Povertà e 2020: senza la Caritas e la Chiesa un'ecatombe sociale. A Corigliano-Rossano +40% di nuove famiglie che hanno chiesto aiuto
Numeri drammatici quelli che vengono fuori analizzando i numeri della Caritas diocesana. La verità è che esiste un sottobosco di povertà sempre maggiore
CORIGLIANO-ROSSANO - «Sono povera gente che abitano le situazioni della vita e che spesso è garbatamente vestita». Questo viaggio di fine anno nelle pieghe della povertà nella Sibaritide, nell’Annus horribilis della pandemia da Covid-19, inizia con le parole di Monsignor Giuseppe Satriano.
Era il 31 ottobre quando il pastore della Diocesi di Rossano-Cariati annunciava il suo addio al suolo bizantino per accettare l’incarico vescovile a Bari. Satriano ricordò il lavoro fatto dalla Caritas, un impegno quotidiano che dona sollievo a situazioni di disagio e precarietà.
«Il Covid-19 ha intaccato l’aspetto sociale di tantissime famiglie della nostra comunità. Il virus – dichiara don Stefano Aita, responsabile della Caritas diocesana – ha fatto emergere ancora più chiaramente una situazione che già conoscevamo. Stanno venendo fuori tutti i punti deboli della nostra società».
Stando agli ultimi numeri pubblicati dalla Caritas territoriale, dal 14 marzo al 13 aprile (fase più acuta dell’emergenza sanitaria in Calabria) si è messo in evidenza che dei 607 interventi effettuati si è assisto ad un’impennata del 39.5% di nuovi assistiti. Un numero enorme di famiglie che chiedono aiuto, soprattutto alimentare, per due motivi principali: una posizione lavorativa non regolare e il prolungamento dello stallo dovuto al lockdown.
«La Caritas diocesana in tutta questa emergenza non si è risparmiata. Dall’inizio della pandemia – svela – le richieste di assistenza sono aumentate del 30-40%. Basti pensare che tra Corigliano-Rossano, Crosia e Cariati distribuiamo ben 200 pasti al giorno».
A patire di più in questo tsunami che si è scagliato sulla nostra società sono i due centri storici di Corigliano e Rossano, seguito a ruota dal centro marinaro di Schiavonea. In chiusura ancora una volta, ricordando quella conferenza nell’arcivescovado, le parole di monsignor Giuseppe Satriano: «Se non ci fosse la Chiesa in questo territorio la situazione sarebbe stata più grave». Proprio così.