7 ore fa:Pista dell'elisoccorso a Bocchigliero: effettuati sopralluoghi in quattro siti
45 minuti fa:Bandiere blu che sventolano e risorse in arrivo per la Sibari-Co-Ro
2 ore fa:Svelato il programma della XX Edizione della Festa della Bandiera
9 ore fa:Anche Trebisacce chiede di entrare nella rete dei Comuni Autism Friendly
1 ora fa:Castrovillari, cala il sipario sul Calabria Wine&Design Festival
6 ore fa:Il calcio a Corigliano appeso tra presente, passato e disagi
5 ore fa:Il Gruppo Folklorico della Pro Loco di Castrovillari al "Giubileo delle Bande e dello Spettacolo Popolare"
8 ore fa:Il Parco Nazionale della Sila adotta il Piano per la gestione sostenibile del cinghiale
4 ore fa:Il candidato di Cassano Antonello Avena fa un appello agli elettori fuori sede
3 ore fa:Amendolara tra i beneficiari del “Contributo nazionale per i servizi educativi dell’infanzia 2025”

Comunicazione da tifoserie

1 minuti di lettura

Si è appena chiusa una settimana in cui Leo Messi, Diego Armando Maradona, Suor Cristina e il deputato di Verdi e Sinistra italiana Soumahoro, sono stati al centro del dibattitto comunicativo. Un minestrone che fa davvero stranire chi scrive. 

Credo che nella grande pentola della comunicazione e del dibattito però, possano starci tutti, perchè la cosa che li accomuna (anche se in realtà non dovrebbe accomunarli nessun minimo comune denominatore!) sia il modo di comunicare. 

Messi si ritrova per l'ennesima volta a subire un confronto: prima CR7 contro Messi, chi è il migliore giocatore di oggi. Poi, come ogni volta che l'Argentina scende in campo, ritrona l'amletico quesito: Messi o Maradona. La cosa che fa scalpore è l'attaccamento viscerale di chi si schiera, in questo strano mondo polarizzato ma che fa finta di non esserlo. Ogni tesi suona ormai come una bandiera che sventola, o come un coro che viene cantato in una tifoseria di uno sport qualsiasi. Addio al dibattito, addio alla sintesi. 

Si ci mette anche il destino, che piazza nella stessa settimana la partita dell'Argentina in cui Messi deve portare i compagni alla vittoria, con la commemorazione della scomparsa del Diez argentino che la coppa l'ha portata a casa nei Mondiali del 1986. 

Non ci sono mezzi toni: o uno o l'altro. Nessuna eredità, nessuna continuità quasi biologica, nessun contesto.

O uno o l'altro. Come in guerra.

Ma Leo non piange più. 

Chi piange invece è Aboubakar Soumahoro, deputato di Verdi e Sinistra italiana, che entra nell'occhio del ciclone per un'inchiesta che vede coinvolte la moglie e la suocera, per il mancato pagamento di alcuni dipendenti di una cooperativa da loro gestita. 

Il deputato sceglie di rispondere con un video, che ovviamente diventa virale sui social e che lascia tutti perplessi: nel video Soumahoro piange, e si chiede il motivo per il quale lui debba subire questa gogna mediatica. Poi punta il dito in camera e afferma che non riusciranno a fermarlo, pensando forse di essere Martin Luther King. Ancora una volta si sceglie una comunicazione da tifoseria: stai con me perchè faccio compassione e metto al centro del dibattito il razzismo, oppure stai contro di me. 

Caro deputato, sbandierare il razzismo come un feticcio crea solo danni alla causa. 

Manca solo il dibattito su Suor Cristina che diventa solo Cristina e la discussione tra la Zanicchi e la Lucarelli e poi davvero abbiamo toccato il fondo. 

Allora se il dibattito si riduce a questo, il prossimo passo sarà solo renderlo monetizzabile, magari organizzando un fantadibattito o inserendolo nei palinsesti delle agenzie di scommesse. 

 

Andrea Costantino Levote
Autore: Andrea Costantino Levote

Andrea Costantino Levote nasce come giornalista sportivo. Frequenta il corso di Reporting alla Scuola Holden, ma si imbuca anche alle lezioni di Cinema e di digital marketing. Vince il Premio Phoebe di Scuola Holden con il teaser Democracia. Racconta i ritratti dei giornalisti sportivi che lo hanno ispirato nel podcast "I Cantastorie", all'interno del programma Eutropia su Spotify. Diventa CEO di Jugaad Produzioni e con il cortometraggio FAME vince diversi premi internazionali, oltre a una menzione speciale al festival Ermanno Olmi. Oggi è CEO e founder di DIEZ- CREATIVE AGENCY, agenzia di comunicazione con la quale racconta il talento, occupandosi del digital marketing di start-up e di imprese.