È calabrese la pioniera della chirurgia robotica
Franca Melfi, impavida e curiosa, ha intrapreso una strada non ancora battuta da nessuno divenendo la prima persona al mondo ad aver trattato il tumore ai polmoni con la chirurgia robotica toracica
COSENZA - Questa è la storia di un talento che ha avuto un meritato successo. Franca Melfi aveva poco più di 30 anni quando, nel 2001, eseguì il primo intervento di chirurgia robotica al mondo su un paziente con tumore del polmone. Oggi è anche la prima donna in Italia a presiedere la Siet (Società Italiana di Endoscopia Toracica), oltre ad essere direttrice della Chirurgia toracica mininvasiva e del Centro robotico multidisciplinare dell’Aoup di Pisa.
Un orgoglio tutto italiano, anzi calabrese, dato che la professoressa Melfi è nata a Cosenza nel 1959.
In un articolo a lei dedicato su “Donne nella scienza” la professoressa rivela che «quando all’inizio degli anni 2000 sono subentrate le procedure chirurgiche assistite da robot lavorava al Dipartimento cardiotoracico e ha avuto l’opportunità di impiegare quella meravigliosa macchina, fino ad allora usata solo per interventi al cuore, per interventi ai polmoni».
«In qualche modo – aggiunge - si è trattato di una visione del futuro: ho intrapreso una strada non ancora battuta da nessuno, con coraggio e molta curiosità, senza arrendermi alle difficoltà. E il tempo mi ha dato ragione. Del resto è quello che dico sempre anche ai miei studenti e alle mie studentesse: lavorate sodo, credete in voi stessi, non scoraggiatevi e siate aperti al confronto e al cambiamento. Del resto se io stessa non fossi stata artefice del cambiamento non sarei qui adesso a parlarne. Un tempo la chirurgia era il tempio degli uomini e di pochi uomini eletti, la situazione è cambiata».
E per fortuna lei ha creduto in se stessa; ha combattuto per il suo sogno e lo ha realizzato. Fin da piccola, infatti, desidera diventare medico e, supportata dal padre, si trasferì a Pisa per studiare medicina, per poi specializzarsi in chirurgia toracica.
Per quanto riguarda la particolare tecnica che l’ha resa famosa in tutto il mondo, in una intervista rilasciata a Vanity Fair, la dottoressa afferma che «la chirurgia robotica, in termini di mini-invasività e precisione, ha portato dei notevoli vantaggi. Quando ho iniziato a praticare questo tipo di chirurgia le macchine erano rudimentali. Ma i punti di forza non stanno solo nella microinvasività e nella visuale amplificata, bensì nel fatto che con questo tipo di macchine si possono eseguire interventi davvero molto complicati con una precisione e una capacità di “sguardo” molto più complesse».
Una pioniera, dunque, che ha ricevuto numerosi premi nazionali ed internazionali tra i quali il premio internazionale Bio WomenTech e il premio TeleHealth Innovation Italy’s First Surgical Telementoring Network.
Nel 2012 ha creato a Pisa una struttura pubblica per formare i chirurghi del futuro perché, come dice lei stessa: «I chirurghi che bisognerebbe formare sono superiori di svariati zeri a quelli attuali. Io credo che attraverso la robotica, intesa anche come possibilità di formare e operare da remoto potremmo ridurre quel gap che c’è tanto nell’apportare le cure quanto nella formazione».
Una speranza per il futuro… e perché no, anche per la Calabria.
(Fonte foto Vanity Fair)