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Quei paesi dell’entroterra dove anche una caduta può risultare fatale

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NOCARA – Salva per miracolo grazie all’intervento della Guardia Costiera. È quanto accaduto ieri a Nocara, il piccolo centro dell’Appennino calabrese a confine con la Basilicata. La protagonista della storia una donna, quasi novantenne, che si era recata all’ufficio postale del paese per sbrigare le sue commissioni. Una giornata come le altre se non fosse stato per quel lieve malore, un mancamento, che la signora ha avuto mentre stava per recarsi allo sportello. Uno scivolone e la donna è precipitata a terra battendo la testa.

Una caduta che le sarebbe potuta essere fatale se in quel momento, a poca distanza da lei, non ci fossero stati due militari della Guardia Costiera, lì per un sopralluogo sul depuratore comunale. E quando li trovi due marinai in montagna?! Eppure ieri erano lì e non si sono sottratti al loro dovere di aiutare il prossimo. Il luogotenente Vito Luciano Marra ed il secondo capo Salvatore Gangi sono subito accorsi per soccorrere la signora.

Ma cosa sarebbe successo se in quel momento fortunatamente non si fossero trovati lì due militari? In un paese come Nocara, 382 anime, quasi sperduto alle pendici del Pollino e con un piede nei Calanchi cari a Carlo Levi, a decine di kilometri di curve dalla vita, dove non c’è un’ambulanza ed il medico di guardia è presente solo in alcuni giorni della settimana, tutto è più difficile. Ed il peso della responsabilità, anche per uno starnuto, cade tutto sulle istituzioni locali.

«Alle volte mi sento davvero scoraggiata» sono le parole - no filter - della sindaca nocarese Maria Antonietta Pandolfi. «Quando accadono queste cose – aggiunge – ho davvero la sensazione che siamo abbandonati da tutti che nessuno ha cura dei cittadini che vivono in piccole realtà come la nostra».

E li i “guai” si cucinano tutti nella stessa pignatta e l’unico punto di riferimento per fare tutto è la casa comunale. È uno sfogo amaro quella della Pandolfi che, però, non dimentica come il paese si “affolli” «solo in quei periodi in cui servono voti per questa o quella competizione elettorale».

Certo, governare un piccolo paese dove anche un graffio può essere fatale dev’essere davvero difficile. «Non abbiamo un’ambulanza, nonostante le richieste languono da tempo sui tavoli degli enti preposti. Non abbiamo un presidio medico quotidiano. Non abbiamo nulla. Siamo fuori e distanti dal mondo e questo non va bene e ci dobbiamo affidare sempre alla provvidenza. Proprio come la presenza – ricorda la sindaca – di quei due militari della capitaneria di porto del distaccamento di Montegiordano che ieri si trovavano lì quasi per caso e che non ho modo di ringraziare per il loro tempestivo intervento che ha salvato la vita ad una mia concittadina».

Sono tempi duri che il Covid non ha fatto altro che peggiorare. Già, perché anche in questo caso sono in pochi i medici e i sanitari che si avventurano sulle alture dello Jonio per verificare la circolazione di questo maledetto virus.

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.