Fratelli d’Italia di Spezzano Albanese celebrano il giorno del ricordo
Il partito di destra della comunità Arbëreshë pongo l’accento sul giorno dedicato al ricordo alla vittime dell’odio comunista nei confronti degli italiani dell’Istria
SPEZZANO ALBANESE - Il 10 febbraio del 2005 gli italiani furono chiamati per la prima volta a celebrare il «Giorno del Ricordo», in memoria dei quasi ventimila italiani dell'Istria, Fiume e Dalmazia torturati, assassinati e gettati nelle foibe (le fenditure carsiche usate come discariche) dalle milizie comuniste della Jugoslavia di Tito, con la complicità dei partigiani italiani. A ricordare la ricorrenza il circolo di Fratelli d’Italia di Spezzano Albanese.
«Venivano legati l'un l'altro con un lungo fil di ferro stretto ai polsi, e schierati sugli argini delle foibe. Quindi si apriva il fuoco trapassando soltanto i primi, i quali, precipitando nell'abisso, morti o gravemente feriti, trascinavano con sé gli altri sventurati, condannati così a sopravvivere per giorni sui fondali delle voragini, sui cadaveri dei predecessori, tra sofferenze inimmaginabili. Essere italiani era l'unica colpa delle vittime del genocidio messo in atto da Tito».
Come è stato possibile che una simile tragedia sia stata confinata nel regno dell'oblio? «Tutto questo lo hanno negato agli italiani per tanti, troppi anni. C'è voluta la tenacia della comunità di destra per portare alla luce un autentico Martirio di popolo e non "semplice reazione al fascismo", come qualche negazionista prova a raccontare, trovando la luce nella legge Menia approvata nel 2004 dal Parlamento».
I meloniani cosentini continuano: «Ricordiamo tutti i martiri di questa immane tragedia. Una carezza va a Norma Cossetto, Medaglia d'Oro al Merito Civile alla memoria, conferita nel 2005 dall'allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi per la quale, il Circolo FDI di Spezzano Albanese, ha già pronta tutta la documentazione per chiedere all'amministrazione l'intitolazione di una via. Lei non faceva mistero del suo nazionalismo, sentiva forte la sua italianità. I partigiani la minacciarono, la presero e non ritornò più a casa: seviziata, violentata per giorni, uccisa e gettata il 5 ottobre in una foiba assieme ad altri. Norma Cossetto è l'emblema del genocidio, della pulizia etnica e delle violenze operate dai partigiani nei confronti degli italiani. Chi vide il corpo di Norma riferì di pugnalate, di una ragazza violata in modo bestiale. Si è scritto che Norma Cossetto fu: "una tra i milioni di donne vittime della guerra"; è così, e proprio per questo è giusto parlarne. Perché è un simbolo di una tragedia troppo a lungo nascosta. Con lei la memoria va a tutti: bambini, anziani, innocenti padri e madri di famiglia. Attraverso Norma Cossetto si è sollevato un piccolo lembo di quel silenzio colpevole e tragico. Mai più silenzio».