Il disordine del 118: ambulanze che viaggiano solo con gli autisti mentre i medici restano a terra
L’organizzazione della rete di emergenza/urgenza è ormai prioritaria. Gli operatori: «la gestione degli interventi nella Sibaritide avviene senza alcun senso logico»
CORIGLIANO-ROSSANO – L’emergenza covid nella Sibaritide è ritornata a bussare agli ospedali comprensoriali, che come sempre rimangono pochi e male attrezzati. Non sono bastate 3 violente ondate pandemiche per destare chi di dovere a potenziare il servizio sanitario ospedaliero e territoriale nella Calabria del nord-est. Qui si continua ad essere in affanno e le cose vanno sempre peggio.
Negli ultimi tempi ad aggravare ancora di più la condizione precaria e già deficitaria degli ospedali spoke di Corigliano-Rossano, dove si fanno salti mortali per garantire assistenza, si ci è messa anche l’organizzazione della rete di emergenza/urgenza. «Che fa acqua da tutte le parti» ci confessano alcuni operatori sanitari.
E questo perché da qualche tempo pare che «chi gestisce da Cosenza la centrale del 118 non abbia più cognizione di come sia fatto il nostro territorio». E questi “vuoti” si paleserebbero soprattutto nelle indicazioni sulle modalità di intervento e sui tempi di percorrenza all’interno del territorio. Se a questo, poi, si aggiunge un’atavica carenza di mezzi e uomini, il dramma dei disagi si amplifica e diventa asfissiante.
«È successo nei giorni scorsi – raccontano alcuni operatori delle prime linee che preferiscono rimanere nell’anonimato ma che ci hanno raccontato situazione realmente accadute e verificate – che nell’insorgere contemporaneamente due emergenza sul territorio, una a Corigliano e l’altra a Mirto, siano state inviate le due ambulanza del 118 di Corigliano-Rossano. Già questo – precisano – è un evento più unico che raro». Solo che sull’incidente di Mirto è andata l’ambulanza di Corigliano mentre su Corigliano scalo è stata dirottata quella di Rossano. Perché? «Questo non ha fatto altro che dilatare a dismisura i tempi di intervento». Tra l’altro avvenuti entrambi senza medico a bordo.
Così come oggi pomeriggio è stato disposto il trasferimento di un malato Covid dall’ospedale “Giannettasio” al centro hub di Cosenza. Per questo particolare tipo di intervento occorreva solo l’utilizzo dell’automedica con l’autista. È stata, così, utilizzata l’ambulanza del 118 che è rimasta fuori per 3 ore lasciando a terra sia il medico che l’infermiere senza la possibilità che questi potessero operare o intervenire. Anzi, nella scongiurata ipotesi di un’attività in codice rosso (come poteva essere un incidente), l’ambulanza a supporto, nel caso non fosse stata medicalizzata (e la stragrande maggioranza di esse non sono medicalizzate), sarebbe dovuta prima passare dal centro Suem di Rossano a prendere i sanitari per poi recarsi sul posto dell’accaduto.
Ci si chiede, allora, come mai «per trasferire un paziente non vengano utilizzate le ambulanze ordinarie, in dotazione agli ospedali (Corigliano-Rossano ne ha una nuova di zecca donatagli nei mesi scorsi dal Comune con il contributo di tanti donatori), oppure non vengano attivate in questo caso le ambulanze in convenzione invece di “sprecare” le pochissime auto del 118».
Questi sono i dogmi della sanità calabrese a cui nessuno riesce a dare una risposta.