Le fave fresche dell'alto Jonio cosentino tra le più buone d'Italia
Da Trebisacce a Rocca Imperiale, passando per Amendolara, Montegiordano e Roseto Capo Spulico, il legume squisito crudo o cotto da mangiare, che per Pitagora era magico
CORIGLIANO-ROSSANO – A maggio si apre il periodo della raccolta delle fave, che si chiude a giugno. Gustose e molto gettonate dagli italiani, scopriamo che uno dei luoghi di maggior produzione è proprio l’alto Jonio cosentino.
Non solo per quantità di produzione, ma anche per qualità, la zona che va da Trebisacce a Rocca Imperiale, passando per Amendolara, Montegiordano e Roseto Capo Spulico, segna i raccolti tra i più “buoni” a livello nazionale. Tanto da essere candidato a diventare eccellenza regionale.
Cosa favorisce il sapore unico delle fave, ma anche dei piselli, coltivati in questo territorio? La posizione geografica delle terre che costeggiano il mare, collinari soleggiati, ariosi, con un microclima asciutto e mite che dona quella dolcezza e quel gusto tutto calabrese a questi legumi.
La coltivazione gode di eccellenti qualità organolettiche, deliziose da mangiare anche crude. Una prelibatezza ricercata nei mercati di tutta Italia.
Sono un’ottima fonte di proteine come tutti i legumi, di nutrienti importanti come vitamine e sali minerali fondamentali per la salute umana e in Calabria, sono state ritrovate ben 120 varietà ed ecotipi di legumi. Secondo il celebre filosofo Pitagora, le fave erano considerate piante magiche, dotate di una potenza misteriosa.
La raccomandazione di stare attenti va a chi purtroppo, soffre di favismo, una malattia genetica ereditaria dovuta alla mancanza di un particolare enzima dei globuli rossi, che può causare grave anemia.
Comunque sia, crude o cotte, le fave segnano l’inizio del mese di maggio e il periodo delle scampagnate in montagna o al mare, poco importa. Il made in Calabria, precisamene quello dell’alto Jonio cosentino fa ancora una volta centro, tra cibo e luoghi da vivere, con la bella stagione.