"Draghe e Principesse": a Castrovillari il teatro come strumento di rinascita per le detenute
Un progetto di pedagogia teatrale trasforma la Casa Circondariale di Castrovillari in un palcoscenico di introspezione e creatività, offrendo alle detenute un percorso di rinascita attraverso le fiabe calabresi

CASTROVILLARI – Un viaggio di introspezione, creatività e rinascita attraverso il teatro. Questo è "Draghe e Principesse: viaggio nel mondo magico delle fiabe calabresi", un progetto di pedagogia teatrale rivolto alle detenute della Casa Circondariale di Castrovillari, che ha saputo coinvolgere un gruppo di donne in un percorso di riscoperta di sogni e desideri, favorendo la socializzazione e il benessere psico-fisico.
Il laboratorio, avviato il 12 febbraio e con un'apertura pubblica prevista per il 2 aprile, è stato condotto dai pedagoghi Ester Tatangelo e Stefano Cuzzocrea, ispirandosi alla raccolta di fiabe di tradizione orale dello studioso calabrese Letterio di Francia e agli studi del filosofo Bruno Bettelheim, autore de "Il mondo incantato".
«Per le donne beneficiarie del progetto, il teatro è stato un vero e proprio incontro: non lo hanno cercato, ma si sono ritrovate nello stesso luogo in maniera fortuita, e da lì si è generata la scelta di accogliere, conoscere, aprirsi all'esplorazione» hanno dichiarato Tatangelo e Cuzzocrea. «Siamo riusciti a coinvolgere 10 partecipanti, con picchi di 15, un numero alto rispetto alla media degli ultimi anni, segnati da un calo di motivazione nella popolazione carceraria. La maggior parte di queste donne non aveva mai pensato di mettersi in gioco per andare in scena, ma alla fine anche le più riservate hanno scelto di partecipare all'apertura. È stato un percorso di scoperte, cadute, ma anche divertimento. Giorno dopo giorno si è instaurata una fiducia reciproca, costruita attraverso pratiche teatrali che hanno trasformato la percezione di sé delle beneficiarie».
Il lavoro si è concentrato sulla fiaba "Chioccia d'Oro", una versione calabrese di Biancaneve, esplorata attraverso una narrazione collettiva. «Il sonno in cui cade Chioccia d'oro/Biancaneve, causato dal veleno, rappresenta una fase esistenziale di evoluzione: il processo di trasformazione della protagonista, che necessita di silenzio e concentrazione, un isolamento dal mondo, condizione che richiama quella delle detenute. Si tratta di un sonno evolutivo che può trasformarsi in un percorso di crescita».
Attraverso la simbologia della fiaba e un lavoro minimale sugli oggetti scenici, le donne hanno esplorato i propri desideri, condividendoli in uno spazio di fiducia e riflessione. «Ogni incontro è stato un'occasione per trasmettere tecniche per gestire l'ansia, riconoscere e trasformare le emozioni, liberare il corpo e sublimare l'inquietudine attraverso il gioco», hanno aggiunto gli artisti, colpiti positivamente dal clima di ascolto e dalla disponibilità tra il personale e le detenute.
La Casa Circondariale di Castrovillari, a differenza di altri istituti, non presenta problemi di sovraffollamento e offre alle detenute la possibilità di frequentare la scuola e altre attività formative, rendendo la detenzione più vivibile.
«Il percorso è stato intenso, forse troppo breve, e genera in noi il desiderio di curare un progetto più lungo, per far emergere con maggiore profondità le potenzialità e la consapevolezza di queste donne. Speriamo che questo progetto possa essere un germoglio, un primo passo verso una nuova fiducia in loro stesse e nelle loro capacità di trasformazione».
Il laboratorio è finanziato dall'8 per Mille della Chiesa Evangelica Valdese, promosso dall'associazione Hermit Crab, in collaborazione con Associazione I Frati (Ex Convento) di Belmonte Calabro e la Casa Circondariale di Castrovillari.