La Calabria si sta preparando a celebrare un funerale annunciato, a piangere una morte che forse in molti si aspettavano. Nessuno, però, ha fatto poi nulla per evitarla, per praticare quella manovra “salvavita” che avrebbe potuto cambiare il destino di un territorio. Che questa
Sibaritide, stabilmente sotto la nostra lente d’ingrandimento, viva di e per l’
agricoltura lo abbiamo detto e ridetto. Ma noi sulla nostra Piana ci ritorniamo, quasi fosse la nuova puntata del proprio telefilm preferito: perché di informazioni da dare, di questioni in sospeso da risolvere, di problemi da tirare fuori dal cono d’ombra in cui sono stati relegati, ce ne sono tanti. A cominciare da quelli che riguardano i piccoli produttori, di cui il nostro territorio è pieno, a cui per racimolare qualche spicciolo, non resta che raccogliere il frutto ancora acerbo, riempiendo le cassette di quell’oro che non riesce a brillare, quasi come la vetrina mal illuminata di una gioielleria. L’oro giallo resta verde, svenduto come merce di bassa qualità; il mercato si blocca e i nostri buoni prodotti lasciano il passo al commercio estero selvaggio; i produttori, arrivati al punto da non poter acquistare neanche più il concime, vengono lasciati soli, non tutelati.
Un sistema che lascia campo libero ai “faccendieri” del nord che, portafogli pieni di soldoni alle mani, si arricchiscono sulle nostre spalle lasciando l’agricoltura calabra nella rovina. Forse è arrivata l’ora di svegliarsi, di darsi una bella scrollata e di cercare di sabotare questo andazzo.
Magari facendo appello al governatore che verrà che, si spera, salvaguardi la Piana di Sibari, lo Jonio e i nostri prodotti in modo tale che, al primo morso, non resti in bocca un sapore aspro che sa di sconfitta. Tutte le confederazioni agricole, da parte loro, hanno già deciso: riporranno le loro speranze sul candidato di centrosinistra Mario Oliverio, sui quali convoglieranno unanimemente il loro voto. Non resta che augurarci che chiunque verrà scelto per amministrare il nostro territorio si faccia carico di un settore ormai quasi sterile, cerchi di renderlo fecondo evitando che la nostra agricoltura venga “spremuta” fino all’ultima goccia.
m. f. s. t.