DI MARIAROSARIA RIZZUTI Grande partecipazione per la presentazione del progetto "Antenne Sociali" dell'Anteas Rossano. Da soli a solidali. Ovvero "Antenne Sociali": chi, cosa e come. Nella sala rossa di Palazzo San Bernardino, alla resenza di diversi relatori, si è discusso di solidarietà, solitudini, sociale. Eccellente come sempre la moderazione di Margherita Carignola, delegata dall'organismo di volontariato Anteas Rossano. Il Progetto "Antenne Sociali" (finanziato dal Ministero delle Politiche Sociali e che vede partner promotori Anteas e Fitus) vuole sperimentare la creazione di reti di monitoraggio e intervento rispetto alle condizioni di fragilità, vulnerabilità e solitudini involontarie. Il tutto con il fine di costruire protocolli comuni di intervento ed iniziative integrate tra le reti del pubblico e quelle del privato-sociale e del privato.
INTERVENIRE PER AIUTARE LE PERSONE A USCIRE DALLE SOLITUDINI
La coordinatrice del progetto Silvia Brena, dopo i saluti iniziali dell' "antennista" e coordinatrice regionale di Fnp-Cisl Donne Margherita Carignola e dell'assessore alle politiche sociali del Comune di Rossano, Angela Stella, è intervenuta con una realzione sulle persone sole come provocazione per la Comunità. Illustrando gli esiti del progetto. Sono seguiti, poi, gli interventi di don Pino Straface, direttore della caritas Diocesana, Antonio Guarasci, Presidente territoriale Anteas Rossano e referente del Progetto "Antenne Solidali", Salvatore Graziano, segretario generale FNP-CISL, Tonino Russo, segretario generale UST-CISL. Poi sono seguite alcune testimonianze. Le conclusioni, invece, sono state affidate al presidente regionale Anteas Calabria, Cataldo Nigro, e al direttore nazionale Massimiliano Colombi.
COSA SI PUO' FARE PER CHI SOFFRE NELLA SOLITUDINE E NEL SILENZIO?
Il volontariato deve agire in maniera diversa. Essere anche più incisivo, a volte. Funzionare come "antenna sociale". In aniera tale che si connetta con altre "antenne sociali". Per realizzare il "forun sociale". Che, a sua volta, può contribuire a evitare che le solitudini involontarie delle persone, delle famiglie infragilite o in disagio finiscano "fuori radar". E, quindi, destinate a perdersi nel deserto della solitudine e del disagio sommerso. Bisogna lavorare in "contatto", quindi. Ascoltando le persone in difficoltà. Lavorando in sinergia tra assessorati alle politiche sociali, commercianti, parrocchie, associazioni. Bisogna costruire una rete che sia in grado di intercettare i problemi delle persone e offrire strategie di fronteggiamento con un maggiore impatto di efficacia e efficienza.