di SERAFINO CARUSO e MARTINA FORCINITI Lavori a rilento. O addirittura fermi. Come al solito. Tutto rientra nella norma, a queste latitudini. Speravamo che con l’inizio del nuovo anno avremmo potuto avere una viabilità ripristinata. Invece qui da noi le cose vanno così. A volte sembra inutile anche scrivere. Si denuncia, si scrive, si stampa. Ma serve a poco. L’alluvione che ha messo in ginocchio Rossano ed il circondario lo scorso 12 agosto ha ancora segni ben evidenti. Ferite profonde. La frana di Via Minnicelli è l’unico, tra i lavori pubblici, che a breve dovrebbe essere terminato. Il Comune di Rossano, con a capo il dirigente del settore lavori pubblici, l’ingegner Vincenzo Di Salvo, ed il funzionario responsabile della Protezione Civile, Luigi Forciniti, ha fatto e sta facendo la sua parte. Ma molte situazioni e dinamiche non dipendono esclusivamente dal Comune. Che, peraltro, è in forte crisi finanziaria. La Regione Calabria, con il suo perno operativo che è il Dipartimento della Protezione Civile (ora guidato dal geologo Carlo Tansi), e la Provincia di Cosenza latitano. Che stanno facendo? Dove sono i segni tangibili, a oltre quattro mesi di distanza, del loro intervento per la ricostruzione delle tante strade franate, dei tanti danni ai privati? Il Commissario prefettizio di Rossano, Aldo Lombardo, si è recato più volte presso gli uffici regionali della Protezione Civile per sollecitarli a fare la loro parte. Ma, ad oggi, non sono stati elargiti, pensate, neppure i fondi della somma urgenza per le ditte! Allora, dicevamo, l’unica opera che sarà terminata (entro fine gennaio al massimo) è la ricostruzione del tratto di strada franato in Via Minnicelli, a ridosso del Seminario dell’Arcidiocesi Rossano-Cariati. Per quanto riguarda le altre criticità, non si capisce ancora il tempo che dovremo attendere per rivedere la normalità. La frana sulla ex statale 177, nei pressi dell’ingresso dell’anfiteatro: gli uffici comunali hanno eseguito, così come previsto, una perizia particolare sullo stato della situazione. Sono stati riportati tutti gli interventi necessari. Manca, però, l’approvazione ed il finanziamento da parte del Commissario. Si tratta di reperire, in sostanza, circa 60/70mila euro. Stessa cifra che servirebbe per ripristinare le frane verificatesi sia nel tratto della strada comunale di Villaggio Santa Chiara che nel tratto comunale della strada provinciale che collega Rossano Scalo a contrada Piragineti. In totale, quindi, 120/150mila euro. Che il Comune dovrà trovare, per forza di cose, nel Fondo di Riserva. Per la frana, invece, accorsa sulla strada comunale che collega contrada Fellino a contrada Ceradonna (strada di montagna che si inerpica tra i gangli di un burrone) non vi è ancora alcuna notizia: qui un tratto di strada bello lungo è ancora completamente coperto da detriti e massi enormi. Per ripristinare il tutto occorrerebbe una spesa molto esosa: si parla di circa 200mila euro. Ci chiediamo: verrà mai ripristinata questa arteria così tanto utile agli abitanti di quelle contrade (Ceradonna, Acqua del Fico ed altre)? Per non parlare, poi, della chiusura del tratto della strada provinciale 188 per gravi motivi di incolumità pubblica. Qui i pilastri stanno cadendo a pezzi. Pericolo che esiste da anni. La Provincia ha provveduto, con molta lentezza a dire il vero, ad effettuare dei primi carotaggi (rilievi per studiare la consistenza dei materiali) sui pilastri e le travi della galleria chiusa. Ma la lentezza proverbiale della Provincia non fa sperare in nulla di buono. Dicevano che entro sei mesi si sarebbe provveduto a riaprirla. Francamente, ci crediamo poco. E per raggiungere il centro storico ci si deve affidare allo… Spirito Santo. Anche i lavori per ripristinare quello che resta del vecchio molo, a Lido Sant’Angelo, né sono iniziati né inizieranno a breve. Intanto il tempo, inesorabilmente, passa. La città di Rossano, da sempre fiore all’occhiello dell’intera Regione, si presenta a pezzi al nuovo anno. Che, si spera, possa essere quello del cambio-passo. Sono in molti a credere che nella storia della nostra città non vi sia stato giorno più drammatico e doloroso di quel
12 agosto, che ci ha talmente piegati e sbriciolati da lasciarcelo ancora negli occhi quell’ammasso di fango. Schiaffeggiata per ore da una natura pronta a riprendersi i suoi spazi, Rossano da quell’onda di melma che gli elementi le hanno scaraventato addosso ne è uscita annullata. Annientata. Altro che fiamme e lingue di fuoco:
l’acqua che travolge, sommerge e spazza via può essere il vero inferno. E mentre si lasciava dietro anime spezzate, mutilazioni e l’odore nauseabondo di fango e muffa, il nostro paese si trasformava in una pozza. Di acqua torbida e lacrime. Intanto il suo cuore di terra rossa perdeva il ritmo, sgretolandosi sotto il peso di decine di frane. Ma fra speranze e investimenti di una vita affogati nella piena, danni inestimabili e quel nostro specchio d’acqua jonico mutilato irrimediabilmente, ci piace immaginare che oggi il ricordo più totalizzante ed indistruttibile dei rossanesi non sia la devastazione. Ma quello dell’
umanità operosa, fresca e pulita. Perché per giorni – quelli immediatamente successivi al nubifragio – non si è parlato altro che di loro, dei giovani
angeli del fango. Una semplificazione giornalistica, certo, che non può certo veicolare la potenza di quella staffetta di riconoscenza che ha riacceso le speranze. E che ha visto centinaia di ragazzi sciamare per viale S. Angelo con maniche arrotolate e scarpe melmose per aiutare. Ovunque ci fosse da aiutare. Così mentre la politica, come sempre, è giunta dopo, loro sono arrivati in tempo. Per fortuna che ci sono questi giovani, e ci sono sempre stati. Perché con il senno di poi, tra una comunità in ginocchio che piange le sue perdite e istituzioni statiche che non sanno gestire emergenze e prevenzione, quei sorrisi colorati di fango ci convincono che eventi come l’alluvione del 12 agosto, nonostante tutto, hanno sempre da insegnarci qualcosa. Nel bene e nel male.