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Teste di maiale sui volti dei poliziotti: la follia infinita del rapper Frah Quintale

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CORIGLIANO-ROSSANO - Ci sono artisti e artisti. Alle serate stupende ed emozionanti lasciate durante quest'ultima estate a Corigliano-Rossano da personalità della canzone come Francesco Gabbani, Fiorella Mannoia, i Tiromancino, Max Gazzè e Giobbe Covatta - purtroppo - ha fatto eco l'azione di un bimbominkia - perché di questo si tratta.

Frah Quintale, al secolo Francesco Servidei di Brescia, al termine del suo concerto - bellissimo e partecipatissimo - nell'arena del Maria De Rosis, a Rossano centro storico, ha lasciato un "cadeau" alla Calabria e agli oltre tremila che la sera del 28 agosto hanno assistito al suo spettacolo: la foto di a alcuni operatori della Polizia di Stato del Commissariato di Co-Ro, in servizio al concerto, ritratti e con il volto coperto da una testa di maiale.

Un fotomontaggio di pessimo gusto che non trova giustificazione alcuna (ieri, oggi e nemmeno domani), apparso sul profilo instagram del rapper, che ha indignato tantissimo l'opinione pubblica del territorio e che non ha lasciato indifferente il sindacato di polizia.

«La faccia degli operatori di polizia che garantivano la sua sicurezza - scrive oggi il segretario generale regionale del Siap Alessandro Falcone - e grazie ai quali è stato possibile garantire il servizio di ordine pubblico, è stata coperta da un emoticon raffigurante un suino. Ci sembra di capire di essere stati apostrofati come carne da macello, sbeffeggiati in modo vergognoso e senza alcun rispetto. Eppure, questi pseudo-maiali sono quelli che, siamo sicuri, il citato Quintale chiamerebbe in caso di pericolo!!! Non vogliamo aggiungere altro - precisano - a riguardo anche perché qualsiasi ulteriore commento sulla vicenda sarebbe superfluo. Auspichiamo che gli organi competenti facciano giustizia a riguardo anche perché, sbeffeggiare in questo modo squallido la Polizia di Stato e i suoi appartenenti, non può essere accettato in un paese democratico».

Insomma, come diremmo dalle nostre parti, l'artista ha dimostrato di avere "un quintale di ciotia" in testa. Non si spiegherebbe altrimenti perché alimentare così tanto, inutile e ingiustificato odio sociale mettendo in mezzo - tra l'altro - un corpo, quello della Polizia di Stato, che quotidianamente è impegnato per garantire l'ordine e la sicurezza pubblica. Soprattutto in un territorio come quello della Sibaritide, spogliato da ogni presidio dello Stato, dove far passare il messaggio del rapper significherebbe dare man forte alla sopraffazione della criminalità. 

È stato un atto stupido, no sense, sicuramente spinto da quell'odio ideologico che si respira in alcune frange artistiche del panorama occidentale. Ma qui, alle nostre latitudini, rischia di assumere un significato diverso, molto più pericoloso. E questo non può trovare giustificazione alcuna. 

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.