La povertà colpisce i giovani: dati drammatici dalla Caritas
Snocciolando i dati del Report “La povertà ci interpella, la carità ci guida” è possibile notare come il lavoro resti la sfida principale da affrontare: il 56,5 % dei richiedenti si rivolge agli sportelli per problemi di natura strettamente economica

CORIGLIANO ROSSANO – I dati raccolti dalla Caritas Diocesana attraverso il Report “La povertà ci interpella, la carità ci guida” presentato ieri nel corso dell’incontro che si è tenuto nella Sala degli Stemmi dell’Arcivescovado e in cui sono intervenuti il Direttore della Caritas Diocesana don Claudio Cipolla, la segretaria della Caritas Diocesana Michela Dell’Anno, il direttore della Caritas Italiana, don Marco Pagniello e l’Arcivescovo Monsignor Maurizio Aloise.
Il rapporto ha mostrato nel dettaglio la composizione della popolazione che si rivolge agli sportelli di aiuto presenti nel territorio diocesano.
Un focus sui dati
Il monitoraggio attivato dal centro mostra che i bisogni aumentano costantemente. Secondo i dati raccolti dal 2022 al 2024 è stato registrato un aumento delle famiglie che si sono recate ai centri d’ascolto: si è passati da 198 famiglie nel 2022 a 348 nel 2024, 243 di cittadinanza italiana e 105 di cittadinanza non italiana.
Se si va a considerare poi la fascia d’età più rappresentata notiamo che quella tra i 45-54 anni è la più presente, segue quella tra i 25-34 anni (che afferma di non avere famiglie capaci di poter fornire sostegno e aiuto economico). Tra gli stranieri, invece, la fascia d’età maggiormente rappresentata è quella tra 35 e i 44 anni, segue quella tra i 25 e i 34 anni. Da questi numeri risulta chiaro come la mancanza di lavoro e le prospettive di vita dignitose delle fasce più giovani siano il punto più critico che apre a una riflessione sul futuro della povertà e sulle misure adottate per arginare la disoccupazione. Frequenti sono anche gli anziani che ricevono pensioni sociali inadeguate a garantire uno stile di vita dignitoso.
È bene precisare inoltre che coloro i quali si rivolgono ai vari sportelli possiedono spesso un titolo di studio basso e ciò contribuisce a rendere difficoltosa la ricerca di un lavoro stabile e ben retribuito. Tanti sono quindi i “poveri cronici”, costretti a ricorrere costantemente agli aiuti offerti dai centri.
Come più volte ricordato durante la presentazione, dietro i numeri ci sono persone e bisogni reali che chiedono di essere affrontati. «A molti – spiegano nel report – piace “raccontarsi” pertanto le richieste diventano un punto fondamentale per conoscere, controllare e cercare di combattere la povertà e le sue dinamiche». Grazie a questa propensione dei richiedenti è stato possibile stilare una tabella dei bisogni più ricorrenti.
Al primo posto col 40,5 % c’è la povertà e problemi economici, al secondo col 16% problemi disoccupazione e lavoro, al terzo col 12% povertà abitativa, al quarto col 9,5% problemi familiari, al quinto col 9% problemi di salute, al sesto col 7% bisogni di migrazione/immigrazione, al settimo con l’1,5% problemi di istruzione, all’ottavo con l’1,5% problemi di dipendenze, al non con l’1% problemi di disabilità, al decimo con l’1% problemi di detenzione e giustizia all’undicesimo con l’1% altro. Anche in questo la mancanza di lavoro resta il tallone d’Achille del nostro territorio.
Gli interventi più frequenti – chiariscono ancora nel report – sono quelli legati agli interventi economici. Nel 2024, ad esempio, la Caritas ha speso circa 22 mila euro per il pagamento di bollette e tasse (per un totale di 6.080,68 euro), di affitti e mutui (per un totale di 2.160,48 euro), di farmaci e visite mediche (per un totale di 2.538,76), per funerali a persone in difficoltà (10.526, 00 euro) e per rimpatri di salma (per un totale di 850 euro).
A rivolgersi all’Emporio della Solidarietà che distribuisce alimenti provenienti dall’ente europeo Fead e dalle donazioni sono stati 242 nuclei familiari per un totale di 780 persone, a cui si aggiungono 362 persone disagiate che vengono assistite saltuariamente.
12 sono state le persone (per un totale di 1393 ore di servizio) che si sono avvalse dell’aiuto proposto grazie all’accordo Caritas-Uepe (Ufficio di esecuzione penale esterna), un organo che favorisce le attività di volontariato sociale a valenza riparativa consentendo alle persone di estinguere il reato tramite lo svolgimento di servizi di volontariato.