Fase post Covid, Graziano sgombera il campo da fraintendimenti: «Non possiamo sovvertire le regole»
Il massimo dirigente dell'Asp di Cosenza smorza le polemiche sui medici ex Usca: «Abbiamo l'obbligo di riorganizzare il servizio sanitario ma di farlo nel solco delle normative»
CORIGLIANO-ROSSANO - A meno dell’emanazione di un nuovo Stato di emergenza o di direttive diverse da quelle in essere da parte del Governo, le Usca (i “reparti speciali” che il sistema sanitario aveva messo in campo durante la pandemia per sopravvenire alle esigenze dei malati covid) non riapriranno più. La loro funzione si è ufficialmente chiusa il 30 giugno. Si passa, di fatto, a regime ordinario. E questo perché con il Covid-19, di riffa o di raffa, dovremo continuare a viverci – non si sa ancora per quanto tempo - come se fosse un virus influenzale, con i suoi “picchi” di pericolosità. Insomma, per le regole imposte dalla Stato non esiste più emergenza.
Come si farà a curare, allora, i pazienti Covid che si trovano in isolamento (spontaneo e fiduciario perché non ci sono più nemmeno le ordinanze di limitazione) e come si farà a far fronte alle file interminabili di cittadini che chiedono ancora assistenza, per paura o necessità? Molto semplice, si farà leva sui dettami del Giuramento di Ippocrate e quindi buonsenso di quei (pochi) medici del servizio sanitario pubblico: medici generici e guardie mediche perlopiù.
E questo lo ha ribadito nuovamente il Commissario dell’Asp di Cosenza, Antonello Graziano, ai margini di un’iniziativa tenutasi a Longobucco, promossa dalla Cgil e incentrata anche sulla grande questione della Sanità. «Stiamo facendo quanto è umanamente possibile – ha ribadito il massimo dirigente dell’azienda sanitaria bruzia - per cercare di mantenere quanto più equilibrato possibile il servizio sanitario che vive una ormai cronica emergenza di servizi e personale che si sono aggravati e hanno mutato esigenza durante la pandemia».
Cosa si può fare oggi per sopperire alla carenza di medici e di personale paramedico e ausiliario? «Innanzitutto – dice il Commissario - c’è una bussola su tutte che dobbiamo seguire: il rispetto delle regole. Tutte le azioni che stiamo ponendo in essere all’interno dell’Azienda e che caratterizzeranno anche i prossimi mesi saranno improntati al rigido rispetto delle leggi e delle direttive che vengono imposte dal Governo e dal Ministero della Sanità. Chi pensa – spiega meglio Graziano – che si possa andare in deroga a norme e indicazioni ministeriali sicuramente rimarrà deluso. Oggi non c’è più uno stato emergenziale e dobbiamo renderci conto di questo per intelaiare ogni eventuale discussione a riguardo».
La risposta indiretta di Antonello Graziano è sicuramente a quei medici ex Usca (unità speciali di continuità assistenziale) che nelle ultime ore hanno palesato più di qualche legittimo mal di pancia quando gli è stato comunicato che l’unica possibilità di ritornare in campo era quella delle guardie mediche. Lì dove si dovrà continuare a operare a tambur battente ma sicuramente senza la straordinarietà del servizio. Insomma, più lavoro a meno soldi e con un contratto di collaborazione continuativo, da precari.
«Non ci sono i margini oggi – ha precisato con chiarezza Graziano – per procedere all’assunzione di questo personale. Che è stato utilissimo e indispensabile nei due anni di pandemia e ai quali dovremmo essere tutti grati ma che oggi, venendo meno l’esigenza non possono essere integrati». Quindi, sedotti e abbandonati? «Non proprio – precisa ancora il massimo dirigente di via degli Alimena – perché abbiamo proposto loro dei contratti di collaborazione che comunque li tengono legati con un rapporto lavorativo all’Azienda. Oggi abbiamo una priorità - ha chiosato Graziano - che è quella di riorganizzare in maniera efficace ed efficiente la sanità sul territorio provinciale, pur sapendo che sono carenti i medici e quelli che ci sono (vedi anche la vicenda dei medici Usca) si orientano soprattutto in base a proprie esigenze. Abbiamo un obiettivo: rendere attrattivo il nostro Servizio Sanitario, dando concrete risposte ai bisogni di salute dei cittadini e puntando a limitare la mobilità passiva. Tutto questo - conclude con un input chiaro - dobbiamo farlo nel rispetto delle regole e delle disposizioni vigenti».