Stasi sulla vertenza Tis: «I sindaci vogliono stabilizzare tutti, altri vogliono morti e feriti»
«Siamo di fronte ad un fatto che resterà nella storia per illogicità: risorse a tempo determinato per contratti a tempo indeterminato. La soluzione prospettata (o propinata) ai Comuni rasenta la follia amministrativa e finanziaria»

CORIGLIANO-ROSSANO - «Un folto gruppo di Sindaci, relativamente alla ennesima comunicazione della Regione Calabria rispetto alla presunta procedura per la stabilizzazione dei TIS, sta rispondendo con una comunicazione formale condivisa con la quale si torna ad elencare le criticità che la rendono insostenibile, richiamando l'esigenza di un tavolo unitario per affrontare in maniera concreta la questione. Siamo, a mio avviso, di fronte ad un fatto che resterà nella storia per illogicità: risorse a tempo determinato per contratti a tempo indeterminato». Così in una nota il sindaco della città di Corigliano-Rossano, Flavio Stasi.
«La creazione di bacini di precariato - osserva Stasi - è frutto di una politica sociale d'emergenza della Regione (non dei Comuni), trasversale, orfana di una vera programmazione e funzionale a logiche elettorali, ma la soluzione prospettata – o propinata – ai Comuni rasenta la follia amministrativa e finanziaria. La confusione è tale che si è chiesto ai Comuni di produrre una delibera di giunta, che richiede quindi parere di regolarità contabile e dell'organo di revisione, sulla scorta di una semplice lettera, senza un decreto dirigenziale utile a formalizzare entità e natura delle risorse a disposizione. A parte, però, le questioni squisitamente tecniche, c'è un contesto politico che risulta lampante».
«La Regione Calabria intende svuotare il bacino di precariato che ha creato, scaricandone i costi sui Comuni. Costi economici in caso di stabilizzazione, costi sociali (e politici) in caso di mancata stabilizzazione. E del resto dal percorso emerge un altro dato, lampante: i Sindaci - di qualsiasi colore - sono gli unici che stanno conducendo una battaglia quotidiana per stabilizzare tutti i tirocinanti, in perfetta solitudine. Gli altri soggetti, istituzionali e sociali, non stanno facendo altro che avallare un percorso discriminatorio, parziale, di dubbia legittimità, privo di meritocrazia e giustizia sociale. Un percorso di "morti e feriti" come è stato definito, onestamente, dall'Assessore Calabrese».
«Di tutto questo oggi, probabilmente, gran parte delle vittime di questo percorso, ovvero i tirocinanti, non sono pienamente consapevoli, ed emergerà con chiarezza quando saranno espletate le procedure dai Centri per l'Impiego, vincolate a parametri reddituali e non professionali, ovvero troppo tardi. Continueremo, insieme a tanti altri colleghi, questa battaglia fino alla fine, non per assistenzialismo ma per giustizia e perché agli errori del passato vorremmo ovviare con rimedi, non con altri errori. Del resto, anche alla luce delle ultime note stampa, tutto questo diverrebbe certamente sostenibile ed equo se il Governo Centrale - al netto di valutazioni rispetto al bilancio ed alla programmazione regionale che in maniera piuttosto surreale non sono mai chiamate in causa - garantisse nella prossima manovra finanziaria (magari anticipata da un provvedimento), un piccolissimo sforzo rafforzando il contributo storicizzato attualmente fissato a 5 milioni».
«Parliamo di cifre che, nell'ambito dei bilanci dello Stato, pesano per percentuali irrisorie e che quindi, anche alla luce delle recenti nomine di sottogoverno, storicamente sensibili a tali tematiche, siamo certi saranno garantite. Serve più equilibrio, meno propaganda e meno strumentalità, assodando che chiunque ponga i Sindaci di fronte alla scelta tra disastro sociale o dissesto finanziario sia certamente strumentale ed irresponsabile» conclude.