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Scoperto il mistero delle tende ProCiv: sono una discarica di “accessori contaminati”

2 minuti di lettura

CORIGLIANO-ROSSANO – Se fosse un post di facebook inizierebbe così: “Breve storia triste…” Quella delle arcinote e tanto discusse tende pre-triage installate dalla Protezione civile nell’aprile 2020 con l’avvento della prima ondata Covid.

Non sono mai entrate in funzione per la loro funzione: quella di fare da filtro agli accessi al Pronto soccorso per evitare che la struttura ospedaliera diventasse una pericolosissima zona grigia per i contagi da Sars-Cov-2.

La storia ci ha raccontato come sono andate le cose negli ospedali di Corigliano-Rossano. E non solo per colpa delle tende che non hanno funzionato ma per tutto un apparato sanitario che ha fatto acqua da tutte le parti.

Ricordate le porte dei corridoi sigillati alla meno-peggio con lo scotch o con le sedie a fare da incastro sulle serrature? Ricordate i pazienti covid che venivano trasportati negli ascensori comuni? Ricordate del percorso covid che attraversava l’intero ospedale senza alcuna precauzione? (Per non dimenticare vi proponiamo in basso all’articolo una rassegna di titoli di nostri articoli pubblicati nei mesi scorsi).

Dicevamo, della “breve storia triste” che ha interessato le famigerate tende della ProCiv. Il loro destino è stato quello dei più bastardi. Dacché dovevano essere un luogo fondamentale per gestire gli accessi Covid in ospedale si sono ritrovate ad essere, alla fine dei loro giorni (ormai si spera) delle discariche. Da settimane, infatti, tutti gli ambulanzieri delle automediche pubbliche e private che fanno servizio per il 118 Suem utilizzano la tenda come spogliatoio esterno dove svestirsi delle tute TNT, quelle che vengono utilizzate per rimanere incontaminati da potenziali pazienti infetti.

 Indumenti che, a loro volta, potrebbero essere contaminati perché venuti a contatto diretto con persone contagiate dal maledetto Covid-19.

Sono tutte ammucchiate lì dentro. Sono più di una ventina, stanno lì in attesa che vengano smaltite per come, invece, prevedono le rigide norme. In realtà c’è poco da stare allegri o fare ironia sull’argomento. Il fatto è serio. Anche perché secondo la procedura di smaltimento quelle tute rappresentano un vero pericolo per la salute pubblica, specie nei pressi di un ospedale.

Possibile che non se ne sia accorto nessuno? Nemmeno il management ospedaliero?

Cosa dice la norma? Questi rifiuti sanitari sono individuati dalle voci 180103* del Catalogo Europeo dei Rifiuti, che comprendono tutte le tipologie di rifiuti sanitari pericolosi per via del rischio infettivo. La raccolta dei rifiuti pericolosi a rischio infettivo dovrebbe avvenire in appositi contenitori, i quali andrebbero collocati in posizione idonea, facilmente accessibili, nelle immediate vicinanze del luogo di effettiva produzione dei rifiuti. E questa regola vale sia per i rifiuti infetti che per quelli potenzialmente infetti.

È evidente che ci troviamo difronte ad una situazione di rischio massimo di cui, però, sembra non fregare a nessuno. Un suggerimento: almeno sull'ingresso delle tende mettete una scritta "contengono rifiuti pericolosi"

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Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.