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Tarsia: aspetti geografici, storici, economici, artistici e monumentali

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Il Borgo di Tarsia di cui oggi abbiamo maggiori ragguagli, con la sua meravigliosa posizione geografica, posizionato a 192 metri sul livello del mare e una differenza altimetrica compresa tra i 45m e i 374 m, è senz'altro tra quelli più antichi della valle del Crati. Collocato su una sporgenza rocciosa collinare, spazia lo sguardo sui contrafforti silani.

Agli estremi dell'insediamento urbano, rimangono le rovine di un castello di epoca normanna testimonianza di importanti eventi storici tra cui la presenza in Calabria di Carlo d’Angiò, unitamente al suo seguito, mentre della stessa epoca, collocata più a Nord, è possibile osservare una torre di guardia capace di scrutare nella sua interezza sino alla sua foce il fondovalle del Crati nel quale il fiume puntando verso la estesa Piana di Sibari apre una gola molto profonda tra le ultime ramificazioni silane e le Serre spezzanesi.

Si tratta di un Comune italiano della Calabria, in provincia di Cosenza, ubicato nella Valle dell’Esaro, con alcune frazioni e località tra cui: Acqua Canale, Acqua delle Donne, Camigliano, Canna, Casalarena, Cona, Curtopasso, Fabbricatore, Ferramonti, Giancamillo, Le Caselle, Matrangolo, Mazzolino, Pietra della Lavandaia, Pitturu, Pozzo, Quercia Rotonda, Vallo di Galasso e una popolazione di 2.063 abitanti, denominati Tarsiani o Tarsioti, di cui 1.045 M e 1.018 F, disposti su una superficie di 49,35 kmq con una densità abitativa di 41,8 abitanti per kmq.

Relativamente alla sua evoluzione demografica, consultando il Giustiniani, veniamo a sapere che «Nel 1532 fu tassata per fuochi 237, nel 1545 per 370, nel 1561 per 401, nel 1595 per 175. Non saprei donde fosse avvenuta una così sensibile mancanza. Nel 1648 la ritrovo poi tassata appena per fuochi 8, e nel 1669 per 37. Nell’ultima situazione del 1737 vedesi tassata per fuochi 76» (5). Il suo territorio fa parte della Comunità Montana Destra Crati Regione Agraria n. 13 – Medio Crati Orientale e confina con i Comuni di: Corigliano Rossano, San Demetrio Corone, Terranova da Sibari, San Lorenzo del Vallo, Spezzano Albanese, Roggiano Gravina, San Marco Argentano, Bisignano e Santa Sofia D'Epiro.

L’economia del luogo, ad alta vocazione agricola, si basa prevalentemente sull’agricoltura e la pastorizia con l’allevamento di ovini e bovini è abbastanza progredito ed offre anche buone possibilità commerciali. Il suo territorio è prevalentemente utilizzato come seminativo e per la coltivazione della vite, oggi ricade nell'area di produzione dell'olio extravergine di oliva. I prodotti dell'agricoltura sono frutti, cereali, vino e olive.

Attraversando il fondovalle è possibile ammirare il bacino artificiale, ottenuto dalla chiusura, mediante diga, del fiume Crati, che dà origine al lago omonimo di circa 4,5 kmq, sede anche della Riserva Naturale di Tarsia particolare per il suo interessante habitat. L’invaso capace di una considerevole quantità di acqua viene adoperato per l'irrigazione delle vaste coltivazioni agrumicole della Piana di Sibari.

Tarsia viene ricordata anche per il suo Campo di internamento di Ferramonti creato dal regime fascista e utilizzato, nel corso della II Guerra mondiale, per la segregazione di ebrei, apolidi, slavi, stranieri e minoranze etniche ritenute ostili al regime. Grazie all’intervento degli alleati fu il primo campo ad essere liberato dagli inglesi il 14 settembre 1943.

Nel settore urbanistico civile si vuole ricordare l’antico Palazzo Rende, mentre in quello religioso interessanti sono le Chiese: dei Santi Pietro e Paolo, Matrice del luogo, della Beata Vergine della Cintura, di Santa Maria del Seggio e l’Abbazia di Santa Maria di Camigliano. In precedenza il Borgo ospitava una Confraternita laicale intitolata al Rosario. Il suo patrono è San Francesco di Paola.

La Chiesa dei Santi Pietro e Paolo è un complesso religioso risalente al 1500. Nel corso dei secoli, la Parrocchiale è stata oggetto più volte di interventi di restauro e rifacimento che ne trasformarono anche alcune sue peculiarità architettoniche. Alla vista del visitatore si presenta con il prospetto principale molto lineare nel quale si schiude un portale con arco a tutto sesto e due finestre laterali.

Al riguardo ecco quanto viene riportato nel sito diocesano: «[…] La facciata principale presenta le navate laterali ribassate, con tetti a spiovente. Si rilevano due ordini: due alte lesene con capitelli dorici, in cui si apre il portone d'ingresso, caratterizzano il primo ordine, mentre due piccole monofore sono peculiari del secondo ordine. La copertura centrale è caratterizzata da un timpano di forma triangolare. Il campanile, a sinistra, di forma quadrata, custodisce due campane fuse nel 1577 e nel 1768. La chiesa conserva, nelle navate laterali, numerose statue processionali, tra le quali l'espressiva statua di San Francesco di Paola, realizzata nel XIX secolo. All’interno si possono, inoltre, ammirare i contemporanei lavori del maestro Josif Droboniku» (6), e un calice del ’700 realizzato da Ascanio Patuogno.

La Chiesa della Beata Vergine della Cintura fu innalzata nel XVIII secolo. Architettonicamente l’edificio è formato da un’unica navata e al cui sagrato l’accesso è regolato da una gradinata demarcata da una balaustra. Sul prospetto principale a capanna primeggia la decorazione del portale al di sopra del quale si trova una minuscola monofora a vetro. Al suo interno sono conservate due statue ottocentesche raffiguranti la Madonna della Cintura e la Madonna della Consolazione, una statua dei Santi Cosma e Damiano e una campana della metà del XVI secolo.

La costruzione della Chiesa di Santa Maria del Seggio a unica navata risale al XVI secolo ed è dotata di un prospetto principale molto lineare con due finestre laterali. Il tetto a capanna è sormontato da una torre campanaria.

Nella storia di Tarsia si registrano tracce di un’Abbazia intitolata a Santa Maria di Camigliano, fondata nel XII secolo dai Benedettini-Cistercensi e sita nella omonima località. Secondo il Gradilone, agli inizi del XV secolo, a Tarsia erano presenti anche gli Agostiniani. (Cfr. p.452)  

Rimanendo in campo ecclesiale si vuole ricordare come ci tramanda ancora il Gradilone che «Nell’anno, in cui, succedendo a Cosma (1198), assunse il governo della archediocesi l’arcivescovo Pasquale, questa era molto più estesa quanto all’ambito della giurisdizione ecclesiastica territoriale, cadendo in essa ai due punti estremi: Cariati e Tarsia, località molto importanti quali Corigliano e Longobucco e numerosi casali dell’entroterra» (7).

Poco consistente il patrimonio archeologico, a parte le poche tracce di età classica nei pressi della stazione ferroviaria e qualche reperto attribuibile al VI secolo a.C. preservato attualmente nel Museo Civico di Crotone.

 

Bibliografia

5Lorenzo GIUSTINIANI, Dizionario Geografico ragionato del Regno di Napoli, Tomo IX, Napoli 1805, p. 137;

6 San Pietro e Paolo (XIV secolo) in https://www.artesacrarossano.it/scheda_chiesa.php?IDc=36

7A. GRADILONE, Storia di Rossano, Editrice MIT, Cosenza 1967, pp. 83-84.

 

Franco Emilio Carlino
Autore: Franco Emilio Carlino

Nasce nel 1950 a Mandatoriccio. Storico e documentarista è componente dell’Università Popolare di Rossano, socio della Deputazione di Storia Patria per la Calabria e socio corrispondente Accademia Cosentina. Numerosi i saggi dedicati a Mandatoriccio e a Rossano. Docente di Ed. Tecnica nella Scuola Media si impegna negli OO. CC. della Scuola ricoprendo la carica di Presidente del Distretto Scolastico n° 26 di Rossano e di componente nella Giunta Esecutiva. del Cons. Scol. Provinciale di Cosenza. Iscritto all’UCIIM svolge la funzione di Presidente della Sez. di Mirto-Rossano e di Presidente Provinciale di Cosenza, fondando le Sezioni di: Cassano, S.Marco Argentano e Lungro. Collabora con numerose testate, locali e nazionali occupandosi di temi legati alla scuola. Oggi in quiescenza coltiva la passione della ricerca storica e genealogica e si dedica allo studio delle tradizioni facendo ricorso anche alla terminologia dialettale, ulteriore fonte per la ricerca demologica e linguistica