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Contro l’emergenza incendi la soluzione è il pascolo spinto

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CORIGLIANO-ROSSANO – E se fossero le mucche, i cavalli, le pecore e le capre il migliore e più importante antidoto per prevenire gli incendi? Gli Americani della Cooperative Extension dell’Università della California hanno studiato il fenomeno degli incendi dal 1979 al 2013 e hanno scoperto che l’incremento dei fuochi nei grandi boschi delle regioni dell’ovest era inversamente proporzionale alla diminuzione dei pascoli. Insomma meno mucche, cavalli e bestie da fattoria in giro per boschi e praterie, più incendi.

Ecco perché allora è opportuno ritornare alle origini. Meno allevamenti intensivi in stalle diventate ipertecnologiche e più allevamenti allo stato brado. Non è un caso che anche quest’estate, la grave piaga degli incendi che ha devastato la nostra Calabria ha lasciato incolumi quei terreni in cui ancora il pascolo viene effettuato in forme originarie pastorali. E questo perché i boschi con il continuo lavoro di pulizia fatto dalle bestie sono rimasti puliti. Ovviamente non è una regola – sia chiaro – ma i dati sono più confortanti con questo sistema antico e originale.

Infatti, l’innesco e l’evoluzione degli incendi segue un percorso più o meno standard: la fiammella – spiega bioecogeo.it - prende prima i residui secchi della vegetazione erbacea, poi passa agli arbusti, quindi alla parte basale della chioma delle formazioni forestali, fino all’intera chioma e alla sopra-chioma. Per un controllo preventivo degli incendi è quindi necessario eliminare o ridurre l’esca costituita da biomasse vegetali erbacee o arbustive disidratate e quindi di rapida e facile combustione.

Chi sono i migliori eliminatori di queste biomasse vegetali? Ovviamente le bestie da pascolo: mucche, capre, pecore, cavalli e anche gli asini.

Ed è proprio l’abbandono delle attività agro-pastorali e conseguente riduzione del patrimonio zootecnico in vaste aree del territorio nazionale ha contribuito a far crescere di parecchio il quantitativo di residui secchi di biomassa.

Cosa fare, dunque? Una soluzione sarebbe il rilancio dell’allevamento nelle aree a rischio ed il contributo del bestiame al pascolo può portare alla riduzione delle biomasse che fanno da esca per i roghi estivi.

Nel territorio della Sila Greca e del Pollino ci sono tante e positive realtà che ancora praticano l'attività pastorale, giusto prendere esempio da queste, aiutarle, sostenerle e contribuire a insediarne delle altre. 

 

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.