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Longobucco, un anno senza guardia medica: tra promesse (disattese) e (flebili) speranze

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LONGOBUCCO – È trascorso esattamente un anno da quando il distretto Jonio dell’Asp di Cosenza decise di chiudere, dalla sera alla mattina e con il freddo calcolo dei numeri del personale, la guardia medica di Longobucco. Da allora, si sono ripetute tante promesse e impegni da parte dei vertici dell’Azienda sanitaria ma di concreto, in realtà, non si è palesato nulla. Anzi, la situazione del servizio sanitario nell’entroterra della Sila Greca è andato ogni giorno peggiorando, non solo con la soppressione delle specialistiche afferenti alla medicina territoriale ma anche con l’ormai carenza cronica di medici di base che rifiutano di essere assegnati nei paesi dell’entroterra.

È così che piccoli centri come Longobucco già vessati da croniche carenze infrastrutturali (si pensi che nei centri dell’entroterra non ci sono più nemmeno rifornimenti di carburante!) ora rischiano il totale abbandono e spopolamento per la mancanza dei servizi essenziali. E questo, perché, prestazioni essenziali come quelle sanitarie continuano ad essere aggrappata alle liturgie dei “faremo”. Che un tempo era solo ed esclusivamente ad appannaggio della politica ma che negli ultimi anni pare essere diventata prerogativa anche e soprattutto della burocrazia. E la vicenda della soppressione della guardia medica longobucchese è emblematica di questo stato delle cose.

 «Negli ultimi tempi, invece dì rafforzarsi, Longobucco ha perso diversi servizi sanitari» dice rammaricato il segretario cittadino della Cgil, Tonino Baratta, snocciolando come un rosario tutti gli scippi: guardia medica e non solo, la figura del cardiologo, del geriatra, dell’ortopedico e così via. «Servizi – dice - conquistati nel tempo con la lotta dei pensionati e dei cittadini. Ad esempio oggi la guardia medica è stata chiusa per mancanza di medici e perché quei pochi medici che ci sono non vogliono venire a Longobucco. Si aggiunge, inoltre, che negli ultimi due anni sono andati in pensione due medici di famiglia, mai sostituiti, e se ne aggiungerà un altro a luglio pronto ad andare in quiescenza». Una condizione assurda, inammissibile, in quanto la sanità è il servizio essenziale per eccellenza. Eppure a questo stato di fatto sembrano non esserci soluzioni se non speranze.

«Antonello Graziano, direttore del distretto dell’area ionica – prosegue Baratta - ci ha rassicurato. Speriamo però che alle parole seguano i fatti». Anche perché è da un anno che nell’affaire sanitario longobucchese si va avanti tra spallucce e sorrisi poco rincuoranti. E questo lo sa bene il sindacalista Baratta che, infatti, avverte: «Se non stiamo attenti rischiamo di perdere una grande possibilità di realizzare un progetto di ristrutturazione o di costruzione di una nuova struttura sanitaria prevista nel Piano nazionale di ripresa e resilienza e i finanziamenti per la nostra Regione, occasione che non possiamo perdere per nessun motivo. Per questo – conclude - intendiamo proporre una iniziativa che coinvolga tutte le forze politiche e le istituzionali del territorio».

 

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.