Il comizio di Greco a Lauropoli: «Abbassare le tasse eliminando sprechi e favoritismi»
Ecco i punti salienti del discorso tenuto da candidato al consiglio comunale con Patto Civico

CASSANO JONO - Pubblichiamo di seguito l'intervento di Ivan Greco, giovane imprenditore locale e candidato al consiglio comunale con Patto Civico, durante il comizio tenuto a Lauropoli.
Greco ha iniziato presentandosi: «Io sono Ivan Greco. Provengo da una famiglia umile di Cassano e non ho 200 o 300 voti garantiti da parenti o grosse aziende alle spalle. Sono un ragazzo che si è fatto da solo. Ogni cosa nella mia vita me la sono sudata, facendo sacrifici, lavorando, studiando e impegnandomi ogni giorno». Ha poi spiegato le motivazioni della sua candidatura: «Ho scelto di candidarmi perché ho un forte senso di appartenenza a questa terra. Non me ne sono mai andato, e mai vorrò andarmene».
Il lavoro è stato uno dei temi affrontati. «Negli ultimi tempi abbiamo sentito parlare tanto dei finanziamenti del PNRR. Belle le strade, bella Cassano sistemata e pulita. Ma cosa ce ne facciamo di una città esteticamente ordinata, se in tantissime case c'è gente che non riesce a mettere nemmeno un pasto caldo in tavola? È vero che c'è tanta povertà nel nostro paese. Lo vediamo dalle continue richieste di pacchi alimentari. Ma dall'altro lato politico, questo pacco viene addirittura vantato come un successo. Nessuno si rende conto che alle stesse famiglie a cui viene dato il pacco, poi arriva il colpo di grazia con tasse abnormi. Con una mano si dà il pacco, con l'altra si toglie tutto il resto. È inaccettabile. È una presa in giro. È un insulto alla dignità delle famiglie che vivono questo disagio».
Da qui la proposta: «Come previsto dal programma del nostro candidato a sindaco, rafforzeremo il pacco con delle social card. Le famiglie potranno così fare la spesa nelle attività locali, le stesse che da anni sono messe spalle al muro per il poco lavoro e per il peso delle tasse. E quelle stesse attività, con un po' di respiro, avranno bisogno di nuovi dipendenti. È lì che dobbiamo intervenire: incentivare le assunzioni. Dobbiamo fare in modo che le persone che oggi richiedono il pacco, domani possano trovare un lavoro, ritrovare la loro dignità». Il discorso è poi passato alla pressione fiscale: «A Cassano l'IRPEF è tassata allo 0,8% per tutti, poveri e ricchi allo stesso modo. È una delle aliquote più alte che si possono applicare. Questo sistema non è equo. Chi ha un reddito bassissimo non può pagare quanto chi guadagna dieci volte in più. Un'altra tassa che ci sta strozzando è la TARI. Le attività commerciali pagano 17 euro al metro quadro. Una cifra insostenibile. Per ortofrutta, mini market, pizzerie... è una condanna. E in più, abbiamo una discarica nel nostro territorio. In gran parte dei comuni italiani con una discarica, i cittadini ricevono uno sconto sulla TARI, come forma di compensazione per i disagi ambientali. Qui da noi no. Nessun riconoscimento, nessun vantaggio. È assurdo».
Poi ha rilanciato con una proposta: «Incentiviamo l'uso dei composter, sia a livello domestico che professionale. Cassano è piena di campagne e aziende agricole. Tutto quell'umido può diventare risorsa, non rifiuto. Se si riduce la spazzatura, si riduce anche la tassa. È semplice. Le famiglie pagano una TARI esagerata. E anche quando sono arrabbiate, non lo dicono. Perché hanno paura. Il Documento Unico di Programmazione ricorda che Cassano è nel cuore della Piana di Sibari, una delle più fertili d'Italia. La nostra economia si basa su agricoltura e turismo. Ma come possiamo davvero sviluppare questi settori se continuiamo a strangolare chi lavora con tasse così alte? Se non diamo respiro alle imprese? È lì che dobbiamo agire, è lì che dobbiamo investire. Tutto questo si può fare. Basta eliminare gli sprechi e i favoritismi. Basta usare i soldi pubblici per aiutare pochi, invece che tutta la comunità. Noi siamo di destra. E la destra ha sempre aiutato chi lavora. Voglio che in futuro i miei figli, come me, possano vantarsi di essere Cassanese. Perché per me la politica non è uno scherzo, non è una gara a chi riceve più favori o si riempie le tasche. Sono anni che seguo i consigli comunali, e la maggior parte delle volte i consiglieri non si esprimono. Sono lì solo a scaldare la sedia in attesa di un contentino. Non può essere solo il sindaco a farsi carico di tutto il lavoro. Il consigliere – e spero anche io a breve – deve studiare dal primo giorno in cui decide di candidarsi, durante la campagna elettorale e soprattutto durante il mandato»