Quando con la sigaretta tra le labbra si diventava grandi. Usi, costumi e abitudini della generazione del boom economico
Un salto indietro nel tempo, nella seconda metà del secolo scorso. Il fumo era un culto ma tutti (o quasi) erano inconsapevoli degli enormi danni alla salute che esso provocava
CORIGLIANO-ROSSANO - Sembra qualcosa fuori dal mondo, ma mezzo secolo fa era proprio così. Il ragazzo che voleva sembra più grande della sua età, si faceva vedere in giro e tra gli amici con la sigaretta e quello era il segno che si era diventati adulti.
L’effetto dannoso di quello che poi sarebbe diventato un vizio, non era proprio nella mente di chi si sarebbe iniziato a quell’atto così grave. La sigaretta era uno status symbol che indicava una certa superiorità in età ed anche sociale.
Anche le classi sociali differivano nel fumo delle sigarette. Il proletariato fumava sigarette senza filtro e molto economiche: Nazionali, Alfa o Sax erano le più diffuse. Tra le classi intermedie si fumavano le MS, le Lido, le Bis e le Linda, mentre tra i cosiddetti benestanti si fumavano, in prevalenza, le Marlboro, le Muratti e le Multifilter.
Il passaggio di classe si faceva notare anche con il fumo.
Non va dimenticato che prima della legge di divieto del fumo, ci si metteva la sigaretta in bocca ovunque, sia al chiuso che all’aperto. Si fumava dappertutto, anche negli ospedali e negli studi medici, ma quello che era divenuto un odore caratteristico si respirava nei cinema e sui pullman.
Entrare in un cinema e non sentire quell’odore acre, quella nuvola che si alzava dalle poltrone e le luci della proiezione che filtravano tra di essa, non era minimamente pensabile.
Nei pullman, di linea o turistici che siano stati, il portacenere era sempre pieno di mozziconi e l’aria sempre impregnata di fumo.
È stata necessaria una legge dello Stato per regolamentare il tutto. La prima norma di tutela dei non fumatori viene introdotta nel 1975: la legge n. 584 dell’11 novembre 1975 stabilisce il divieto di fumare in determinati locali e sui mezzi di trasporto pubblico. Tra i luoghi interessati dal divieto: le corsie degli ospedali, le aule scolastiche, le sale d’attesa delle stazioni, i locali chiusi adibiti a pubblica riunione, i cinema, le sale da ballo.
Nel 2003 viene emanata la legge n. 3 (art. 51), “Tutela della salute dei non fumatori” (Legge Sirchia), che ha esteso il divieto di fumo a tutti i locali chiusi, compresi i luoghi di lavoro privati o non aperti al pubblico, gli esercizi commerciali e di ristorazione, i luoghi di svago, palestre, centri sportivi. Le sole eccezioni: i locali riservati ai fumatori e gli ambiti strettamente privati, come le abitazioni civili. La legge concede la possibilità di creare locali per fumatori. Diversi locali hanno provveduto a creare locali riservati esclusivamente ai fumatori, ma anche questi sono stati eliminati nel tempo per il sempre crescente numero di fumatori.
Un fenomeno dei nostri tempi è quello di vedere sempre più donne fumare.
Cinquant’anni fa si fumava per dimostrare di essere adulti, ora perché lo fanno tante donne? Mistero!