Strade deserte, piazze vuote. Distanze nei rapporti umani. Accanto alla novità e allo stupore, potremmo persino pensare che, virus a parte, sia utile un diverso rapporto con l’ambiente che ci circonda
Il vuoto e il silenzio al posto della folla e del rumore. Così, il non visto, è diventato di colpo visibile e ammirabile. Siamo a questo paradosso? Proviamo a guardarci intorno, allora. Non si parla soltanto di condizioni sanitarie, precauzioni necessarie al fine di prevenire il peggio. Siamo monitorati in tempo reale. Inusuale, vero? Tanto che, a volte, ci ritroviamo a lamentarci degli eccessi: cifre, statistiche, grafici, diagrammi, tutto in continuo aumento, regione per regione. Tutti nella stessa barca. Il virus non fa sconti a nessuno. Ci siamo rifugiati così a lungo nella convinzione che la vera realtà fosse quella virtuale da perdere di vista il senso delle parole. Facendoci riscoprire non solo una lentezza inedita, atipica, ma anche valori, possibilità e risorse che avevamo dimenticato di possedere. Tutti sognavamo di essere “virali”. Persino i “virus” sembravano riguardare i nostri computer molto più di noi. Ma, improvvisamente, è mutata la dimensione dello spazio intorno a noi: il paesaggio urbano diventa “deserto”. Perché così non l’avevamo mai visto, nemmeno in qualche scolorita fotografia del dopoguerra. Una trasformazione radicale, tale da far dubitare persino di aver mai conosciuto quei luoghi per come appaiono oggi. Ecco, allora, che questo periodo delicato smaschera ogni tentativo di disincanto, tornando etimologicamente a dare un senso alle nostre percezioni, ormai tangibili. Pur nella sua eccezionale gravità, questa emergenza è in grado di farci sperimentare e riconsiderare – quotidianamente – tanto di buono abbiamo e rischiamo di perdere al ritmo dell’inesorabile. Mai come in questi giorni tutti noi sentiamo un estremo bisogno di coralità, di confidenza, di unione. Perché ad oggi nulla è più vero della consapevolezza che è bene attribuire il giusto peso ad affetti, legami, amicizie e solidi principi; compiacersi di ciò che si ama prima che sia tardi. “U ben s’ha de perder ppe s’apprezzar”. Ora lo sappiamo. Possiamo riappropriarci dell’invisibile, riprendere, seppur di colpo, la concretezza degli ideali che avevamo tentato di rimuovere in una grande metafora: quella che dipinge i nostri valori come una bussola durante i viaggi per mare e ci mostrano la direzione da seguire. L’unica possibile. #Andràtuttobene