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Sila Greca, la “strada delle terre” lasciata al suo inesorabile destino: chiusa in più tratti ma “abusivamente” aperta

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SILA GRECA – Tra tagli di nastro di nuove opere ed importanti interventi che la Provincia di Cosenza ha messo in cantiere negli ultimi 3 anni per riqualificare il complesso dedalo di strade interurbane del territorio bruzio, dell’area tirrenica, della Sibaritide e della Sila Greca, ce ne sono alcune che gridano ancora vendetta.

Due in particolare: la strada provinciale 200 di San Morello e la provinciale 250 Rossano-Cropalati (ex SS177). Ed è quest’ultima che, ancora oggi, a distanza di oltre 5 anni da una delle ultime chiusure per precarietà strutturale ed in attesa di interventi urgenti che ritorna al centro delle cronache.

Siamo ritornati, ancora una volta, su quella che nel gergo dei paesi dell’entroterra della Sila Greca viene definita la “strada delle terre”. E non a caso. È proprio lungo questa direttrice che si affacciano centinaia di proprietà terriere, molte di queste storiche altre addirittura che esportano i loro prodotti d’eccellenza oltre i confini nazionali. Lungo questa strada ci sono gli agrumeti e le produzioni di miele del Colognati, i frutteti di località Pesco e Forello, ci sono – ancora – gli uliveti storici dove ha trovato genesi la cultivar “La Dolce di Rossano”, ci sono importanti realtà zootecniche e di trasformazione dei prodotti caseari.

 

In un altro luogo dell’universo come questo ci sarebbero stati servizi a go-go

Insomma, un luogo che in ogni altra parte dell’universo conosciuto avrebbe avuto servizi e sotto servizi a go-go (dall’illuminazione pubblica alle strade, dalla rete superveloce a una condotta idrica sempre funzionante) e dove invece manca poco affinché chi ancora vi abita e vi opera giri a groppa di un mulo e si dia luce con le lanterne. Sono i paradossi della nostra terra.

Nonostante tutto, non ci sono grandi pretese ma la rivendicazione di cittadini e contribuenti che chiedono solo di poter viaggiare su una strada sicura, senza doversi avventurare “abusivamente” a proprio rischio e pericolo lungo mulattiere che ufficialmente sono chiuse, perché dissestate e in molti tratti anche franate, e dove nessuno interviene.

La provinciale 250 è l’emblema dell’inefficienza nonché l’esempio del fallimento prodotto dalla riforma Del Rio sul dimensionamento degli enti provinciali. In realtà, non si interviene a ripristinare strade come questa per pochi semplici motivi: non ci sono soldi, c’è scarsa capacità programmatica e non si attinge a finanziamenti extrabilancio. Al contrario, ci sono centinaia di milioni di euro che ogni anno ritornano impacchettati nelle casse dell’Europa per incapacità di spesa.

 

Da Paludi a Cropalati ormai c’è un viaggio

Intanto, dicevamo, lungo quei 27km ci sono tratti si strada che restano chiusi e che, invece, potrebbero aiutare le popolazioni dell’entroterra a vivere. La foto di copertina è l’immagine scattata al kilometro 21, nel tragitto tra Paludi e Cropalati, dove con un’ordinanza risalente al 2015 la Provincia ne decretava la chiusura di un tratto di 150 metri. Ecco, sono passati 5 anni e nessuno è riuscito a mettere in sesto quel lembo di asfalto.

Cosa deve fare, allora, una persona che deve passare da un lato all’altro del torrente Coserie? Ha due opzioni. La prima (quella legittima) scendere a valle, arrivare nel territorio di Corigliano-Rossano, e risalire, percorrendo una strada alternativa che è lunga 30 kilometri e si impiegano 40 minuti per percorrerla (quando invece ce ne vorrebbero 10 di minuti per quei 9km che separano i due centri della Sila Greca).

Poi c’è la seconda opzione, quella abusiva ma che per tempo ed economicità viene praticata ovviamente da tutti: avventurarsi lungo quei 150metri di strada interrotta. Se poi succede qualcosa, la Provincia è fuori responsabilità per effetto di quell’ordinanza (la n.28 del 7 aprile 2015).

 

Tra Paludi e Rossano un altro tratto dimenticato dalle Istituzioni

Ma non è l’unico pezzo di strada fuori controllo. Lungo la SP250 ce n’è un altro tra Paludi ed il centro storico di Rossano che non trova pace da una decina d’anni. È quello compreso tra il km 11 ed il km 15. Quattromila metri di percorso pesantemente colpito dal dissesto idrogeologico, il fondo è disconnesso, l’asfalto non c’è più e le voragini sono disseminate ovunque.

Anche questo pezzo di strada è chiuso, ma solo con un cartello che ne avverte il divieto di transito. Per fortuna da qui non ci passa davvero più nessuno se non quegli agricoltori che per raggiungere le loro terre non sanno davvero come fare. Più di dieci anni di lunghe e stenuanti attese che non hanno prodotto nulla. Tanto che la gente, scoraggiata, nemmeno chiede più interventi.

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.