di Martina Caruso 30 gennaio 1945: nella vostra memoria storica, questa data, quale evento significativo riporta alla luce?
«Ogni donna, dunque, senza eccezione, ha, intendete bene,
il dovere, lo stretto dovere di coscienza, di non rimanere assente, di entrare in azione per contenere le correnti che minacciano il focolare, per combattere le dottrine che ne scalzano le fondamenta, per preparare, organizzare e compiere la sua restaurazione».
E queste parole, invece? Dall’alto del clero, nel lontano 21 ottobre ’45, Papa Pio XII, attraverso queste parole, preannunciò quello che poi sarebbe stato il Cambiamento radicale, l’Evoluzione, al passo con i tempi:
concedere il suffragio universale, volto a far conquistare il diritto di voto alle donne. Certo, non tutti erano favorevoli, ma la questione venne trattata, ormai, come se fosse un qualcosa di
inevitabile, nonostante l’Europea fosse segnata gravemente e impegnata, ancora, nel secondo grande conflitto, mentre il Nord Italia vedeva il proprio territorio occupato dai tedeschi. Nulla, però, poté influenzare o spegnere il coraggio di molte donne che diedero forza alla lotta per il diritto al voto, portatrici del cambiamento avanzato dalle suffragette inglesi alle quali, già nel 1832, venne concesso il diritto al voto seppur riservato alle elezioni locali. In Italia, il voto alle donne, è una conquista recente nella lotta alla parità dei sessi. Solo il
30 gennaio del 1945, durante una riunione del Consiglio dei ministri si discusse del tema, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi per poi emanare il decreto il giorno dopo, nel 31 gennaio: potevano votare le donne con
più di 21 anni, salvo le prostitute. Passò quasi un anno, però, per le prime elezioni politiche in Italia che si tennero nel giugno del 1946, quando la popolazione fu chiamata a votare a favore del referendum istituzionale monarchia-repubblica (fu il 2 giugno). Ma, in realtà, già qualche mese prima, alcune donne andarono alle urne per le amministrative comunali. Proprio in quella data, non mancarono gli umorismi e, per evitare l’annullamento della scheda, si ricordò alle donne un simpatico aneddoto: «la scheda deve essere incollata e non deve avere alcun segno di riconoscimento, le donne nell’umettare con le labbra il lembo da incollare potrebbero, senza volerlo, lasciarvi un po’ di rossetto e in questo caso rendere nullo il loro voto. Dunque, il rossetto lo si porti con sé, per ravvivare le labbra fuori dal seggio». A distanza di ben 75 anni da quest’episodio potrebbe suscitare qualche scarno sorriso, ma dovrebbe farci molto riflettere: «La conquista del suffragio femminile rappresenta il culmine di un processo di affermazione dei diritti politici e dei valori democratici. Questo è, ancora oggi, motivo di
orgoglio e
speranza.
Orgoglio per le lunghe battaglie affrontate ai fini del raggiungimento di questo sacrosanto diritto; e
speranza, perché ancora oggi, le donne sono costrette a combattere numerose difficoltà per imporsi in un rapporto di pari opportunità», afferma il
Presidente del Consiglio Comunale, Marinella Grillo. Una donna che è riuscita a dare uno scossone al proprio percorso professionalegrazie a questa innegabile rivoluzione che «infonde fiducia in tutti coloro che hanno inteso ed intendono impegnarsi in politica, sia come elettori che come eletti».