Ha il covid (asintomatico) e il femore rotto: 90enne ricoverato in pneumologia. Perché?
Il Covid ormai è la principale malattia che si cura nei nostri ospedali: tutte le altre patologie passano in second'ordine. Tutta colpa di protocolli che a oltre due anni dall'inizio della pandemia non hanno più senso
CORIGLIANO-ROSSANO - Il nonnino di Mandatoriccio che il 29 aprile scorso era stato trasferito al pronto soccorso "Giannettasio" di Corigliano-Rossano con un femore rotto, dopo aver stazionato per ben 5 giorni nelle corsie del punto di primo intervento in attesa di un posto in reparto (ne avevamo parlato qui), è stato finalmente ricoverato.
Sì ma nel reparto Covid, in pneumologia. Perché?
L'anziano, al suo arrivo nel presidio sanitario, come da protocollo, era stato sottoposto a tampone antigenico per avere la certezza che fosse negativo alla Sars-Cov-2 prima del ricovero. L'esito del test, però, ha dato esito positivo e, sempre per protocollo, per lui è iniziata la fase di confinamento o - sarebbe meglio dire - della ghettizzazione. Il nonno dolorante per quel malanno alla gamba, pur essendo completamente asintomatico al covid, è stato isolato in una stanza del Pronto soccorso insieme ad altri due pazienti positivi.
Sempre i soliti protocolli, infatti, stabiliscono che i pazienti Covid vanno trattati nei reparti Covid, che oggi non sono altro che dei reparti di pneumologia.
Che ci fa un anziano con un femore rotto, ad alto rischio vita, in un reparto di pneumologia? Ce lo eravamo chiesti proprio ieri, sperando che la denuncia smuovesse gli animi. E invece nulla. Quel povero 90enne dovrà attendere - non si sa per quanti giorni ancora - prima di essere operato e trattato dalla sanità pubblica per l'unica patologia di cui richiedeva immediata assistenza: quel maledetto trauma osseo che gli da tanta noia.
Questi, però, sono i protocolli e a questi bisogna attenersi. Il tempo che nel frangente si perde prima di tentare di risolvere un problema diventa un fatto secondario. Già, perché in Italia ormai è tutto "covid-totalizzante". Ogni cosa ruota attorno al virus venuto dalla Cina. E "chissenefrega" delle altre patologie. Una vera e propria gestione in libertà, insomma, che finisce per falsare il dato reale e di sovvertire i criteri e i canoni della sanità pubblica. Non lo diciamo noi ma l'allarme, nelle settimane scorse, lo ha lanciato lo stesso virologo Matteo Bassetti sulle colonne di agi.it (leggi qui il pezzo) denunciando l'evolversi di alcune storie cliniche generate da questo modo cervellotico di gestire la pandemia in Italia.
«Nei reparti Covid, a livello ospedaliero, c'è un 40% di asintomatici e oggi avremmo 250 morti Covid e non 400, in linea con il resto resto d'Europa». Questo è quello che denunciava più di un mese fa la viro-star bassetti aggiungendo: «Se uno fa un incidente stradale ed è positivo finisce nel contenitore Covid e se per caso muore, purtroppo può avvenire, entra nel bollettino dei morti per Covid».
Bassetti, fa anche alcuni esempi. «Un signore di 83 anni, entrato al San Martino per problemi di diverticoli, piegato in due dal dolore, viene trovato positivo al tampone, finisce in area Covid e muore. Questa persona è finita nel bollettino dei morti", racconta. Non solo. Gli esempi sono diversi: «Ricordo un signore ricoverato per una frattura di femore e tampone positivo. Intervento rimandato, perché non c'era spazio in chirurgia. Il decesso è avvenuto in Pronto Soccorso per complicanze che con il Covid c'entravano zero, eppure è finito nel conteggio».
Insomma, situazioni grottesche causate da protocolli risibili che bisogna rivedere, onde evitare di piangere tante altre persone che pur venendo a contatto con questo maledetto virus moriranno di altro.