Il 1 maggio passeggiata ecologica nella Valle dei mulini a Corigliano, alla scoperta delle antiche tradizioni
Dal passaggio dell'acqua ai tre fichi infornati da mangiare, recitando il "Patrinnuostri" dedicato a San Paolo. Tutto quello che c'è da sapere sui rituali coriglianesi nel mese della Madonna
CORIGLIANO-ROSSANO – Ritornano due tra le usanze più antiche di Corigliano, tipiche del mese di maggio: il passaggio dell’acqua e quella di mangiare i tre fichi secchi infornati. Tutto questo si rivivrà domenica 1° maggio con la passeggiata ecologica che prevede la partenza ore 9.30 di mattina, da Piazza del Popolo.
Il percorso guidato naturalistico e storico nella Valle dei Mulini, lungo il fiume Coriglianeto passerà attraverso 3 cascate, naturali e artificiali, dove si trova anche la vecchia centrale idroelettrica 1800. La passeggiata naturalistica attraverso il torrente Coriglianeto si concluderà sul ponte Picocca, con degustazioni dei prodotti tipici del territorio e intrattenimento musicale.
La storica passeggiata si ripete da oltre un ventennio a cura della Pro-loco Corigliano che, negli ultimi anni, con un gruppo di volontari ha pulito e ampliato numerosi sentieri fino alla risalita del torrente lungo il confine con Acri dove si aprono degli scenari di flora e fauna spettacolari.
Come anticipato, nel giorno del primo maggio, è fondamentale il passaggio dell'acqua mangiando i fichi, sulla tovaglia bianca stesa, con il fiore rosso, simbolo dell'entrata del mese di maggio in onore alla Madonna. Secondo un’antica tradizione, la mattina di questo giorno, ogni componente delle famiglie coriglianesi, mangiava tre fichi secchi recitando per ognuno di essi un Pater Noster dedicato a San Paolo. E qui terminava la prima parte del rituale.
Poi tutta si usciva alla ricerca di un qualunque corso d’acqua: ruscello, torrente, parte guadabile di un fiume, scoli di acque di sorgenti, ecc… Ultimata la ricerca, iniziava la seconda parte del rituale, quella del passaggio attraverso l’acqua.
Cominciava il capofamiglia: si faceva il segno della croce, recitava un altro Patrinnuostri dedicandolo ancora a San Paolo al quale chiedeva di tenere lontano da lui tutti i rettili, specialmente quelle velenosi, lìpiri e àsprici e quindi attraversava l’acqua. E così per tre volte.
Al capofamiglia seguivano la moglie e poi ad uno ad uno i figli. Col passar del tempo, la seconda parte del rituale ha subito un cambiamento secondo il quale non si andava più sul posto a «passare l’acqua», ma si rimaneva a casa. Si metteva a terra un recipiente con acqua, generalmente una bacinella, e comodamente lo si scavalcava per tre volte rivolgendo a San Paolo la stessa preghiera e facendogli la stessa richiesta.
Secondo alcune testimonianze raccolte, i due rituali, quello di mangiare i tre fichi secchi infornati e quello del passaggio dell’acqua, non avvenivano lo stesso giorno: i tre fichi si mangiavano il primo maggio mentre l’acqua si passava il tre maggio, festa della Santa Croce. Ormai sono pochissimi i Coriglianesi che il primo maggio passano l’acqua.