C’è chi dice “sì” alla Ferrero: la nutella sarà composta per il 75% da nocciole made in Calabria
È il progetto di “Progetto Nocciola Italia” di Ferrero a cui hanno preso parte 75 produttori di “Calabria in guscio”. Più di 500 ettari di noccioleti impiantati entro il 2025
CALABRIA – Nocciola sì. Nocciola no. Nemmeno un mese fa, davamo la notizia del ferreo “no” dei produttori calabresi nei confronti della grande distribuzione, in particolare della Ferrero (Non ci sarà una Nutella made in Calabria. I produttori dicono no alla grande distribuzione).
Ma c’è chi dice “sì”. I primi 100 ettari di noccioleti sono stati già impiantati, altri 400 lo saranno entro il 2025. Prosegue spedito, in Calabria, il “Progetto Nocciola Italia” di Ferrero. Infatti, la multinazionale ha firmato un contratto con 75 produttori locali (prevalentemente della Calabria nord e del catanzarese), di “Calabria in guscio” con l’obiettivo di produrre una nocciola di altissima qualità, creando una filiera sostenibile italiana a supporto di tutto il comparto agricolo.
Il contratto è stato firmato nel 2019. Mario Caligiuri, presidente di “Kalnut”, società capofila della rete: «Noi siamo la settima regione ad aver perfezionato il contratto di filiera con Ferrero per la realizzazione di nuovi impianti di nocciola con delle varietà idonee alla trasformazione industriale che sono più produttive in termini di resa per ettaro. Sono varietà tipiche del sud Italia, dalla giffone alla romana e al noccione. La stima per il 2024 sarà intorno a 300 quintali di nocciola annui con la prospettiva di arrivare a 15 mila quintali nell’arco di 10 anni a regime».
A beneficiarne di questa grande e proficua collaborazione, saranno i prodotti più iconici del gruppo alimentare, dal Ferrero Rocher alla Nutella. «Fare una rete di impresa - continua Caligiuri - significa stipulare un accordo di collaborazione tra imprese con un contratto di rete. È un modello di business alternativo che lascia autonomia soggettiva a ciascuna impresa della rete, meno burocratico di altre forme d’aggregazione. Stiamo lavorando per estendere le adesioni, altri produttori stanno condividendo il progetto».
«Finora - dice ancora Caligiuri - abbiamo lavorato con risorse nostre, senza alcun incentivo, recuperando terreni abbandonati. Il covid ha fatto scoprire il ritorno alla terra a tante persone che avevano terreni incolti. La nocciola è una coltura facile che, però, ha bisogno di essere curata, che occupa manodopera e incentiva l’indotto». Nei primi cento ettari coltivati operano già 50 addetti, ma il futuro promette altri numeri. «A regime avremo 150 persone impegnate. Noi non faremo la trasformazione, ma una prima lavorazione. Ci sarà uno staff tecnico di 10 persone per questa prima fase oltre alle 150 addette alla cura dei noccioleti. Svilupperemo una produzione lorda vendibile di 4,5-5 milioni. Il contratto è indicizzato per prevenire i contraccolpi dell’inflazione. A regime avremo una rendita di guadagno netto di 5mila euro per ettaro».
Dopo il primo stoccaggio e la prima pulizia delle nocciole sarà Ferrero a farsi carico della trasformazione. Il 75% della produzione sarà, dunque, esportato dalla Calabria, la quota rimanente sarà utilizzata nella regione in laboratori per la trasformazione realizzati da imprenditori locali con un incremento ulteriore dell’occupazione. «Tutto ciò - conclude Caligiuri - è stato possibile grazie ad un gruppo di giovani e liberi imprenditori e professionisti che hanno creduto nel progetto e nella corilicoltura, spendendosi in forma di volontariato e facendo leva soltanto sulle proprie risorse economiche».