Centri storici in agonia tra spopolamento e crisi, l'urlo silenzioso dei commercianti | VIDEO
Siamo andati a Corigliano e Rossano a tastare gli umori: la mancanza di risposte e visione continua a generare incertezza e sconforto tra i tanti che provano a resistere e che attendono un’inversione di rotta

CORIGLIANO-ROSSANO – I centri storici stanno morendo. Un dato di fatto, oltre che una costatazione ricorrente, sul quale si è riacceso il dibattito in città dopo la notizia della chiusura – nel giro di pochi giorni – di due attività commerciali del centro storico rossanese.
Per capire quali sono gli umori e le difficoltà di coloro che ogni giorno fanno i conti con il lento – e in apparenza inesorabile - declino i queste realtà, siamo andati nei due centri storici di Corigliano e Rossano ad ascoltare le opinioni dalla viva voce dei commercianti.
La crisi commerciale in queste aree è sicuramente frutto di una combinazione di fattori economici, urbanistici e sociali e non risponde ad un’interpretazione univoca della complessa realtà socio-economica dei centri che raccontiamo. Secondo i commercianti, che hanno esternato la propria frustrazione e disillusione sul tema, però, le cause sarebbero da ricondurre essenzialmente a due fattori: spopolamento ed elevati costi di gestione dell’attività.
Nulla di nuovo si dirà, è vero. Ma la mancanza di risposte e visione continua a generare incertezza e sconforto tra i tanti che provano a resistere e che attendono un’inversione di rotta.
C’è chi pensa che l’emorragia di abitanti sia dovuta alla mancanza di servizi, la quale spinge i cittadini a trasferirsi nei comodi centri urbani a valle, e chi crede che gli interessi della politica non si concentrino mai davvero attorno alla questione della riqualificazione dei centri storici poiché le azioni messe in campo risultano spesso incoerenti rispetto ai bisogni e improduttive negli effetti.
A onor del vero, però, la politica non è stata il vero bersaglio o perlomeno non lo è stata completamente. I commercianti sono coscienti che il fenomeno di cui subiscono gli effetti è generale, più ampio e l’attuale stato di cose è il risultato di anni di disinteresse e assenza di pianificazione.
Certo è che la questione, per quanto annosa e complessa, necessita di risposte e di soluzioni. E queste può darle solo la politica, quella di oggi, chiamata, se non a risolvere il problema, quanto meno a tracciare la via. Una via chiara, ben definita che dia a queste aree una vocazione specifica e che non le releghi al ruolo di contenitori di sparuti eventi che poco o nulla restituiscono in termini di crescita.