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La Calabria brucia: «Atto d'accusa per le istituzioni che tacciono e non agiscono»

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CATANZARO - «Gli incendi boschivi che stanno dilaniando in queste settimane la nostra regione non sono imponderabili disastri, né tanto meno nuove piaghe dovute al fato o alla casualità, bensì fenomeni prevedibili e mitigabili se soltanto le istituzioni preposte al contrasto e alla prevenzione di questi fenomeni operassero come le loro responsabilità e funzioni prevedono. Il nostro è un atto d'accusa per chi non ha fatto quanto avrebbe dovuto, ed insieme un accorato appello a coloro che si candidano alla Presidenza della Regione Calabria».

Inizia così la lettera aperta sottoscritta dalle seguenti associazioni: Comitato Stop Incendi Calabria; Baticos, Bio-distretto Alto Tirreno Cosentino; Italia Nostra Calabria; LIPU Calabria; Longobucchesi Contro gli Incendi; WWF Calabria Citra; Passaggi.

«Le nostre associazioni – si legge - ritengono essenziale che il Piano AIB debba essere adeguatamente sostenuto, dal punto di vista economico, con investimenti sui mezzi, sulle attrezzature e sulla formazione permanente degli operatori del settore, dei dirigenti di Calabria Verde e della Protezione Civile, nonché del personale della Sala Operativa Unificata Permanente e dei DOS. È tristemente nota, negli ultimi anni, l'impennata del numero di roghi nel territorio calabrese: abbiamo bisogno, per questa ragione, di più conoscenza e di tecnologie innovative, ma soprattutto di azioni di sensibilizzazione e di educazione capillare sul territorio attraverso l'informazione e il coinvolgimento delle vecchie e nuove generazioni, nella scuola e nella società».

«In particolare, - spiegano - in accordo con i Comuni, la Regione deve realizzare, soprattutto nei mesi da maggio a settembre, una campagna d'informazione, comunicazione e sorveglianza per contrastare l'illecita pratica dell'abbruciamento delle stoppie da parte dei privati. È altrettanto necessario che "Calabria Verde" preveda in anticipo, rispetto al periodo estivo, le attività di pulitura dei viali parafuoco e la manutenzione delle vie di accesso alle aree forestali. Sul fronte amministrativo, sarebbe necessario che la Regione sostenesse i Comuni nella realizzazione dei catasti degli incendi (troppo spesso inesistenti), incitandone la formulazione attraverso premialità, ma anche puntando su imprescindibili controlli e sanzioni.

«Le nostre associazioni – aggiungono - ritengono necessario, sul fronte della lotta attiva agli incendi, che le istituzioni facciano chiarezza sugli appalti della flotta aerea anti-incendio; dalle indagini della magistratura appare chiaro, infatti, come le precedenti amministrazioni abbiano favorito le ditte dell'elisoccorso, anche in modo illegale, sottraendo enormi risorse alla collettività, risorse che potevano essere utilizzate per contrastare gli incendi da terra. Benché la legge regionale n. 51 del dicembre 2017 (denominata Legge Bevacqua) abbia avuto il merito di attuare formalmente, dopo ben diciassette anni, la legge quadro nazionale 353/2000, le nostre associazioni ritengono che questa sia già insufficiente ad affrontare un quadro non solo estremamente grave, bensì decisamente drammatico, soprattutto se pensiamo alle nuove sfide poste dai cambiamenti climatici. Ciò impone una seria riflessione sulle Centrali a biomassa presenti sul territorio regionale e, più in generale, sull'economia e il valore del patrimonio forestale, nella profonda convinzione che sia completamente illogico distruggere il patrimonio forestale per produrre energia. Non si tratta di esser tout court contro il mito della "filiera locale" (ormai evidentemente smascherato nella sua malsana accezione), ma di favorire una sana integrazione tra popolazione, territorio, economia e tutela ambientale e paesaggistica».

«Per ciò che riguarda la caccia, - continuano - ne chiediamo la sospensione nei terreni percorsi dal fuoco (art.10 legge 353/200) e nei territori limitrofi, dove hanno trovato e troveranno rifugio gli animali scampati agli incendi. La drammatica situazione in cui versa il territorio rende del tutto inopportuna la previsione di un'ulteriore pressione sulla fauna selvatica, quale quella rappresentata dall'attività venatoria. Davanti agli incendi, infatti, le popolazioni animali, decimate e logorate, devono essere protette in quanto patrimonio della collettività; un irrinunciabile e sacrosanto provvedimento, peraltro indicato nel 2017 anche dall'ISPRA, la massima istituzione scientifica in materia».

«In merito alle opere di riforestazione, - incalzano - La Regione non deve permettere che le Misure del PSR ad esse destinate vengano distorte per foraggiare vecchie e nuove speculazioni. È parimenti necessario che le eventuali riforestazioni sui terreni percorsi dal fuoco vengano effettuate con rigorosi criteri scientifici. Le tempistiche e le tecniche degli interventi, nonché la scelta delle specie forestali da piantumare, non possono essere lasciate al caso ma devono essere indicate da competenti in materia di ecologia, scienze forestali e da esperti di conservazione naturalistica. Da ultimo (ma certo non meno importante), riteniamo strategico, in tema di aree rurali, che la Regione attui tutte quelle misure socio-economiche necessarie per contrastarne l'abbandono: solo se i territori saranno presidiati da chi vi abita sarà possibile contrastare in modo capillare le tante cause degli incendi».

«Le istituzioni regionali calabresi – proseguono - sembrano sorde a una realtà de facto in costante peggioramento. Proprio l'8 agosto scorso l'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) dell'ONU ha fornito nuovi dati, ammonendo sulle conseguenze irreversibili generate dai cambiamenti climatici. Il riscaldamento globale produce siccità e ondate di caldo estremo che incrementano e aggravano il fenomeno degli incendi in modo esponenziale. A loro volta, i terreni percorsi dal fuoco vanno più facilmente incontro a dissesto idrogeologico e degrado dei suoli: una spirale multi-fattore purtroppo nota come desertificazione».

«È grave ed irresponsabile che, mentre tutta la società (e non solo gli ambientalisti) attende maggiore impegno ed efficaci strategie al passo con i tempi, le istituzioni regionali operino in senso opposto, come dimostra, ad esempio, la diminuzione del proprio impegno finanziario a favore dell'AIB. Il nostro patrimonio boschivo va in fiamme, e con esso vanno in fiamme coltivazioni, aziende agricole e uliveti, profilando all'orizzonte enormi danni economici. Non solo: ormai anche le aree urbane sono minacciate in modo significativo dal fenomeno dei roghi. Mentre stiamo scrivendo bruciano le foreste della Sila e il Reventino, zone del Pollino e della Catena Costiera cosentina; In Aspromonte, nella stessa zona dove solo pochi giorni fa due persone hanno perso la vita nel vano tentativo di spegnere un incendio, ora bruciano le faggete già patrimonio dell'Unesco. Non è più possibile aspettare: bisogna agire ora!» concludono.

Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

Ecodellojonio.it è un giornale on-line calabrese con sede a Corigliano-Rossano (Cs) appartenente al Gruppo editoriale Jonico e diretto da Marco Lefosse. La testata trova la sua genesi nel 2014 e nasce come settimanale free press. Negli anni a seguire muta spirito e carattere. L’Eco diventa più dinamico, si attesta come web journal, rimanendo ad oggi il punto di riferimento per le notizie della Sibaritide-Pollino.