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L’Odissea dei positivi Covid-19: «Dopo il tampone mi hanno abbandonato in casa. Prigioniero da un mese»

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CORIGLIANO-ROSSANO - «Ho scoperto di essere positivo al Covid-19 dopo 18 giorni dai primi sintomi». Una storia di ritardi e di rincorse è quella che ci siamo trovati di fronte dopo la denuncia di un ragazzo di Corigliano-Rossano che studia all’Università della Calabria. «Ho iniziato a sentirmi male intorno al 2 ottobre: dolori fortissimi alle ossa e ai muscoli, raffreddore, tosse e febbre molto leggera. Un mio amico, poco prima, aveva fatto il tampone ed era risultato positivo, capii che qualcosa non andava e decisi di richiedere il test».

Qui iniziano i problemi, perché il tampone lo farà esattamente dieci giorni dopo. «Appena dopo la comparsa dei primi sintomi – ci fa sapere – decido autonomamente di isolarmi in camera mia, ma, con il senno del poi, sarei potuto uscire con il rischio di infettare chiunque».

Ebbene sì, perché una delle falle è appellarsi solamente ai valori dei singoli. Il tutto senza alcun supporto o consigli sulle azioni da compiere. «Alla fine, sono riusciti a processare il tampone. Il problema è che ho dovuto aspettare altri 10 giorni per sapere i risultati. Dato che ero barricato in camera da quasi venti giorni decisi di chiamare all’Asp di Cosenza convinto di ricevere l’ufficialità della mia negatività, ma qui arriva la sorpresa: “Signore, lei è positivo. L’avremmo chiamata in questi giorni”».

Una storia assurda che è lo specchio di un sistema che fa acqua da tutte le parti, di un virus che – con ogni probabilità – se fosse stato controllato con i sistemi che abbiamo in dote dalla moderna tecnologia avrebbe causato molti meno danni. Purtroppo anche da altre zone d’Italia il panorama non sembra cambiare.

 «Il bello – ci lascia con questo epilogo – è che ancora non posso tornare alla vita di tutti i giorni. Posso assicurare che non è facile tenere mentalmente, lo sconforto è tanto. Pochi giorni fa ho effettuato il secondo tampone per sapere se mi sono “negativizzato” o meno, ma, da quello che mi hanno riferito, ci sono delle code robuste nei processi in laboratorio. Intanto, è passato un mese».

Josef Platarota
Autore: Josef Platarota

Nasce nel 1988 a Cariati. Metà calovetese e metà rossanese, consegue la laurea in Storia e Scienze Storiche all’Università della Calabria. Entra nel mondo del giornalismo nel 2010 seguendo la Rossanese e ha un sogno: scrivere della sua promozione in Serie C. Malgrado tutto, ci crede ancora. Ha scritto per Calabria Ora, Il Garantista, Cronache delle Calabrie, Inter-News, Il Gazzettino della Calabria e Il Meridione si è occupato anche di Cronaca e Attualità. Insegna Lettere negli istituti della provincia di Cosenza. Le sue passioni sono la lettura, la storia, la filosofia, il calcio, gli animali e l’Inter. Ha tre idoli: Sankara, Riquelme e Michael Jordan.