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Il governo di Corigliano-Rossano scopre le carte: «La fusione è uno strumento eccezionale ma ancora incompreso»

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CORIGLIANO-ROSSANO – Torniamo a parlare delle grandi sfide e dei progetti che la nostra città ha in serbo per il nuovo anno e, insieme ad essi, anche di uno dei temi più dibattuti delle ultime settimane: la fusione.

A farlo ai nostri microfoni è la vice sindaca Maria Salimbeni, ospite stasera all’Eco in Diretta, il talk condotto dal direttore della nostra testata Marco Lefosse.

Lo abbiamo visto: coloro i quali manifestano il proprio dissenso nei confronti della fusione tendono a tirare in ballo gli ormai famosi, e forse un po’ inflazionati, temi identitari e molto meno le opportunità economico-amministrative che il comune unico può vantare. Questo avviene, probabilmente, perché le evidenze teoriche e fattuali di tali vantaggi sono difficilmente contestabili mentre i temi legati alle peculiarità territoriali, alle incompatibilità culturali e alle minacce esterne fanno molta più presa (l’attuale governo, con questi temi, ha vinto le elezioni!).

Ad ammettere le potenzialità del comune fuso è proprio la vice sindaca, primo componente dell’esecutivo Stasi ad essersi pronunciata così chiaramente.

Durante l’intervista ha affermato: «È bene guardare avanti, senza rimpiangere il passato. Io sono stata consigliera comunale dell’allora comune di Corigliano e, ammetto, sono state fatte cose importanti per promuoverne l’immagine ma adesso siamo difronte ad uno strumento eccezionale, di cui forse non riusciamo a comprendere le potenzialità. Abbiamo davvero la possibilità di ridisegnare una città nuova».

«Sicuramente – prosegue - siamo il frutto di una sovrapposizione di esperienze e tradizioni differenti ma questo dovrebbe dare la spinta giusta per programmare altro. Io vedo e riconosco le peculiarità dei singoli ex comuni, così come vedo il modo che entrambi hanno di costruire. Bisognerebbe pensare al fatto che le opere pubbliche, le strade, le installazioni e i progetti di decoro potranno essere più ambiziosi, rendendo più bella e attrattiva l’intera città persino per le persone che sono emigrate e che, ritornando, potrebbero sentirsi amareggiate per non aver scelto di restare e crederci».

E sul profilo basso tenuto in questi giorni: «Noi abbiamo adottato un motto “fatigam e citt”, lavoriamo in silenzio, perché più che enfatizzare alcune cose è necessario che i cittadini tocchino con mano gli effetti del lavoro dell’amministrazione. Siamo molto concentrati, secondo i tempi che cose del genere richiedono, a fare in modo che la gente percepisca i benefici della fusione. Saremmo riusciti ad intercettare i finanziamenti per i PinQua se fossimo state due città divise? No. Stesso discorso vale per il Pnrr. Potrei parlare di molto altro ma vorrei aggiungere che non dobbiamo più immaginarci nel solo contesto provinciale o regionale».

«Ci fregiamo di essere la parte più importante e attraente della Calabria – continua Salimbeni - ma dobbiamo pensarci e calarci anche in contesti nazionali ed europei. Ed è qui che l’unione fa la forza, mettere insieme, oltre che strumenti di natura economica, anche energie, culturali e intellettuali. Questo discorso del ritorno al passato suona più come un “si stava meglio quando si stava peggio”, sembra che non ci si voglia permettere di agire e di sognare per avere qualcosa di più. Lo trovo un discorso vecchio e scontato. Se dietro ci può stare un discorso di preparazione alle prossime amministrative, il pensiero di mettere su qualche lista, mi va bene».  

Poi il vero problema: «La verità è che c’è un grosso limite: la mancanza di forze politiche e del fare Politica alla vecchia maniera, con la maiuscola. Quella politica da cui provengo, e che un po’ rimpiango, dove si elaboravano strategie. Adesso è tutto molto veloce e poco riflessivo oltre che poco visionario. Molta politica-social che non cerca dibattito vero, solo brevi battute che lasciano il tempo che trovano».

Il discorso si è poi spostato sulla partecipazione giovanile e sulla percezione che questi hanno delle questioni territoriali: «I giovani sono stati coinvolti in un progetto scolastico in cui veniva chiesto loro un parere sulla fusione (di cui conoscono, è vero, molto poco) ed è venuto fuori che per loro non c’è distinzione tra le due realtà. Sanno che c’è una piazza (più o meno bella) e che c’è un posto per loro (più o meno bello), il loro distinguere non riguarda mai la provenienza territoriale. Ciò che invece hanno sperimentato di negativo è la mancanza di servizi. Ciò che vorremo realizzare è un potenziamento del trasporto pubblico che metta in rete i due centri urbani. Metropolitana leggera, incremento dei servizi di mobilità, il lungomare unico, le piste ciclabili sono misure che ridisegneranno davvero la città unica. Stiamo lavorando – e conclude - perché si raggiungano anche questi obiettivi».

Rita Rizzuti
Autore: Rita Rizzuti

Nata nel 1994, laureata in Scienze Filosofiche, ho studiato Editoria e Marketing Digitale. Amo leggere e tutto ciò che riguarda la parola e il linguaggio. Le profonde questioni umane mi affascinano e mi tormentano. Difendo sempre le mie idee.