Emergenza depurazione, sarà un'altra estate da incubo? Aspettando i nuovi progetti
Stamani Occhiuto ha illustrato gli interventi e i dati della depurazione calabrese: sono allarmanti. E intanto a Corigliano-Rossano ci si chiede che fine abbia fatto il progetto stasiano di depurazione

«Se pensiamo che l’inquinamento del mare calabrese sia solo frutto del mal funzionamento dei depuratori è un errore culturale». C’è di più, molto di più nell’immenso panorama dei “nemici” del nostro patrimonio blu. Innanzitutto c’è la mano indiscriminata e criminale dell’uomo che continua a compiere crimini ambientali inenarrabili. L’analisi dei dati presentati stamani in conferenza stampa a Vibo Valentia da Silvio Greco, direttore della Stazione Zoologica Anton Dohrn, insieme al presidente della Regione, Roberto Occhiuto, è cruda quanto reale. E sembra avere uguale sorta sia sul Tirreno che sullo Jonio, sia a sud che a nord della Calabria: noi calabresi non abbiamo ancora una cultura green.
«Stiamo facendo centinaia di analisi – ha detto Greco - che ci stanno fornendo una fotografia sconcertante ed oggi abbiamo la prova provata che non è solo il sistema depurativo che non va bene ma è il sistema generale di produzione, da quella agricola a quella zootecnica, passando per le piccole officine e finendo a lavaggi e lavanderie, che non va assolutamente bene». E infatti, oltre alla carenza strutturale dei depuratori sui quali si sta lavorando, c’è tutta un’altra quantità considerevole di liquidi di risulta che andrebbero depurati prima di essere immessi nelle acque di scarico e che invece finiscono “talquale” in mare...
Non se la passano bene molte aree litoranee della Calabria ma, purtroppo, non se la passano bene nemmeno le coste di Corigliano-Rossano dove non solo sussiste un sistema depurativo dei reflui fognari vecchio, antiquato e insufficiente ma da qualche anno si sono perse anche le tracce di quello che doveva essere il grande depuratore consortile della grande città (approfondisci qui la notizia).
Uno degli obiettivi del sindaco Stasi, all’indomani della sua elezioni, era quello di rivedere quel progetto, rendere quell’investimento più adatto alle esigenze della nuova città. Una posizione legittima quella del primo cittadino, contrastata ovviamente da chi quel progetto era stato per anni a immaginarlo e a crearlo, di cui però si sono perse le tracce nella comunicazione istituzionale del Palazzo di Città.
«Abbiamo lavorato a stretto contatto con il Commissario Nazionale per l'emergenza depurazione e qualche mese fa abbiamo ottenuto l'avvio di un progetto da 36 milioni di euro per il completamento della rete fognaria e l'adeguamento di tutti gli impianti di depurazione. Si tratta dell'intervento strutturale che serve, e l'iter di questo progetto è attualmente in corso». Questo è quello che scriveva il sindaco Stasi il 27 gennaio del 2021 all’indomani del sequestro del depuratore Seggio-Amica (approfondisci la notizia).
A distanza di 16 mesi da quelle dichiarazioni e di due anni dall’avvio della nuova progettazione in tanti si chiedono che fine abbia fatto quel progetto stasiano per una nuova depurazione delle acque.
Il problema è che a Corigliano-Rossano così come nel resto della Calabria di mare inquinato se ne parla solo nei mesi di luglio e agosto, quando si palesa l’emergenza con i bagnanti in mare. Per tutto il resto dell’anno la questione rimane silente. E questo è un dato oggettivo. C’è poi la Regione che dal canto suo, invece, quest’anno ha iniziato un’operazione preventiva già dal novembre scorso, avviando una serie di progetti e pianificazioni per intervenire e dare sostegno ai comuni sulla manutenzione degli impianti di depurazione.
«Qualche tempo fa – ha ricordato proprio il governatore Occhiuto a Vibo Valentia - ho emesso un'ordinanza occupandomi dello smaltimento dei fanghi di depurazione in sostituzione e in danno dei comuni. Questo perché, appena insediato ho scaricato i dati del'Ispra. Ho visto che la Puglia depurava 300 mila tonnellate di fanghi all'anno - ho pensato allora che la Calabria, essendo metà della Puglia dovrebbe depurarne almeno 150 mila tonnellate. Invece ne depurava solo 35 mila. Questo significa che tutto il resto andava a mare o comunque non passava per il sistema di depurazione. Insieme alla stazione Anton Dohrn (che in Calabria ha sede ad Amendolara, ndr) abbiamo avviato una fase di monitoraggio e abbiamo scoperto che nelle vasche di depurazione c'erano fanghi sedimentati da anni (parliamo di centinaia di tonnellate)» ha ricordato Occhiutto, aggiungendo: «Abbiamo stanziato risorse importanti sia per la depurazione dei fanghi che per assistere i comuni nell'attività di sostituzione delle pompe di sollevamento, perché anche questo è un tema, perché ci sono pompe di sollevamento che non hanno mai funzionato nel corso degli anni e che dunque non portano negli impianti di depurazione ciò che invece andrebbe portato».
Insomma, se è vero che in Calabria manca ancora tra la gente una cultura green, ecologista e rispettosa dell’ecosistema è altrettanto vero che esistono, in più parti, esempi eclatanti di insipienza della pubblica amministrazione che in quanto a depurazione si è sempre trovata nel più totale imbarazzo.