“Il primo Primo Cittadino” conquista il pubblico dell’Area Urbana Corigliano Rossano. Una commedia dal sapore agrodolce dove, però, a prevalere è l’ironia e la risata. Insomma, anche stavolta Garofalo ha fatto centro trattando il tema della fusione tra le due Città della Sibaritide. Con leggerezza, ilarità e quella giusta dose di satira, che invita a riflettere seriamente. Una morale e un sogno: dare un calcio alla valigia di quei tanti giovani che vanno via da questa terra ad oggi priva di prospettiva e di futuro. Una serata che ha fatto registrare il tutto esaurito. E la pièce non ha deluso le aspettative dei circa 2500 spettatori che hanno gremito il Cinema Teatro Metropol nelle due serate di sabato 14 e domenica 15 Ottobre, promosse dalle Compagnie 8&9 Codex di Rossano e Valente di Corigliano Calabro.
TEATRO,IL PRIMO PRIMO CITTADINO: LA TRAMA
La storia coinvolge e diverte dall’inizio alla fine. Protagonisti sono ancora i nobili rossanesiTirchiaris de’ Menzalingua e i coriglianesi Santo Stefano, ormai imparentati dopo il matrimonio dei due figli. Il barone e la sua famiglia si ritrovano ospiti a casa della figlia in contemporanea con la famiglia acquisita. Da qui parte tutta una serie di vicende paradossali che vedono lo stesso Barone Gianfilippo De Scioddatis di Castel Arrebusciatis Tirchiaris de’ Menzalingua e il ricco fidanzato della zia di suo genero, l’imprenditore agricolo Giovanni Tenasordi, impegnati in una campagna elettorale agguerrita per contendersi il posto di “primo Primo Cittadino”, appunto, della neonata Città Rossano-Corigliano, appena costituitasi dopo il referendum.
TEATRO,IL PRIMO PRIMO CITTADINO.GAROFALO, CITTA' UNICA: LO DOBBIAMO AI NOSTRI FIGLI
Sicuramente – commenta Gianpiero Garofalo, autore della Commedia, nonché regista e attore della compagnia Teatrale 8&9 Codex - la scelta di andare verso la costituzione di una Città unica è un’occasione per restituire ai nostri ragazzi la possibilità di dare un calcio definitivo alla valigia. Quella valigia per andar via da un luogo in cui non ci sono più sogni da realizzare né speranze di concretizzare il proprio futuro. Quella valigia che dovrebbe rimanere nell’armadio ed essere usata solo per conoscere il mondo e portare le proprie esperienze nella propria terra, a casa propria, dove è necessario ci siano maggiori opportunità di lavoro e di sviluppo. Da qui bisogna ripartire – conclude Garofalo – e se c’è anche una sola possibilità che questo avvenga, non si può non tentare di coglierla e concretizzarla. Lo dobbiamo a noi stessi ai giovani talentuosi del territorio, ai nostri figli. Infine, lo dobbiamo alla nostra terra, che merita una possibilità di riscatto e rivincita dopo anni di soprusi, violenze e depauperazioni.