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Vincenzo Amarelli, una fra le più prestigiose e autorevoli figure rossanesi

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Negli ultimi anni, dopo aver ampiamente biografato un gran numero di figli illustri di Rossano, alcuni dei quali appartenenti all’antica e nobile famiglia de’ Baroni Amarelli di Rossano, fra i quali mi piace ricordare Alessandro Amarelli, prode capitano delle Crociate e dalle eroiche azioni; Francesco Amarelli, uno dei capitani del Cavaniglia nella battaglia di Otranto contro i Turchi nel 1480; Giorgio Amarelli, Beato dell’Ordine di S. Basilio Magno, discepolo di S. Nilo, cresciuto nell’opulenza che abbracciò la miseria; Leonardo Amarelli, figura di primo piano nel panorama letterario della Giurisprudenza del XVII secolo, Conte Palatino e Rettore dell’Università di Messina, proverò a dare un ulteriore contributo finalizzato alla conoscenza di un’altra fra le più prestigiose e autorevoli figure rossanesi appartenente allo stesso nobile a antico Casato: Vincenzo Amarelli, patrizio rossanese vissuto nel XIX secolo (1803-1864). 

Si coglie l’occasione, per ricordare, come già ebbi modo di fare nelle mie introduzioni ai due volumi editati: Biografia e storia di alcuni Rossanesi illustri e Vita e Opere di Autorevoli Figure Rossanesi, che il presente contributo biografico e quelli che ancora verranno intendono portare fuori dall’immeritata dimenticanza altre figure insigni di Rossano come, gli anacoreti, gli eroi nella  vita militare, esempi di santità e di martirio, i maestri di vita e di opere, che hanno illustrato i diversi campi del sapere, come le lettere, la filosofia, la medicina, la giurisprudenza, ecc. non con l’intento di  un arido e temporaneo recupero, più o meno apprezzabile di elementi o di una loro riconsiderazione, ma bensì con lo scopo di fare memoria, ricordando soprattutto alle nuove generazioni che Rossano nel corso della sua millenaria e gloriosa storia fu meritatamente onorata da grandi uomini di talento, ma soprattutto per rammentare che la città deve a loro la giusta riconoscenza.

Sull’argomento s’intratteneva 68 anni fa il Gradilone che al riguardo così annotava: «Nella storia letteraria italiana non si trova il nome di Vincenzo Amarelli, né a quanto mi consta, il Croce, che come è noto, è stato un paziente e provveduto scopritore di uomini e di eventi napoletani, né ha fatto menzione in alcune delle sue pagine. Eppure Vincenzo Amarelli non fu una figura di secondo ordine nel mondo culturale della Napoli borbonica del primo Ottocento, onde il silenzio; che è caduto su di lui, penso che debba attribuirsi anzitutto al fatto che i suoi interessi spirituali furono vari e difformi, senza che enucleassero in un’opera di largo respiro e di risonanza nazionale, e poi perché egli visse gran parte della sua esistenza all’estero, dove peraltro fu araldo e messaggero d’italianità. Ma in una storia, limitata allo svolgimento ed alle fortune del pensiero e della cultura meridionale, il nome e le opere di V. Amarelli sicuramente avrebbero un posto di onore, come lo avrebbero tante altre figure nobilissime di scrittori, di scienziati, di artisti nostrani, oggi immeritatamente dimenticati, e purtroppo anche nei loro paesi d’origine»1.

Vincenzo, patrizio rossanese, è una fra le figure più importanti della nobile, facoltosa e antica famiglia Amarelli di Rossano. Secondo di sette germani, Clementina, Serafino che fu deputato ricoprendo la carica alla Salute pubblica, Giacinto, molto colto, che intraprese la strada del sacerdozio, ma venne nominato anche R. Ispettore della Pubblica Istruzione, Gaetano, Domenico, molto preparato che abbracciò la professione di avvocato facendosi apprezzare per la sua oratoria e Pasquale, Vincenzo nacque a Rossano il 9 agosto 1803 dal Barone Giuseppe Amarelli e dalla nobile Donna Maria Antonia Falco. 

Frequentò la scuola primaria degli studi elementari a Napoli in San Carlo alle Mortelle2, presso l’Ordine religioso dei padri Scolopi fondato nel XVII secolo da San Giuseppe Calasanzio, un Istituto preposto alla educazione dei bambini, specialmente poveri, dove ebbe anche l’opportunità di dedicarsi allo studio delle discipline come la filosofia, la storia, la letteratura, l’archeologia, la filologia vista la sua inclinazione per gli studi umanistici e colti.
    
Completò la sua formazione nelle lettere, nel prestigioso Collegio di Maddaloni in provincia di Caserta punto di riferimento sociale e culturale di un vasto territorio. Applicandosi nello studio delle lingue greca, latina, italiana e francese evidenziò straordinarie capacità e propensione per la filosofia, l’economia politica e l’estetica, confermando di essere una intelligenza profonda e desiderosa di apprendere e conoscere.  Al riguardo venne segnalato fra gli allievi più diligenti e studiosi. Premesse, che porteranno ben presto il Nostro a conseguire la Laurea in Lettere e Filosofia. Avviato agli studi giuridici su suggerimento dall’insigne giureconsulto Michele Morgigni del foro di Cosenza, che gli fu anche maestro, attenendosi a quella che era anche una consuetudine familiare, si laureò in giurisprudenza in diritto canonico e civile, presso la Regia Università degli Studi di Napoli, ragione per la quale in seguito esercitò oltre all'insegnamento nelle scuole anche la professione forense dimostratasi economicamente più redditizia.  
E fu proprio nello stesso Collegio, che inizialmente lo vide allievo, che nel gennaio del 1824, all’età di soli 21 anni iniziò la sua vita lavorativa e professionale nell’insegnamento. Dopo aver superato il concorso per titoli, grazie ad un Regio Decreto del 24 febbraio comunicatogli con una missiva della Presidenza della Regia Università degli Studi e della Giunta della Pubblica Istruzione di Napoli, datata 17 marzo 1824, Vincenzio Amarelli veniva informato della nomina a professore nella Cattedra di Lingua Latina e Italiana del Real Collegio di Maddaloni, dove poi entrò a prestare la sua opera di insegnante. 

Conferma in tal senso ci viene dalle note dello storico rossanese, Barone Luca de Rosis, che così ci tramanda: «In età assai giovanile, dopo di aver sostenuto un pubblico concorso, nel 1824 occupò la cattedra di letteratura latina, ed italiana nel Real collegio di Maddaloni; passò quindi a quello di Lucera di Puglia, indi fu promosso nel reale Liceo di Salerno, esercitando ancora in quei tribunali la professione di avvocato. Trovasi ascritto in varie accademie, sia nazionali che straniere, negli atti delle quali si sono pubblicati molti componimenti suoi in italiano, in latino ed in greco, in rima ed in prosa; è stato uno de’ direttori della compilazione del Dizionario Universale della Lingua Latina»3. 

Il Nostro rimase ad insegnare al Maddaloni per ben quattro anni dal 1824 al 1828. Anni nei quali ebbe come suo allievo Luigi Settembrini, scrittore e patriota italiano dalle idee liberali, poi senatore 
del Regno d’Italia. Luigi, se pure molto critico sulle modalità di come veniva impartita l’educazione nel Collegio, considerandolo un ambiente ipocrita, tanto da annotare nella sua opera che gli studenti «imparano cose inutili, e non amano lo studio donde non traggono alcuna dolcezza, uscendo di collegio ignoranti ed increduli per istizza»4. Ciò nonostante, Settembrini non mancò di riconoscere con ammirazione, nella sua opera, le qualità, il merito, la bravura e il talento di alcuni suoi insegnanti, fra cui il Nostro Vincenzo Amarelli, che ai progressi della gioventù pensava con entusiasmo trasmettendo efficacemente l’amor del sapere, della giustizia, per lui punto indispensabile e necessario della sua formazione, nelle discipline della storia, geografia e latino. Un insegnante che provava grande interesse per i viaggi, ricorda ancora il Settembrini, competente, preparato in grado di interessare e coinvolgere gli allievi, inculcando loro l'amore per lo studio.

Con l’inizio degli anni ’30, per la precisione nel 1832, per promozione si ritrovò ad insegnare nel Regio Liceo di Salerno e in quella Città oltre ad emergere e distinguersi come professore si occupò di giurisprudenza affermandosi con successo anche nella professione di avvocato. 

Qualche anno dopo, nel 1838 e per un ulteriore triennio, il Nostro, come già accennato, insegnò a Lucera di Puglia, mentre nel 1843 venne nominato a occupare la Cattedra di Letteratura Greca e Latina nel Regio Collegio del Salvatore in Napoli, un interessante Istituto voluto nel 1768 da Ferdinando IV su suggerimento dell’allora Ministro Bernardo Tanucci e ubicato nelle stanze dell’antico edificio Gesù Vecchio originariamente guidato dai Gesuiti resosi libero a causa dell’abolizione della Compagnia di Gesù nel 1767, ma prima di assumere servizio fece una temporanea visita alla sua Rossano.

A distanza di pochi anni, nel 1851, Vincenzo si spostò negli Stati Uniti d’America a New York, per insegnare letteratura italiana e latina nel politecnico di Filadelfia e successivamente nell’Università di Pennsylvania. Di quanto suddetto, secondo le informazioni presenti nell’Archivio Amarelli se ne ha riscontro da una lettera a firma del Rettore del Real Liceo del Salvatore di Napoli, nella quale viene riportato che S.M. il Re «si è degnato accordare al professore di codesto Real Liceo del Salvatore, Signor Vincenzo Amarelli un altro anno di permesso, per poter continuare i suoi studi di lingue antiche e viventi nelle regioni di America»5.

Non si hanno informazioni relative alla sua vita privata e né tanto meno risulta che abbia contratto matrimonio o abbia avuto figli. 
Anche se trasse gran diletto vivendo tra gli ozi letterari, come lo stesso ebbe spesso modo di sostenere, fra i suoi interessi non bisogna dimenticare la passione per i viaggi che lo portarono a conoscere i costumi e le città di molti popoli. Ma Vincenzo era innamorato anche per il passato, l’archeologia e le belle arti, ragione per la quale non rinunciò a muoversi in lungo e in largo per ampliare e approfondire le sue conoscenze. A tal proposito ottenne dal Re la facoltà di intraprendere viaggi in Italia e all’estero. Visitò molte città italiane, fra cui Siracusa, Procida, Ischia, Pozzuoli, Napoli, Siena, Bologna, Venezia, Milano, Trieste, Udine, Vicenza, Verona, Brescia, Ancona, Torino, Domodossola, Genova, Firenze e Roma, dove si spostò essendo innamorato della sua magnificenza e dove rimase per alcuni mesi che gli consentirono di dedicarsi agli studi archeologici. Girovagò per l’Europa visitando alcune nazioni europee come Inghilterra, Belgio, Francia visitando le più colte città come Londra, Bruxelles e Parigi dove soggiornò per circa due anni dal 1839 al 1841. In quest’ultima capitale, secondo le informazioni fornite dal Gradilone ebbe occasione di frequentare Joseph Jacotot, pedagogista e filosofo francese, ideatore del metodo universale dell'insegnamento; il barone Joseph Marie de Gérando, filosofo; il Duca del Luynes, il Richard, lo Chautebriand, scrittore e politico, diplomatico, ritenuto l’iniziatore del Romanticismo e non mancò di assistere alla Sorbona alle lezioni di P. Rossi, di Louis-Auguste Blanqui, attivista, rivoluzionario e politico francese; del giurista Alexandre Duranton, di Jean-Baptiste Biot, fisico, astronomo e matematico francese; di François Pierre Guillaume Guizot politico e storico; di Abel-François Villemain, docente di storia e letteratura proprio alla Sorbona, scrittore e uomo politico francese. La lunga dimora nella capitale francese gli consentì perciò di acquisire molte e svariate conoscenze e informazioni. 

Dopo Parigi si recò in Spagna, dove a cominciare da Madrid ebbe occasione di visitare i più importanti centri spagnoli acquisendo competenze e conoscenza delle lingue iberiche e dove ricevette il riconoscimento di socio dell’Ateneo di Madrid.  Dal 1847 al 1849 ebbe occasione di conoscere alcuni paesi orientali e città fra cui Costantinopoli.

Il continuo viaggiare gli consentì, infine, di incrementare e perfezionare così le sue conoscenze, ma soprattutto di annodare relazioni di studio e di amicizia e confrontarsi con i più famosi esponenti dell’intelligenza scientifica e letteraria europea.  
Fu autore di molte opere, gran parte delle quali non pubblicate. Sempre secondo lo storico rossanese i suoi numerosi scritti abbracciarono i suoi vasti interessi culturali e sono rintracciabili negli Atti delle numerose Accademie, delle quali fece parte, e in giornali e riviste del tempo fra cui: il Poliorama Pittoresco, il Cicerone, l’Omnibus. Dalla vastità dei suoi interessi e dalle competenze guadagnò stima e considerazione tali, per cui ottenne il riconoscimento di essere nominato Condirettore per la compilazione del Dizionario Universale della Lingua Latina. 

Relativamente ai suoi scritti di maggiore importanza, molti dei quali lasciati manoscritti, secondo il Gradilone sono da ricordare: «Storia del diritto romano; le Istituzioni del diritto naturale e delle genti; i Commentari alle leggi decemvirali; i Saggi di pubblica economia; gli importanti Diari dei suoi viaggi, e le numerose Allegazioni per cause civili e penali. […] Dal francese tradusse e commentò i Dialoghi del Fenelon, accompagnando il suo lavoro con una lettera all’Accademia di Francia, nella quale precisava, sul piano estetico e critico, i caratteri e le funzioni dell’eloquenza, sia profana che sacra. Dall’inglese tradusse l’Istruttore e i Viaggi sul Continente di Madama Starke. Compose inoltre un numero considerevole di poesie, di articoli, di epigrafi, disseminati nei più diffusi periodici del Napoletano. Nel VII Congresso degli Scienziati, tenutosi a Napoli nel 1845, facendo parte come membro della sezione di archeologia, geografia e agronomia, presentò e discusse una memoria sui precedenti storici e sui risultati della bonifica del lago del Fucino»6. 

Secondo la trascrizione integrale di una nota scritta di proprio pugno, Vincenzo Amarelli, fu Socio di molte Accademie Nazionali e Straniere oltre che membro effettivo del VII Congresso degli Scienziati Italiani in Napoli. Riscontro lo si ha consultando l’Archivio Amarelli dal quale si evince che il Nostro fu socio onorario di Ia classe dell’I. e R. Accademia Fiorentina, corrispondente della Florimontana Vibonese, della Peloritana di Messina7, della Gioenia di Catania, e socio di ben dodici Società Economiche. In quella di Terra di Lavoro, dove presentò diverse memorie agronomiche e componimenti letterari, tenne per lungo tempo la carica e le funzioni di segretario8. […] Venne nominato socio di quell’Accademia Agricola, Manifatturiera e Commerciale. Il tutto, fu una riconoscenza alle sue doti, al suo talento, alle sue competenze. 

Il fatto che appartenesse a una famiglia facoltosa non gli ispirò mai la superbia, rimase sempre uguale a sé stesso, distaccato dalla buona, come dalla cattiva sorte, non provò mai invidia per il bene degli altri, anzi fece di tutto per procurarlo a coloro che ne avevano bisogno con consigli e con personali aiuti da cui emerge la padronanza di una grande dote di altruismo. Tra le altre doti, che lo stesso si riconobbe, non possiamo non citare la sincerità, la discrezione, la sobrietà, la cortesia, l’ospitalità. 

Vincenzo de’ Baroni Amarelli, da tutti amato, dopo una breve malattia, terminerà poi la sua esistenza terrena il 24 febbraio del 1864, in Filadelfia, negli Stati Uniti d’America dove riposano le sue spoglie mortali «nel Campo Santo della chiesa di Santa Maria, secondo i suoi desideri». Della sua morte se ne ebbe comunicazione, proveniente da New York nel 1864, da parte di Sebastiano Dacorsi, uno degli esecutori testamentari, con la quale a Gaetano Amarelli veniva annunciata la morte del fratello Vincenzo, avvenuta nella mattinata del 24 febbraio 1864 in Filadelfia. Notizia poi confermata con alcune lettere del 1864 e del 1866 da parte di Vito Viti, Vice Console d'Italia in Filadelfia, al Barone Fortunato Amarelli. Una epigrafe marmorea ricorda l’insigne studioso nella Cattedrale di Rossano. 

BIBLIOGRAFIA
  Alfredo GRADILONE, Amarelli V., N. Rossano, n.13, 1956. 
2Carte familiari, Cfr. Estratto dell’Opera degli Scienziati Italiani formanti parte del VII Congresso in Napoli nell’autunno del 1845- Notizie biografiche - Vincenzio de’ Baroni Amarelli, p. 1.  
3 L. de ROSIS, Cenno storico della città di Rossano e delle sue nobili famiglie, stamperia di Nicola Mosca, Napoli 1838, p. 320; Cenno Storico della Città di Rossano, Riedizione Anastatica, Atesa Editrice, Bologna 1982. p. 329.  
4 L. SETTEMBRINI, Ricordanze della mia vita, Volume 1, Torino, 1944, p. 11.
5 Cfr. Archivio Baroni Amarelli, Serie I Carte familiari, Classe II Vincenzio de’ Baroni Amarelli, b. 6 fasc. 241.
6Alfredo GRADILONE, Amarelli V., Storia di Rossano, pp. 854-855, Seconda Edizione riveduta e ampliata, Editrice MIT, Cosenza 1967.
7 Cfr. Archivio Baroni Amarelli, Estratto dall’opera degli Scienziati Italiani… cit., pp. 1- 4.
8 Alfredo GRADILONE, Amarelli V., Storia di Rossano, n.59, p. 854, Seconda Edizione riveduta e ampliata, Editrice MIT, Cosenza 1967. 

Cfr anche: 
Gustavo VALENTE, Giornale di viaggio. Roma, Firenze, Bologna, Ferrara, Padova, Venezia (Studio zeta Rossano 1989); 
Vincenzo AMARELLI, Il Giornale del viaggio in Oriente di Vincenzo de’ Baroni Amarelli da Rossano 1847 – 1849. 
Francesco AMARELLI, Il soggiorno messinese, Conferenza in “Il Maurolico. Giornale di Storia Scienze Lettere e Arti “, I-2009, Estratto, Gabinetto di Lettura, Messina pp. 67-93.  
 

Franco Emilio Carlino
Autore: Franco Emilio Carlino

Nasce nel 1950 a Mandatoriccio. Storico e documentarista è componente dell’Università Popolare di Rossano, socio della Deputazione di Storia Patria per la Calabria e socio corrispondente Accademia Cosentina. Numerosi i saggi dedicati a Mandatoriccio e a Rossano. Docente di Ed. Tecnica nella Scuola Media si impegna negli OO. CC. della Scuola ricoprendo la carica di Presidente del Distretto Scolastico n° 26 di Rossano e di componente nella Giunta Esecutiva. del Cons. Scol. Provinciale di Cosenza. Iscritto all’UCIIM svolge la funzione di Presidente della Sez. di Mirto-Rossano e di Presidente Provinciale di Cosenza, fondando le Sezioni di: Cassano, S.Marco Argentano e Lungro. Collabora con numerose testate, locali e nazionali occupandosi di temi legati alla scuola. Oggi in quiescenza coltiva la passione della ricerca storica e genealogica e si dedica allo studio delle tradizioni facendo ricorso anche alla terminologia dialettale, ulteriore fonte per la ricerca demologica e linguistica