Chi pensa a viadotti e gallerie abbandoni per sempre il sogno di una nuova Statale 106
La parola d’ordine, oggi e per i prossimi anni, è “Sostenibilità”. Ed è questo il claim con il quale lo Stato declina le nuove opere infrastrutturali. La nuova Sibari-Co-Ro rispetta tutti questi standard previsti anche nelle linee guida del PSA
CORIGLIANO-ROSSANO – Se qualcuno sogna ancora di poter vedere una strada a 4 corsie, una nuova Statale 106 che sfreccia solitaria tra colline, attraversando alture e sorvolando fiumare e torrenti, rimarrà profondamente deluso. Quella strada non la vedrà mai. Il motivo è semplicissimo. La parola d’ordine e imperativa per tutti imposta dalla Unione Europea e recepita da tutti gli Stati membri, e quindi anche dai suoi Enti di gestione e programmazione, è una soltanto: sostenibilità. Mai più opere pubbliche costruite come cattedrali nel deserto ma soprattutto mai più opere che sfregino l’ecosistema e l’ambiente.
Al loro posto strade smart e che rispondano ad un reale concetto di utilità.
Tornando al tanto discusso tracciato della Sibari-Co-Ro, sul quale – a dire la verità – in questi mesi si sono innescate tante polemiche (alcune di queste assurde e risibili), appare ormai ovvio il tramonto, nel concetto oltre che nei fatti, di quello che fu il progetto del Megalotto 8. Ammesso che tale progetto venisse ripescato, per una qualsiasi volontà, nel confronto con il nuovo tracciato 2021 non reggerebbe ad alcun confronto con gli standard realizzativi attuali. E questo perché, lo dicevamo nei giorni scorsi, sono cambiate le regole del gioco.
Parlavamo del concetto di sostenibilità. Un claim declinato per eseguire ogni azione di governo, anche la realizzazione delle strade. Scrive Anas nel suo report di fine anno: «La sostenibilità è un processo di miglioramento continuo che garantisce risultati duraturi nel tempo e consente di raggiungere gli obiettivi di un armonico sviluppo infrastrutturale del Paese, rispondente pienamente alle esigenze fondamentali di un basso impatto ambientale e di un forte coinvolgimento delle comunità territoriali».
Un messaggio forte e chiaro anche a chi ha bollato il nuovo tracciato della Sibari-Co-Ro come un “contentino colonialista al territorio della Sibaritide”. È evidente che non è così. Piuttosto si tratta di un’esigenza impellente, un’urgenza – quella di ammodernare la Statale 106 – che non è solo per chi vive in questo lembo d’Italia ma anche per chi questa strada la gestisce. Realizzare una nuova 4 corsie, secondo i canoni della sostenibilità, conviene a tutti. Anche ad Anas e allo Stato.
Certo, questo non significa che non saranno realizzati più ponti e gallerie. Ma lo si farà solo dove è strettamente necessario.
Ritornando alla Sibari-Co-Ro e alle leggende metropolitane che gravitano attorno ad essa, il tracciato del 2021 è perfettamente compatibile con le linee guida del Piano Strutturale Associato (PSA) della Sibaritide, anch’esso studiato ed elaborato su criteri di sostenibilità diametralmente opposti al passato.
Cosa significa? Semplicemente, chi sta raccontando che quei futuribili 25km a doppia carreggiata compresi tra la SS534 ed il torrente Coserie inficerebbero lo sviluppo urbanistico della città evidentemente non sa di cosa parla. Già perché quella strada (larga appena 35 metri e alta in media 2,5 metri) passerebbe in luoghi in cui non si potrebbe realizzare null’altro.
Ecco perché il tracciato proposto risulta essere il migliore di quelli fino ad oggi proposti in un concetto più ampio che, tra l’altro, trova pieno conforto nei dati di traffico a supporto di una maggiore funzionalità dei luoghi strategici produttivi della città: le due aree industriali, porto, i due scali, il nuovo ospedale della Sibaritide, zona costiera.
Discorso a parte per i centri storici che, apparentemente rimarrebbero distanti dal nuovo tracciato (ad ogni modo non più distanti dell’attuale sede della Statale 106 e dai suoi svincoli, differentemente dai precedenti progetti che avevano svincoli in luoghi improbabili), ma una volta creata una mobilità di flusso più veloce e moderna, sicuramente non sarà un problema trasferire i turisti dallo scalo verso le città antiche. Del resto Assisi, Capalbio, Gaeta, Montecassino, Montecatini, Fiuggi, Alberobello, Erice e tantissimi altri borghi d’eccellenza del nostro Paese non hanno autostrade o superstrade a 4 corsie che le circonvallano.
Insomma, si chiude un anno che ci ha dato una nuova speranza, un buon proposito. Se ne apre un altro che sarà quello delle decisioni irrevocabili. Una su tutte, sulla nuova Statale 106. Il 2022 sarà l’anno in cui bisognerà completare tutto l’iter burocratico di questa nuova strada, che non è lunghissimo (grazie ai tempi e alle deroghe commissariali) ma nemmeno semplice da portare a compimento. L’auspicio è che le sirene del dissenso istituzionale locale, che a dire la verità hanno poche fondamenta se non quelle delle rivendicazioni personali e politiche, lascino spazio ad una proposta collaborativa tra istituzioni. Ricordando che, ad oggi, sia Governo che Regione Calabria sono in linea e predisposte a garantire a questo territorio, alla terza città della Calabria, un’infrastruttura stradale degna di questo nome. Lo si deve, innanzitutto, alle decine di giovani vite che si sono spezzate sulla Statale 106, lungo la strada della morte.