I miracoli nelle periferie: «Quando Papa Francesco riaccese in me la fede»
Parla Caterina La Banca, giornalista di Cassano che ha avuto la fortuna di incontrare Bergoglio: «Ricordo perfettamente la sua mano calda e quel sorriso benevolo che sapeva di misericordia. Mi sono sentita "letta dentro" nel dolore»

CASSANO-JONIO - Quando il dolore ti sconvolge la vita, è difficile riuscire ad avere fede. Siamo umani, siamo fragili e sotto il peso di questa tormentosa condizione possiamo vacillare. La sofferenza si tramuta nel buio che annienta la speranza. In certi casi, credere ancora nella Luce, sembra impossibile.
È quello che è accaduto a Caterina La Banca, giovane giornalista di Cassano Jonio, che, in un momento drammatico della sua esistenza, si è allontanata dalla Chiesa. «Avevo l'esigenza di tornare accanto a Dio, ma non ci riuscivo. Mi mancava qualcosa, ma non mi sentivo capita» ci racconta con la voce spezzata dall'emozione.
Ed è qui, in questo vuoto esistenziale che divora l'anima, che un Papa, come il compianto Francesco, può e fa la differenza. Lui che si è sempre speso per gli ultimi, che già nella scelta del nome aveva tracciato una strada ben precisa, lui comprende, ricuce, ama. Lui che è in grado di mostrare il Dio misericordioso, e non il Dio inquisitore; lui che con questa sua "rivoluzione" riaccende la fiamma che illumina il cammino di chi brancola nel buio in cerca di amore.
«La sua umiltà ha annullato le distanze. Ha mostrato realmente la tenerezza che Dio possiede nel voler salvare ognuno di noi. È stato un rivoluzionario che ha reso un'Istituzione alla portata di tutti. Il capo della Chiesa che si fa "nonno". Ogni suo gesto è stato importante: dalle telefonate che faceva ai fedeli, alla scelta di non indossare scarpe firmate; al suo allontanarsi dalle guardie del corpo per salutare i fedeli».
«Ogni volta che l'ho incontrato gli ho detto semplicemente "grazie"». E Caterina ha avuto la fortuna di incontrarlo più volte, la prima delle quali avvenne quasi per caso. «Quel giorno dovevo trovarmi al carcere di Castrovillari per lavoro, invece, grazie a una serie di casualità, ero all'Hospice di Cassano. Lì il Papa venne in occasione della sua visita nella Sibaritide, programmata all'indomani dell'atroce uccisione del piccolo Cocò Campolongo».
Pochi ma preziosi minuti, una stretta di mano, uno sguardo colmo d'amore; un momento indelebile, inciso per sempre nella mente e nel cuore di Caterina: «Attimi intensi e interminabili. Ricordo perfettamente la sua mano calda e quel sorriso benevolo che sapeva di misericordia. Mi sono sentita "letta dentro" nel dolore. Rimasi immobile in quella stretta calorosa. Non riuscivo a lasciarlo andare. Ha benedetto me e un mio rosario. La sua guardia del corpo mi disse: "Lascialo anche per gli altri"». Era il 21 giugno del 2014, e in quell'istante qualcosa si smuove nell'animo di Caterina, ma forse neppure lei ne era ancora completamente consapevole.
Passano i mesi, e la giovane donna improvvisamente rinasce nella fede. «Il 6 marzo del 2015 mi sono riavvicinata alla Chiesa. Per me è una data davvero importante, perché in quel giorno ho ritrovato anche me stessa. Ho sentito l'esigenza di confessarmi. Era il giorno del Crocifisso, la festa padronale della mia città. Nel confessionale c'era un prete giovane e gli ho raccontato tutto il mio dolore e, per la prima volta, mi sono sentita capita».
Da quel giorno Caterina cambia: «Non mi sento più sola. Posso affrontare tutto, se solo Dio mi è accanto. È stato davvero bello risentirmi amata». Caterina ci rivela di aver sentito la presenza del Pontefice in modo costante, lungo tutti questi anni dalla sua riconversione e in qualche modo vuole ricambiare questo prezioso dono: «Sul segno del Pontificato di Papa Francesco, la mia vita sarà votata al servizio degli altri».