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Estate tribolata, una turista scrive a Stasi: «Si è dimenticato dei disabili!»

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CORIGLIANO-ROSSANO – Fa male e, sicuramente, non è bello raccontare la storia che abbiamo seguito e verificato in questi giorni. Telefonate, segnalazioni, richieste scritte. Per Gianni, cittadino di Corigliano-Rossano con un parente disabile, andare al mare resta una chimera. In una città normale dove si fanno grandi e giusti investimenti per la pulizia dell’arenile e per garantire assistenza anche sulle “spiagge libere”, succede che rimangano paurosi vuoti di servizi. Sta accadendo da qualche settimana – da quando è iniziata la stagione estiva – e succede anche in questo momento in località Fabbrica che un cittadino rimanga prigioniero della sua disabilità nella totale indifferenza delle istituzioni. E questa è una cosa aberrante e inaccettabile.

È vero, ci troviamo nella periferia della periferia, lontani dalla movida, dai centri di interesse, lontani dalle attrazioni e dai luoghi di festa e dai grandi numeri del turismo. Qui a fare da unica e incantevole cornice (e attrazione) è madre natura che in quella insenatura che conduce al faro di Capo Trionto ha messo tanto della sua benevolenza. Che però gli uomini non sanno apprezzare. È in questo luogo che nei giorni scorsi abbiamo apprezzato il gesto di alcuni turisti che con guanti, buste e rastrelli si sono messi a pulire la spiaggia (ne abbiamo parlato qui) nonostante una gara d’appalto (partita solo il 21 giugno) per la riqualificazione stagionale dell’arenile che qui (ancora) non c’è mai stata. Forse si farà a fine estate!

È in questo luogo, in contrada Fabbrica, che abbiamo raccolto la storia di Gianni e della sua famiglia. A raccontarla all’Eco dello Jonio ma anche alle Istituzioni cittadine sono stati nientemeno che i turisti, persone che arrivano sulle nostre coste per trascorrere il loro periodo di riposo.

«A malincuore anche quest’anno constatiamo che nessuna considerazione avete della contrada Fabbrica, località Fossa, territorio di Rossano, visto che non è tra le vostre priorità!

Ormai nel pieno della stagione estiva, noi abitanti di questa contrada, tra residenti e stagionali, prendiamo atto che siamo stati del tutto dimenticati». Parte da qui una lettera aperta che Luisa D’Elia, villeggiante stagionale, ha scritto al sindaco Flavio Stasi.

«L’incuria e il degrado imperano». E insieme ad esso anche quell’impotenza latente nel sopravvenire alle esigenze dei disabili. «Il caro amico Gianni – scrive Luisa nella sua lettera rivolta a Stasi - da mesi ha fatto richiesta di una passerella per l’accesso al mare di un parente diversamente abile. Attenzione, ha chiesto solo una passerella e non anche tutti i servizi accessori necessari per l’agevole fruizione dell’accesso al mare (sedie, scivoli, bagni, docce, ecc. ecc.). Ha chiesto semplicemente una passerella! Perché qui la gente semplice si accontenta di poco. Ma nonostante l’amico Gianni sia qui dallo scorso aprile, dopo richieste su richieste, colloqui su colloqui, della passerella ad oggi nemmeno l’ombra. E sia ben chiaro la passerella in una spiaggia pubblica non deve essere una gentil concessione elargita all’amico di turno ma un sacrosanto diritto di ogni singolo cittadino! Ma purtroppo come scriveva Luigi Vicinanza sull’Espresso dello scorso10 luglio, dal titolo “Non bastano i soldi del Pnrr per risollevare il Mezzogiorno” ciò che in questi territori manca è proprio la cultura dell’Efficienza

Luisa nella sua lettera ribadisce anche quel malcostume, praticato purtroppo e da tempo da tanti amministratori locali, di far passare l’ordinaria amministrazione come fase straordinaria della gestione della cosa pubblica. Ecco perché soldi spesi per servizi come le passerelle, le sedie job per i disabili ma anche l’assistenza bagnanti in spiaggia pubblica non sono affatto uno scandalo. Il vero problema è che sono sempre pochi e quei pochi vengono fatti passare per straordinario.

«Forse non è chiaro che per rendere una spiaggia, Demanio Pubblico, accessibile a persone con ridotta capacità motoria, un disabile, una mamma con il passeggino, i bambini, è necessario avere una passerella? Forse cercare di avere il rispetto di fondamentali regole civiche, come la legge 13 del 1989 (di oltre 30 anni fa) è una richiesta così “complicata”?»

Per non parlare, poi, del barbaro e incivile uso (e costume, ormai) di alcuni che utilizzano il demanio pubblico come se fosse proprietà privata, con ombrelloni che vengono piazzati sull’arenile ad inizio stagione e lasciati lì per tutto il tempo delle vacanze, nella totale indifferenza degli organi preposti al controllo. Insomma, ognuno fa quello che vuole e a salvare questo angolo di costa è solo il senso civico. Quando c’è (perché non sempre, c’è!). Magari, installare le passerelle per i disabili non al bisogno ma in più posti della costa sarebbe un segnale importante di affermazione di diritti, regole e presenza delle istituzioni. Perché, come ci ricorda ancora Luisa, «una passerella non è solo segno di inclusione e accessibilità, la passerella è vessillo di cultura ed efficienza!»

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.