Fiamme tremule e “tocchite” nella notte del Venerdì Santo a Campana: l’Addolorata accompagna il Figlio al sepolcro
VIDEO - Una processione suggestiva, ricca di rituali che vede la Madre di Dio recarsi ai piedi della Croce, assistere alla deposizione del corpo senza vita di Gesù, per poi accompagnarlo nel suo ultimo viaggio terreno
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CAMPANA – Le fiamme tremule delle torce illuminano la fredda notte del Venerdì Santo nel piccolo borgo della Sila Greca. Che sia marzo o aprile, in questo giorno sacro ogni anno un manto di gelo pungente si posa su Campana avvolgendo tutto e tutti.
Gli uomini e le donne della Confraternita di Maria Santissima di Costantinopoli vestono a lutto confondendosi con il buio. In due fila distinte, come ali di fuoco, si dispongono dietro la statua della Vergine che, sommessamente, viene portata sui gradini antistanti la chiesa. In quel luogo sacro la comunità ha assistito alla lettura delle “sette parole” che Gesù ha pronunciato nelle tre ore di agonia, prima del sopraggiungere della morte.
Sono ormai le 22 circa.
L’Addolorata, con il viso solcato dalle lacrime e le spade di dolore che le trafiggono il petto, attende dietro al portone della chiesa che le venga restituito il corpo di Gesù. Il sacerdote invita la Madre di Dio ad entrare. Il vecchio legno, cigolando, si apre. Maria avanza lungo la navata, arrivando ai piedi dell’altare. Lì, tra le sue mani viene posta una piccola croce mentre i fedeli intonano un canto.
In quel momento, quando gli occhi della Vergine sono rivolti al corpo dell’amato Figlio, inizia la deposizione del Cristo dalla Croce. Un rituale lento e commovente che scuote anche le anime dei non credenti. Vengono estratti i chiodi dalle mani e, con l’aiuto di un lenzuolo bianco, si accompagna il Corpo martoriato del Salvatore, facendolo scivolare lentamente, fino a deporlo su di un letto con il quale verrà trasportato al sepolcro, allestito nella più antica chiesa del paese: la chiesa Matrice, nel cuore del vecchio centro storico.
La banda musicale del paese suona una marcia funebre, mentre Maria accompagna Gesù nel suo ultimo viaggio terreno. Si lascia così la chiesa di San Domenico e i fedeli, cantando e pregando, si incamminano afflitti accanto alla loro Madre Celeste, per supportarla in questo momento di incommensurabile dolore. Con Lei, l’apostolo Giovanni.
Le campane tacciono. Al loro posto si sente il rumore sordo delle “tocchite”, un antico e tradizionale strumento di legno. Un suono che riecheggia in modo frastornante, ampliato dalle case vuote e abbandonate che la processione incontra procedendo lungo uno vicolo stretto che conduce nel cuore del centro storico.
Arrivati nella chiesa Matrice le voci dei fratelli della Confraternita intonano un canto triste e solenne che risuona cupo e forte. Quasi un grido di dolore che squarcia il silenzio della notte.
Tomba che chiudi in seno, in seno
Il mio Signore già è morto,
Signor già è morto
Finché non sia risorto,
non sia risorto.
No, no, no, no, no, non partirò da te.
Alla spietata morte
Allor dirò con gloria,
dov’è la tua vittoria?
Dov’è, la tua vittoria, dimmi dov’è, dov’è?
La tua vittoria, dimmi dov’è?
Dov’è, la tua vittoria, dimmi dov’è, dov’è?
Il corpo senza vita di Gesù viene posto nel sepolcro allestito davanti all'altare. Maria e l’apostolo prediletto, dopo lo straziante addio, lasciano il sepolcro. La processione ripercorre la via a ritroso, risalendo lungo la strada che conduce alla chiesa di Maria Santissima di Costantinopoli. Lì i fedeli saluteranno l’Addolorata baciando il lembo delle sue vesti.
Si conclude così l’ultimo rituale di questo giorno completamente dedicato al digiuno, al silenzio e alla preghiera. Un giorno lento e solenne che ti strappa dalla frenesia della modernità e ti conduce in un luogo fuori dal tempo, a contatto con l’essenziale… a contatto con Dio.
(foto di Giuseppe Berardi)
Storie d'Altri tempi è un progetto dell'Eco dello Ionio e dell'associazione Rossano Purpurea, nato per costruire un racconto corale di memorie cittadine tra Corigliano e Rossano. I contenuti sono frutto di un patrimonio orale di ricordi, o di ricerche storico- antropologiche, per lo più inedite, che gli autori hanno accettato di condividere con noi. Una narrazione unica, antica e nuova allo stesso tempo, della nostra identità.