma non è previsto alcun aumento degli stipendi, delle pensioni e l’istituzione di un salario minimo. I provvedimenti adottati finora sono risultati insufficienti e inadeguati e ciò lo dimostra il rifiuto da parte delle aziende di versare al fisco parte degli extra-profitti accumulati dalla speculazione sul prezzo del gas. Questo è il motivo per il quale l’obiettivo dell’iniziativa mira alla lotta e al presidio delle aziende del settore energia.