Verba Volant - Ri(s)catto
Oggi scrivo con due fotografie davanti agli occhi, che credo abbiano segnato questa settimana: la prima fotografia è quella di Antonio Vaglica che vince Italia's Got Talent, la seconda fotografia invece è quella di Chiellini che con lo sguardo basso dice di essere distrutto, perchè l'Italia non giocherà nemmeno questo Mondiale.
La bellezza delle parole, così come quella dei numeri, si nasconde nei piccoli dettagli. Basta poco a cambiare la natura delle cose, un piccolo movimento e tutto si stravolge. Prendete la parola di oggi di verba volant: riscatto. Basta togliere una lettera e subito il significato cambia. Vale lo stesso principio nei numeri: se poteste spostare la virgola nella cifra del vostro stipendio, sono sicuro che sareste sicuramente molto più felici. Si perchè basta un piccolo evento a stravolgere una situazione.
Esiste una regola nella teoria del caos, e anche se non sono un matematico mi avventuro nella spiegazione. Se all'interno di un sistema, entra in gioco una variabile, le regole e la natura del sistema stesso, cambiano profondamente. Si chiama effetto farfalla.
Oggi scrivo con due fotografie davanti agli occhi, che credo abbiano segnato questa settimana: la prima fotografia è quella di Antonio Vaglica che vince Italia's Got Talent, la seconda fotografia invece è quella di Chiellini che con lo sguardo basso dice di essere distrutto, perchè l'Italia non giocherà nemmeno questo Mondiale.
Sono due fotografie apparentemente contrapposte. Da un lato dovremmo vedere la gioia di un ragazzo che, grazie al proprio talento si riscatta dalle sue insicurezze, da un mondo in cui si sentiva solo, ma con la musica ha ritrovato la sua libertà. Dall'altra c'è una squadra che ci ha fatto godere, solo otto mesi fa, vincendo l'europeo, e che oggi invece in molti definiscono un gruppo di incapaci.
Sono questi i due momenti in cui una parola sembra bastare per raccontare tutto. Eppure, chi mi conosce lo sa bene, io sono uno a cui piace far le pulci. Credo che ci sia sempre qualcosa di migliore da fare.
Iniziamo con Antonio: è vero che ci sono dei traguardi che sanno di riscatto. Quella sensazione di ricongiungimento con te stesso, con la tua vocazione e con il tuo talento. Sacrosanto. Però il riscatto di un artista è un moto dell'animo che riguarda se stesso e la sua percezione del mondo. Il riscatto non è per forza quello di una terra che fino al giorno prima non usava la stessa dolcezza che usa oggi. Non c'è riscatto in chi aspetta un contesto televisivo per complimentarsi. Non c'è riscatto in una terra che lascia i propri talenti da soli con la domanda più difficile di tutte: ma io valgo davvero?
Poi arriva la Nazionale. Sia chiaro: io sono uno di quelli che guarda il calcio nella speranza che arrivi quell'attimo di poesia che rende tutto meravigliosamente bello. Non sono più un tifoso. Non sono quello che si interessa al risultato. Io sono un romantico che guardava Riquelme fare un lancio di trenta metri e restava affascinato, o ancora preferivo un tunnel di Ronaldinho ad una vittoria. Sono uno di quelli che guarda il calcio aspettando un passaggio filtrante che taglia la tela come un Fontana. Mi piace il calcio perchè mi piace la letteratura e perchè sono affascinato dal comportamento degli uomini. Oggi infatti mi ritrovo a parlare di uomini e a pormi una semplice domanda: com'è possibile che le stesse persone che solo quattro o cinque partite fa (spalmate in un calendario sportivo di otto mesi) parlavano di una grande squadra, oggi imputano a quella squadra mancanza di talento.
Così riesco ad arrivare ad una sola via d'uscita: noi accreditiamo al talento una variabile umana. Antonio Vaglica è un talento, che da solo è riuscito a vincere un contest televisivo, emozionando l'Italia intera. E c'è solo da complimentarsi. La Nazionale che vince l'Europeo è formata da talenti singoli, che insieme si ritrovano a riscattare un Paese.
Questo però dovrebbe essere solo il punto di partenza. Noi dovremmo essere capaci di attribuire valore anche al contesto. O meglio, alla capacità di costruzione di un contesto in cui il talento sbocci come un fiore a primavera, cioè in modo biologico quasi.
Troppo spesso invece ci dividiamo come tifosi in curva davanti agli eventi; dobbiamo solo scegliere la tribuna da cui farci sentire. Non c'è solo talento o incapacità. Non c'è solo vittoria o sconfitta. Esistono condizioni, contesti, storie e soprattutto coerenza.
Mostrare il proprio talento è il miglior riscatto che si può ottenere verso se stessi, ma appropriarsi dei meriti degli altri, indossando le maschere del campanilismo è solo falsità del momento.
Così entra in gioco l'effetto farfalla di cui parlavamo prima; così la variabile che sconvolge la natura del sistema diventa una lettera. C'è riscatto nel talento, ma nei giudizi, nei falsi complimenti, nelle strumentalizzazioni, una lettera si perde e riscatto diventa solo ricatto.
Dal talento che sboccia a primavera, al diventar come d'autunno sugli alberi le foglie, è davvero un attimo.