È calabrese l’unico pecorino dolce d’Italia ed è di Paludi l’unico biologico dell’intera filiera
Pecorino Crotonese Dop all’interno delle opzioni di formaggio proposte nel menu della mensa scolastica di Co-Ro; sia la scelta di Mi ‘Ndujo per impreziosire lo Ghiegghiu
PALUDI – «Non ha alcun senso continuare a lamentarsi, in ogni contesto e per ogni analisi, di fuga dei cervelli dalla nostra terra e di emigrazione obbligatoria delle nuove generazioni se poi però non ci si sforza di capire che i primi a fuggire e a rifuggire dal valore economico prima che sociale e culturale di tutte le nostre produzioni siamo troppo spesso proprio noi. Sono cioè le generazioni di quanti, quei giovani e giovanissimi avrebbero dovuto e dovrebbero educare all’amore per una terra d’origine straordinariamente ricca di biodiversità ed in cui vivere, lavorare, investire e crescere non solo è possibile ma forse conviene anche di più».
È quanto dichiara Luca Fonsi dell’omonima e plurisecolare azienda di Paludi, unici produttori in provincia di Cosenza del Pecorino Crotonese Dop e l’unico biologico dell’intera filiera, «per il quale la vera emergenza sulla quale è necessario fare squadra tra tutti gli attori sociali ed economici territoriali resta – dice – quella pedagogica».
«Abbiamo bisogno di tanta e sana educazione alimentare, dalle scuole materne ai fast food, facendo toccare con mano quanto e perché vale per tutti recuperare un rapporto più normale con tutte le proprie produzioni agroalimentari, con i nostri piatti, con i nostri prodotti, con la nostra storia e con la nostra identità, senza alcun complesso di inferiorità. Esattamente come fanno – aggiunge – in quei territori di quelle regioni del centro nord i cui prodotti, anche perché preferiti anzi tutto dai residenti, nelle loro mense scolastiche, nella loro distribuzione commerciale e nella loro ristorazione, sono diventati ormai (su tutti Grana e Parmigiano) icone quasi indiscutibili del Made in Italy alimentare».
«Ecco, prima iniziamo a raccontarcela diversamente noi stessi la vera storia e qualità dei nostri prodotti, prima usciremo tutti – sottolinea – da questo stato di grave oicofobia e subalternità, culturale ed economica che ci impedisce, ad esempio, di riconoscere e spiegare a noi stessi ed al mondo intero che quello Crotonese Dop, formaggio delle nostra terra e di qualità superiore a tanti brand nazional-popolari promossi dalla grande distribuzione, così come confermano anche recenti studi universitari, è l’unico pecorino dolce d’Italia».
«E scusate se è poco – ironizza Fonsi. – Ecco perché ci sentiamo impegnati – continua – a cambiare dal basso e nell’opinione pubblica anzi tutto locale una narrazione ereditata e fino ad oggi debole, paradossale se non addirittura negativa attorno ai nostri formaggi in generale; ed al nostro pecorino in particolare che poi – scandisce – è lo stesso narrato da Omero nell’Odissea per intenderci; lo stesso formaggio che, come tanti pediatri finalmente confermano, può se non addirittura deve essere sostituito, nell’alimentazione dei primi mesi dei bambini e delle bambine, a tanti cliché d’importazione presentati per decenni come dogmi e non invece come semplici marchi e tipologie di produzione casearia, legittimi, sicuramente di qualità, importanti ma in nulla superiori ad altri. Possiamo e dobbiamo – spiega – cambiare le cose».
«Ed è con questo stesso spirito – prosegue l’imprenditore ispirato dal brezio Castiglione di Paludi, uno dei Marcatori Identitari Distintivi della Calabria – che abbiamo accolto con soddisfazione sia l’inserimento, da parte della società affidataria Scamar Srl, del Pecorino Crotonese Dop all’interno delle opzioni di formaggio proposte nel menu della mensa scolastica di Corigliano-Rossano, probabilmente la prima sperimentazione del genere in Calabria; sia la scelta di Mi ‘Ndujo, la rete del miglior panino calabrese, veloce, identitario e di qualità più famosa in Italia di impreziosire lo Ghiegghiu, l’ultimo nato e dedicato all’identità arbëreshë, con una bella fetta, anche qui, di Pecorino Crotonese Dop».
«Solo così iniziamo a far riappropriare i nostri giovani dei nostri formaggi, per sapore e qualità; anche se forse – conclude Fonsi – la vera sfida culturale è quella di farli assaggiare e preferire a genitori ed adulti, progettando ad esempio anche alle nostre latitudini una bella iniziativa di educazione e sovranità alimentare, sperimentata un anno fa con successo dalla Camera di Commercio di Sassari, finanziata dall'Unione europea e realizzata dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e sostenuta dal Consorzio per la tutela del formaggio pecorino romano: ogni bambino ha ricevuto a scuola uno zainetto con all’interno due porzioni di pecorino romano da 25 grammi ciascuna, una per il bambino e una da far assaggiare ai genitori».