La dannazione dei saccenti, condannati ad essere eterni secondi: tutta cattiveria e solitudine
Riflessione ad alta voce di chi osserva, ascolta, elabora lo schifo di una società sempre più baumaniana: gli uomini non sono merce e l’amicizia è un sentimento profondo che non può essere scambiato per opportunismo
Le nostre vite sono ormai piene di persone che tendono una mano per salutarti e nell’altra, celata in una tasca, tengono stretto un coltello; pronti a pugnalarti quando meno te lo aspetti. C’è un risvolto triste in questa società che ha tutto e vuole sempre di più, che accumula ricchezze effimere e dimentica valori e principi che sono e devono rimanere l’essenza della convivenza.
Zygmunt Bauman era convinto che la deriva della società liquida, quella che scorre senza consistenza e – appunto – senza valori, avesse trasformato gli uomini in merce, ognuno con un proprio valore intrinseco tutto rapportato alla moneta, al denaro. Anche l’amicizia. L’interesse del buon vicino che diventa affetto effimero solo per un tornaconto personale che può essere economico, professionale o semplicemente arrivistico.
Se ne incontrano tanti per le strade, di questa e di tante città del mondo, di saccenti pieni di sé: boriosi come non mai, a bordo delle loro auto in compagnia di nessuno se non della loro smania di potere e di successo, da raggiungere sempre e soltanto arrampicandosi sulle spalle degli altri e - perché no - dell’amico. Li vedi apparire nel momento del loro bisogno e sparire, dileguarsi quando per loro non c’è trippa per saziarsi. Vomitevoli.
Li chiami e non rispondono, gli batti la strada per la scalata e ricompaiono in prima fila. Perché per loro l’uomo, in sé, vale per quanto può dargli e offrirgli. Sei forte, hai amicizie, sei pieno di soldi? “Tu sì che sei il mio migliore amico”. Vivi del tuo e non possiedi il propulsore dei soldi? Allora non sei nessuno, resti invisibile e non sei degno di considerazione. Questo è il loro metro di giudizio e di valutazione.
Per fortuna, però, in questo mondo esiste ancora l’intelletto, l’arbitrio della coscienza, che ad un certo punto – per una strana alchimia dello spirito – mette tutto a posto, fa rinsavire le menti. È così che quelli che pensano di aver fottuto l’amico, di averlo gabbato, di averlo reso fesso con la propria amicizia effimera e interessata finiscono per ritrovarsi incredibilmente vuoti sotto ad un carico di cattiveria, livore e immensa solitudine.
Sono belli tronfi nella loro saccenza, ma umanamente non valgono nulla. Credono di essere i numeri uno ma rimangono gli eterni secondi in una lista cortissima dove c’è solo chi ha vinto nella vita e loro, ultimi, a seguire…