Inaugurato a Cariati il Museo del Mare, dell’Agricoltura e delle Migrazioni
Diventa finalmente fruibile il Museo del Mare, dell’Agricoltura e delle Migrazioni, che non è solo un museo, ma cenacolo culturale aperto a tutti e per tutte le espressioni d'arte
CARIATI - Si raccolgono i frutti di un lavoro iniziato dall’intuizione del compianto ingegnere Franco Rizzo, nel 2012. La sindaca di Cariati, Filomena Greco, rimarca che non sia solo Museo di Cariati, ma di tutta la Sibaritide, perché un altro museo così non esiste nella fascia ionica.
La sala in cui si è tenuta la cerimonia ospiterà delle mostre itineranti e attualmente vede gli artisti locali in modo permanente, anche se non si escludono tentativi di riportare statue, all’interno di esso, come l’Heracles, ora a Sibari.
Ranieri Filippelli sottolinea l’importanza di farlo rientrare in quest’ultima rete museale, volontà condivisa da parte del direttore del museo di Sibari.
Assunta Scorpiniti, ideatrice del percorso museale e curatrice delle collezioni, definisce la giornata come una "festa" permessa anche dall’aiuto della sindaca, che è stata sua avversaria politica ma non nemica, e con la quale condivide l’amore per il paese che le ha fatte collaborare.
Insieme, hanno predisposto la presenza delle donne, in ogni sala, poiché anche loro sono nella storia. Anche le donne ci sono oggi e sempre.
«Questa festa – dice Scorpiniti - è del maestro Montesanto, del maestro De Dominicis, del professore Liguori che ha donato loro i suoi libri, di Giovanni Crescente che ha dato il suo apporto nella sala dell’agricoltura, e di Nedda che ha dato i vestiti marocchini, permettendo l’incontro delle culture».
Nelle vetrine - fortemente volute dall’organizzatrice perché "Anche la falce della mietitura, diventa un bene culturale" – ci sono dei cimeli storici sia della famiglia Vennari, sia del sacerdote Scorpiniti, canonico della Cattedrale, direttore del seminario e autore di bellissimi panegirici e scritti religiosi. Crescente, nel corso della cerimonia, ha spiegato come avvenisse l’identificazione delle persone cariatesi in passato, attraverso il pezzo di spiaggia delimitato alle famiglie con le barche, o di terra per gli agricoltori.
Nell’elencare le zone si dilunga e si commuove parlando di "vanità", quella presunzione a mio dire, positiva, poiché permessa solo da una forte conoscenza della storia, del passato e delle radici, che si declina in amore per il territorio e in naturale valorizzazione dello stesso.
Partendo da un immobile comunale abbandonato si è arrivati ad una struttura - dotata addirittura, di maxi schermi per la proiezione degli eventi in tutte le sale - temporaneamente aperta al pubblico solo martedì, giovedì e domenica, in orario serale, e per i gruppi anche la mattina su prenotazione, finché il Comune non avrà reclutato tutto il personale. In parallelo al patrimonio materiale del museo, si sta sviluppando anche quello immateriale, fatto di filmati, interviste, suoni e voci legati ai significati del museo, che dovranno essere catalogati secondo gli standard nazionali.
L’organizzatrice ci racconta l’iter che ha permesso di tagliare il traguardo: «Espletate le procedure progettuali da me per quel che riguarda l’ideazione del percorso museale, i contenuti, i significati e la mission del museo, e dagli stessi architetti Ippolito e Ciccopiedi per la parte tecnica, abbiamo potuto accedere all’intero finanziamento di circa 100 mila euro da destinare a tutti gli arredi, ai supporti, la sala congressi, gli impianti e le tecnologia.
I pannelli esplicativi sono stati da me elaborati in forma del tutto volontaria, fino al 2014. Dopo un lungo fermo, a fine marzo 2022 sono stata finalmente incaricata dall’amministrazione comunale di completare il museo».
Urge dunque fare un plauso a questa donna, oltre che a questa comunità che in modo coeso, vive e si espande, senza dimenticare le orme di chi li ha preceduti, senza dimenticare che questi provvederebbero ancora oggi a noi, se solo li valorizzassimo sempre. Come ha detto la sindaca Greco, di cultura, si può vivere. Rendiamolo possibile.