Monsignor Aloise: «Maria, una donna fatta della "nostra pasta"»
Ecco l’omelia tenuta dal vescovo Maurizio Aloise in occasione della messa solenne dedicata alla Madonna Achiropita
CORIGLIANO-ROSSANO – Pubblichiamo di seguito il testo dell’omelia tenuta dal vescovo Maurizio Aloise in occasione della messa solenne dedicata alla Madonna Achiropita.
Illustrissimo Signor Sindaco, illustrissimo signor presidente del consiglio e consiglieri tutti, stimate Autorità civili e militari, egregi rappresentanti delle Istituzioni pubbliche, e delle Associazioni di Volontariato, Culturali, Educative, cittadini tutti, fratelli e sorelle nella fede.
La Vergine Achiropita che oggi contempliamo nel mistero dell’Assunzione è una donna della "nostra pasta” impastata come noi di terra e cielo. S. Maria con tutta la sua grandezza, non è una donna diversa dalle altre donne della terra. Ella è interamente donna, non un essere superiore venuto da un altro pianeta, né una creatura soprannaturale scesa dal cielo. Essa si presenta nel Vangelo con tutte le caratteristiche della sua femminilità e della sua maternità in alcune circostanze storiche concrete a volte tinte dal dolore a volte coronate dalla gioia. Sente come donna, reagisce come donna, soffre come donna ama come donna. La sua grandezza non procede da lei, ma dall'opera meravigliosa di Dio, accolta ed assecondata fedelmente da Maria. La sua assunzione in corpo ed anima al cielo, non la allontana da noi, ma la rende più potente per guardare gli uomini suoi fratelli, con occhi di amore e di pietà.
Come donna "della nostra pasta", ella è la figura più eccelsa tra le creature umane e, allo stesso tempo la più tenera e materna.
La storia di Maria è una storia semplice forse banale, ma non per Dio ... Lui l'aveva pensata sin dall'eternità così, bellissima, la aveva amata da sempre, ed ora attendeva da lei una risposta, “Ho bisogno di te”! Vuoi farmi da madre? Ho pensato che solo facendomi uomo avrei potuto dire definitivamente all'uomo di ogni tempo che lo amo, così come amo te. Posso fare irruzione nella tua vita? Mi dai il permesso di sconvolgere i tuoi piani per farne insieme con te, uno più grande dove nessuno si senta escluso? Qualche attimo di attesa e poi una sola parola il suo SI… «e il Verbo si fece carne».
Si! A colei che gli aveva dato un corpo, Dio “doveva” restituire il favore. Le doveva un corpo.
Quel corpo, precisamente, che aveva reso possibile la sua «incorporazione» nel mondo. Quel corpo che, grazie alla risurrezione, era stato sottratto alla corruzione.
Adesso poteva sdebitarsi. Non permettendo che il corpo di sua Madre conoscesse la decomposizione nel sepolcro, così come il suo non l'aveva conosciuta.
L'Assunzione della Vergine al Cielo, in corpo e anima, senza scavalcare la tappa della morte, si collega quindi strettamente alla risurrezione di Cristo.
Guardando a Maria, sorella nostra che ci è passata avanti, siamo pervasi di una luce stupenda che trasfigura di bellezza la nostra carne, una carne finalmente redenta dalla vittoria pasquale di Cristo.
La Pasqua di Maria è la nostra Pasqua, la nostra umanità è la sua, e già risplende gloriosa accanto a quella di Cristo. L'Assunzione al cielo di Maria ci fa guardare al presente con occhi nuovi: quelli della resurrezione e ci proietta verso quel futuro di beatitudine e di gioia senza fine verso il quale siamo in cammino.
Maria è per noi, anche modello di sequela di Cristo, lei che è stata incondizionatamente "prima discepola" del suo Figlio.
Maria è la risposta più perfetta che mai sia stata data alle esigenze di Dio... Lei è beata perché ha creduto. Ma è beata anche e soprattutto perché ha amato. E l'amore implica vicinanza, comunione, partecipazione, non separazione.
Ognuno di noi, come Maria, è chiamato a "esserci", a fare una scelta, a determinarsi giorno per giorno dinanzi alle difficoltà del vivere quotidiano e alle sfide che la vita, in questo mondo i cui equilibri sono cambiati per sempre, ci pone davanti.
Non dobbiamo subire gli eventi, ma diventare i protagonisti di un cambiamento ormai necessario. Agire per il bene comune, preparare un fertile futuro per le generazioni a venire, dare il proprio contributo per la costruzione di un mondo che non sia più ripiegato sulla logica dell'egoismo.
E dobbiamo farlo qui, ora, nelle nostre case nelle nostre famiglie, nelle nostre comunità, nella nostra città. Ogni gesto, anche il più semplice diventa prezioso se inserito in una visione cristiana della condivisione.
E quando c'è di mezzo Dio cui «nulla è impossibile» (Le 1, 27), anche la separazione imposta dalla morte viene annullata. Niente è impossibile all'Amore.
Ma la festa di oggi ci sollecita anche a porre una serie di domande che, forse, molti preferirebbero evitare.
Crediamo veramente nella vita eterna?
E che cos'è, concretamente, per noi, la vita eterna? la vaga speranza, un'ipotesi più o meno probabile, una cosa lontana e nebulosa? Oppure una certezza incrollabile che dà un senso preciso, un orientamento alla nostra esistenza di quaggiù?
Già, perché credere nella vita eterna non significa aspettare passivamente qualcosa che verrà «dopo», che ci sarà «al di là», ma scoprire che c'è qualcosa da fare qui, oggi, c'è un modo di essere quaggiù, c'è una posizione precisa, un ruolo definito da assumere adesso, in rapporto appunto a quella prospettiva futura ...
Tra i titoli con cui è venerata a Rossano la madre di Dio, uno in particolare mi ha colpito: “scuotitrice di dormienti” che ci richiama a tenere fermi principi morali e codici di comportamento, oggi più che mai irrinunciabili. Mi riferisco, in particolare, ai valori dell’unità e della coesione sociale, dell’identità originaria e dell’appartenenza, del ritrovarsi in sensibilità e aspirazioni condivise, del sentirsi parte integrante di un sistema territoriale, nazionale, europeo, mondiale”.
Non lasciamo che siano gli altri a decidere per noi, non lasciamoci scoraggiare, non sentiamoci sconfitti. Non lasciamo spazio a ciò che di negativo ci accade, perché è lì si annida come una gramigna il seme della paura.
Scegliamo la speranza, la responsabilità, la gioia. Sperimentiamo il dono del dare e dell'esserci, così da giungere un domani a godere con pienezza di cuore la vita eterna promessa.
Ci rivolgiamo con fiducia a Maria Achiropita, custode della nostra città, dolce Regina del cielo, e le chiediamo: «Donaci giorni di pace, veglia sul nostro cammino, fa che vediamo il tuo Figlio, pieni della gioia del Cielo» Amen (Inno dei Secondi vespri).