Femminicidi, Campa: «La violenza in famiglia uccide più della mafia»
«Fondamentale offrire tutela immediata alle donne che trovano la forza di denunciare, intervenendo con misure adeguate a limitare la libertà del carnefice»
CORIGLIANO-ROSSANO - «Il drammatico bilancio dei femminicidi non si arresta. Nel nostro Paese, la violenza in famiglia resta uno dei drammi sociali più gravi, che uccide più della mafia. Nel 2021, in Italia, sono più di 80 le vittime, quasi tutte uccise in ambito familiare. Non posso fare a meno di citare Rita Amenze, 31 anni, uccisa dall'ex marito mentre entrava in fabbrica; Vanessa Zappalà, 26 anni, freddata senza pietà dall'ex fidanzato (denunciato più volte per stalking) mentre passeggiava con le amiche nel Catanese; Giuseppina Di Luca, 46enne, uccisa a coltellate dall'ex marito sulle scale di casa nel Bresciano; Chiara Ugolini, 27enne, massacrata a Verona dal vicino (ai domiciliari) che voleva stuprarla. Tutte donne uccise da uomini malvagi e sani di mente che non accettano il rifiuto da parte della preda. Siamo tutti responsabili della violenza contro le donne!».
È quanto dichiara l'Avvocato-Criminologa Luana Campa, Direttore Scientifico dell'Associazione La Giusta Difesa e Presidente Onorario del Movimento per la Vita.
«La violenza sulle donne - aggiunge Campa - è figlia di un'asimmetria di potere millenaria tra uomini e donne che trova il proprio humus nella discriminazione e nella disparità fra uomini e donne. Bisogna andare alle radici della nostra cultura, dell’educazione, dell'informazione. Fin da piccole, noi donne acquisiamo identità differenziate di genere: la c.d. socializzazione differenziale. Fin da piccole, interiorizziamo valori, atteggiamenti, forme di sottomissione tipiche della società maschilista in cui siamo nate. Gli uomini, di solito, vengono indirizzati verso l'azione, il mondo esterno, mentre le donne verso la sfera privata, affettiva e intima. L'amore ci viene inculcato come una missione di vita, come devozione assoluta, rinuncia di sé, al di là dei nostri bisogni e desideri. Occorre cambiare questi stereotipi e educare a modelli relazionali simmetrici tra maschi e femmine. Dobbiamo spiegare ai bambini, fin dalla più tenera età, che uomini e donne hanno gli stessi diritti e doveri e che nessuno può dominare l'altro. La parità deve diventare una pratica, a partire dal microcosmo familiare. Il femminicidio - sottolinea Campa - si sconfigge solo modificando la mentalità!».
«La strada è ancora lunga e, purtroppo, è evidente che l'aumento delle pene - su cui ha inciso la legge n. 69/2019, nota come Codice Rosso - non ferma gli uomini abusanti dal porre in essere agiti violenti. È doveroso intervenire sui carnefici. Occorre recuperare il maltrattante, perché prima o poi verrà reimmesso nella società con un altissimo rischio di recidiva. Inoltre - ribadisce Campa - è fondamentale offrire tutela immediata alle donne che trovano la forza di denunciare, mettendole in sicurezza e intervenendo con misure adeguate a limitare la libertà del carnefice. La velocità di decisione può fare la differenza tra la vita e la morte. E, per concludere, mai sottovalutare i c.d. reati spia: maltrattamenti, stalking, violenza sessuale, poiché al femminicidio ci si arriva dopo tali delitti» conclude.