Il capo della Protezione civile nazionale Borrelli in visita a Civita: «Gli allarmi non si possono ignorare, ma il sistema va migliorato. Oliverio: «Più mezzi e volontari, siamo sulla strada giusta». E il sindaco di Civita: «Il piano “Gole sicure” non è attivo perché dovevamo consorziarci con tutti i sindaci»
CIVITA Angelo Borrelli, capo del dipartimento di Protezione civile nazionale arriva con il governatore Oliverio e il funzionario capo della protezione civile regionale Carlo Tansi. Sono loro, insieme ai sindaci del Pollino, al presidente del Parco nazionale e ai vertici delle forze dell’ordine a chiudere il giro di visite a Civita, trasformata da piccolo punto sulla mappa a epicentro della cronaca nazionale insieme a Genova. Le dieci vittime nelle gole del torrente Raganello segneranno indelebilmente la storia della cittadina le cui estremità montane sono collegate dal “Ponte del Diavolo”, costruito in epoca medioevale. Ma ultimati i soccorsi, le cose su cui concentrarsi sono due: le indagini della Procura di Castrovillari e della Prefettura di Cosenza e la costruzione di un sistema di allerta meteo funzionante.
PAROLA MAGICA: PREVENZIONE L’agosto nero delle vittime suggerisce al capo della Protezione civile di iniziare a pensare un sistema di allerta meteo nazionale. «L’alluvione di Rosarno e quella di Soverato hanno dato spunti per migliorare il sistema di previsione – dice Borrelli -. C’è un sistema radar nazionale e un sistema di allerta meteo che funziona, dobbiamo mettere però a sistema il metodo di comunicazione dell’allerta». Già, proprio la comunicazione, perché al sindaco di Civita l’avviso delle condizioni meteorologiche critiche è arrivato alle 13.11 di lunedì, un’ora prima che la bomba d’acqua si abbattesse sul comune di San Lorenzo trascinandosi poi fino a Civita, ma soprattutto in tempo non utile per emettere un’ordinanza che impedisse l’accesso alle gole. Le responsabilità saranno accertate dagli inquirenti, ma sull’eccessivo numero di allarmi meteo Borrelli replica: «Chiediamolo al Padreterno la prossima volta. Noi abbiamo una serie di esperti che lavorano giorno e notte, se i tecnici diramano delle comunicazioni tutti ne devono prendere atto». Il funzionario ha riferito di aver parlato con il premier Conte di come quello che si è consumato tra le gole del Raganello possa e debba diventare uno spunto per evitare che situazioni simili si verifichino anche in altre aree.
SISTEMA DI PROTEZIONE CIVILE «La pianificazione comunale di Protezione civile deve essere una priorità a livello centrale e regionale – continua Angelo Borrelli -. Questo è lo strumento per prevenire e gestire situazioni d’emergenza». A settembre una riunione con il Comitato nazionale Grandi rischi, Anci e Regione darà inizio ai lavori per la realizzazione della piattaforma sul sistema distribuito di comunicazione nell’ultimo miglio. «Lo faremo perché fare il sindaco è il lavoro più difficile del mondo, soprattutto in casi come questo», conclude Borrelli. «In Calabria siamo passati dal 52% di piani di emergenza dei comuni a oltre il 93% in soli tre anni – dice Oliverio -. Rafforzeremo mezzi e avremo nuovi volontari, siamo sulla strada giusta». Nessuna falla nel sistema amministrativo, né altro: Oliverio sul punto non proferisce parola, pensa solo alla tragedia e al lavoro svolto dai soccorritori.
«TORNO A FARE IL SINDACO» Il governatore abbraccia il sindaco Alessandro Tocci. «Svesto i panni di soccorritore e da oggi ritorno a fare il sindaco», dice. E, incassata la pacca sulla spalla, continua: «Mi sto muovendo affinché si scoprano tutte le verità. Voglio essere il sindaco della mia comunità». Ma resta aperta la polemica sul regolamento “Gole Sicure”. «Abbiamo dato mandato ai nostri legali, c’è un’ordinanza del 1997 che è applicata. Il piano “Gole sicure” non è attivo perché dovevamo consorziarci con tutti i sindaci dei comuni attraversati dal torrente Raganello». (FONTE - corrieredellacalabria.it)