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I riti pasquali da Cerchiara a Trebisacce: la fede che trova origini antichissime in usanze pagane

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TREBISACCE - Sono numerose e colorite le tradizioni dell’Alto Ionio legate alle celebrazioni del Venerdì Santo e del Sabato che precedono la Pasqua, molte proprie della religione cristiana, alcune risalenti a riti pagani e arcaici di cui si è conservata memoria o assorbiti dalla tradizione religiosa predominante. In tutta la provincia di Cosenza, ma soprattutto nell’Alto Ionio è usanza adornare la rappresentazione del "sepolcro" (altare della reposizione) presente all’interno delle chiesa con i così detti “lavurell’” o “lavuredd’” o “ghavurìlli”, che altro non sono se non i celebri “Giardini di Adone”, cioè vasi contenenti terra nei quali si seminavano piante di rapida fioritura, principalmente semi di grano o ceci o lupini, che dopo essere stati tenuti al buio per alcune settimane presentano la germinazione di alcuni steli, simbolo della nascita e della rinascita.

Questi “lavoretti” sono per lo più affidati ai più piccoli e in passato avevano lo scopo di comunicare la vita che nasce nonostante un periodo di oscurità. Viene considerato ancora propiziatorio portare, dopo la celebrazione della Pasqua, un ciuffo di questi steli nella propria abitazione. Sempre carattere propiziatorio ha il rito di conservazione delle ceneri delle pire pasquali, grossi falò che ardono fuori dai luogo di culto la notte tra il sabato e la domenica di Pasqua. 

Durante il Venerdi Santo, la tradizione popolare vietava alcuni comportamenti, nello specifico non si poteva rifare il letto perché Gesù era morto in “Passione”, non si scopava la casa né bisognava fare le pulizie quotidiane, non bisognava pettinarsi i capelli; le donne che avevano i capelli a ”nnocche” o a trecce dovevano scioglierle e portarle sul capo; gli uomini, invece, si lasciavano crescere la barba. Non si cucinava, si  assaggiava solo un po’ di pane verso mezzogiorno e qualche sorso d'acqua. Bisognava digiunare. Era vietato suonare le campane, anzi in maniera simbolica si legavano le corde nel campanile. In sostituzione si suonava 'a truccughe e 'u ddurre-ddurre, Si dovevano evitare i comportamenti di gioia e di divertimento nonché le occasioni di festa.  Col Sabato Santo le campane tornavano a suonare perché Gesù era risorto e perciò si riprendevano le abitudini quotidiane.  Il sacerdote poi prendeva l'acqua "nova" cioè l'acqua santa benedetta da poco, e si recava casa per casa per benedirle e così anche al cimitero, nelle campagne.

Per accompagnare le processioni vengono tutt’ora usati la “troccola” tipico strumento popolare legato a queste festività: la troccola è costituita con maniglie metalliche che percuotono il corpo in legno producendo un suono caratteristico. In un altro tipo di troccola, fatto soltanto di legno, il suono è invece ottenuto facendo ruotare una parte dello strumento con un movimento centrifugo. A Trebisacce, riprendendo un’antica tradizione, dal 2008 è sorta la Confraternita del Santissimo Crocefisso, che dal primo pomeriggio del venerdì si impegna in una serie di riti quali scoprimento della croce e cura della statua del Cristo Morto, indossando alcuni costumi devozionali.

Altro simbolo della festività è sicuramente il gallo: a Cerchiara di Calabria ad esempio, mentre ad essere portata in spalla dai fedeli è la statua di San Giovanni Evangelista, la stessa è preceduta dall’esposizione di un gallo vivo, simbolo pagano di forza e rigogliosità.

Cassano allo Ionio solitamente vive la giornata del venerdì santo, che come tradizione vuole, con la caratteristica processione delle “Varette” che trova la sua origine già nel quindicesimo secolo, durante il periodo della dominazione spagnola sul territorio.

Accompagnano il corteo delle “Varette”, che altro non sono se non scene iconografiche della via della croce, il Cristo deposto e la statua della Madonna Addolorata.

Tipico canto della processione del Venerdì Santo.
La trascrizione del canto proviene dell'Archivio Piero De Vita ed è tratto dall'opera di Piero De Vita "IL PIANTO DI MARIA: Mater Dolorosa - Scinne Maria e mmìttete u mante". Si ringrazia per la gentile concessione.

MARIA, MARIA  

Maria , oh Maria/pi mminze a ssette vije
chiangènne e llacrimànne
lu so' figlie jì ttruvànne
           - Cu nn'avì ggune e cu nn'avì dduje
              Matre Maria ggunì nn'avije.
              Avì nnu ggiglie a ll'urte
               vade a lla Crucie e llu trove mmurte

Maria, oh Maria/pi mminze a ssette vije
chiangènne e llacrimànne
lu so' figlie jì ttruvànne
           - Cu nn'avì dduje e ccu nn'avì ttrije
              Matre Maria ggune n'avìje.
              Avì nnu ggiglie a ll'urte
               vade a lla Crcuie e llu trove mmurte.

Maria, oh Maria/pi mminze a ssette vije
chiangènne e llacrimànne
lu so' figlie jì ttruvanne
           - Cu nn'avì ttrije e cu nn'avì quattre
               Matre Maria ggune n'avije.
               Avì nnuggiglie a ll'urte
                vade a lla Crucie e llu trove mmurte.

Maria, oh Maria/pi mminze a ssette vije
chiangènne e llacrimànne
lu so' figlie jì ttruvanne
         - Cu nn'avì quattre e cu n'avì ccinche
             Matre Maria ggune n'avije.
             Avì nnu ggiglie a ll'urte
             vade a lla Crucie e llu trove mmurte.

Maria, oh Maria/pi mminze a ssette vije
chiangènne e llacrimànne
lu so' figlie jì ttruvanne.
          - Cu nn'avi ccinche e ccu nn'avì ssije
            Matre Maria ggune n'avìje.
            Avì nnu ggiglie a ll'urte
            vade a lla Crucie e llu trove mmurte.

Maria, oh Maria/pi mminze a ssette vije
chiangènne e llacrimànne
lu so' figlie jì ttruvanne
         - Cu nn'avì ssije e ccu nn'avì ssette
            Matre Maria ggune n'avije.
            Avì nu ggiglie a lll'urte
            vade a la Crucie e llu trove mmurte

Maria, oh Maria/pi mminze a ssette vije
chiangènne e llacrimànne
lu so' figlie jì ttruvanne

Andrea Mazzotta
Autore: Andrea Mazzotta

(Cosenza, 1978) Laureato in giurisprudenza, giornalista pubblicista, appassionato di comunicazione e arte sequenziale, è stato direttore della Biblioteca delle Nuvole di Perugia, direttore editoriale delle Edizioni NPE, coordinatore editoriale per RW-LineaChiara, collaborando con diverse realtà legate al settore dell'editoria per ragazzi. Collabora con il Quotidiano del Sud, Andersen, Lo Spazio Bianco, Fumo di China. E' un fedele narratore delle Cronache della Contea, luogo geografico e concettuale nel quale potenzialmente può succedere di tutto. E non solo potenzialmente.