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Campana nella storia, tra archeologia e feudalità

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Distante dalla costa in una striscia occidentale dell’altopiano silano, terra degli Enotri e dei Brettii, dominata e caratterizzata dalle Torri dell’Orologio e Campanaria, tra i 14 paesi dell’hinterland del territorio della ‘Sila Greca’, Regione agraria 3, troviamo Campana, la primitiva ‘Kalasarna’, una cittadina nella quale sono presenti tracce di civiltà rupestre, dalle origini remote, ricca di ritrovamenti archeologici risalenti al periodo antecedente a quello di epoca enotria e brettia.

Il ritrovamento di materiale archeologico nelle diverse zone del suo territorio (Caprella, Cozzo del Morto, Ronza, Ornarito, Torracca ecc.), riconducibile alle diverse età storiche, ci consegna utensili e vasi appartenenti all’età del bronzo, una tomba di epoca bruzia, un’altra di epoca romana, e un assortimento di diverse monete di conio greco e romano. In aggiunta, notevole attenzione e curiosità suscita nel suo territorio la presenza i due enormi megaliti di natura calcarea dall’altezza di oltre cinque metri presenti sul sito dell’Incavallicata, il primo indicato come ‘l’Elefante’ e il secondo chiamato, il ‘Colosso o Guerriero’.

Per la sua estensione, Campana, ricca di diversi influssi culturali, collocata a Sud del territorio di riferimento, i cui rilievi sono avvolti da estese macchie di bosco (latifoglie e conifere), confina con i comuni di Scala Coeli, Mandatoriccio, Bocchigliero, Pietrapaola, facenti parte della provincia di Cosenza e Pallagorio, Savelli, Umbriatico e Verzino della provincia di Crotone.

A proposito del toponimo, le diverse e interessanti fonti storiche ci confermano che per quanto superato e preistorico, questo riscosse notorietà e interesse per la ricerca storica e umanistica già all’epoca dell’antica Roma al tempo di Augusto, grazie a Strabone, geografo e storico greco. Ciò è confermato altresì da numerosi storici calabresi, fra cui Marino e Renzo stimati rappresentanti della cultura locale campanese, oltre che dalla consuetudine popolare e storiografica che, sin dalle sue origini, perpetua l’identificazione dell’attuale cittadina di Campana, con la vetusta Kalasarna o come comunemente è proferito nel dialetto locale (Calaserna), con gli abitanti appellati Campanesi.

Strabone, difatti, argomentando su Filottete figlio di Peante (figura mitologica greca), racconta che l’eroe omerico allontanatosi dal suo paese natale, (secondo altre leggende, invece, ripudiato dalla sua patria a seguito di tumulti), approdò sul litorale ionico nel territorio Bruzio, presso Crotone, dove fece edificare Petelia (Strongoli), Krimisa (Cirò) e Chone plausibilmente (Umbriatico o Pallagorio), mentre nell’interno altri piccoli insediamenti tra cui Kalasarna furono eretti da qualcuno che era al suo seguito o se già esistenti, perché edificati dai Coni-Enotri, come ci ricorda inoltre il Marafioti, furono successivamente ampliati dallo stesso Filottete. ‘Kalòs-àrna’, quindi, un toponimo di derivazione greca, forse adottato dalla natura aspra del territorio circostante e dalla sua ubicazione determinante ai fini della sua difesa il cui significato sarebbe bella roccaforte.

Nelle molteplici ipotesi vi è anche chi come Monsignor Marino, così come riportato da Monsignor Luigi Renzo nella sua monografia, “partendo dalla pastorizia, occupazione prevalente di molta parte degli abitanti, fa derivare il toponimo dal greco kalòs (bello) arnòs (agnello), per cui Kalasarna indicherebbe la terra della buona e fiorente pastorizia” (1)

Il suo antico borgo conserva ancora attualmente un’architettura tradizionale il cui elemento predominante è la pietra viva. In epoca normanna, riportato peraltro nei registri Angioini, la sua fortificazione assunse il nome di “Terra della Campana”, da cui poi verosimilmente tra il IX e X secolo mutuò il nome con quello attuale di Campana, per la presenza in loco di una voluminosa campana, sistemata nella torre civica, utilizzata per avvertire gli abitanti del luogo durante le incursioni saracene che in quel periodo infestarono ripetutamente il territorio muovendosi da Est verso l’interno in direzione Sud-Ovest percorrendo il fiume Nicà.  

Riguardo all’aspetto feudale Campana, nel tempo, fu intestata a molti feudatari tra cui in ordine cronologico si ricordano Viviano di Clarence, Guglielmo Ernardo di Bayrano, Guglielmo Brunello, Muzio Matera. Agli inizi del XV secolo la cittadina silana unisce la sua storia feudale alla contea di Cariati dei Ruffo, prima con Polissena e poi con la sorella Covella moglie di Marino Marzano principe di Rossano. Dopo una breve parentesi con il Regio Demanio, alla fine del secolo si avvicendarono sul feudo, in ordine di tempo, Geronimo Riario e Geronimo Sanseverino.

Agli inizi del nuovo secolo (XVI) il feudo di Campana, per la fedeltà ai D’Aragona, è riconosciuto a Giovambattista Spinelli, feudo che, tranne una breve pausa, il suo casato amministrò, sin quasi alla fine del XVII secolo, precisamente sino al 1678, quando, gravato di debiti con Carlo Spinelli, fu trasferito per 43.000 ducati, compreso Bocchigliero, ad Alessandro Labonia, barone di Rossano.

Alla fine del secolo, per la precisione nel 1694 il feudo fu comperato dalla famiglia Sambiase, imparentata con i Mandatoriccio per averne Giuseppe Ruggero sposato Vittoria figlia di Teodoro Mandatoriccio, Duca di Crosia.

Il feudo passato per successione nelle mani di Bartolo Sambiase, figlio di Giuseppe Ruggero e Vittoria Mandatoriccio, che ne divenne principe fu poi conservato dallo stesso casato fino al 1806, anno in cui per via delle leggi eversive promulgate da Giuseppe Bonaparte fu abolita la feudalità.

Agli inizi del XIX secolo, nel corso del decennio francese fu altresì sede importante come circoscrizione amministrativa nel distretto di Rossano. Campana fu in seguito sede notarile e di Pretura con annesso il carcere al quale faceva riferimento tutta la circoscrizione di pertinenza.

A seguito degli sconvolgenti movimenti tellurici che colpirono la Calabria, soprattutto quello del 25 aprile 1836, e che coinvolse anche il comune pre silano di cui trattasi, la popolazione si convinse a nuove scelte urbanistiche che determinarono la conformazione urbanistica della moderna cittadina come oggi la conosciamo.

 

Bibliografia

L. RENZO, Il nome Kalasarna, pp. 14-15 in Campana Itinerari di Storia, Studio Zeta, Rossano 1997.

F.E. CARLINO, Itinerari storici, artistici e archeologici di Rossano e Circondario, Consenso Iure Loquitur, Rossano 2018.

(foto di Giuseppe Berardi)

Franco Emilio Carlino
Autore: Franco Emilio Carlino

Nasce nel 1950 a Mandatoriccio. Storico e documentarista è componente dell’Università Popolare di Rossano, socio della Deputazione di Storia Patria per la Calabria e socio corrispondente Accademia Cosentina. Numerosi i saggi dedicati a Mandatoriccio e a Rossano. Docente di Ed. Tecnica nella Scuola Media si impegna negli OO. CC. della Scuola ricoprendo la carica di Presidente del Distretto Scolastico n° 26 di Rossano e di componente nella Giunta Esecutiva. del Cons. Scol. Provinciale di Cosenza. Iscritto all’UCIIM svolge la funzione di Presidente della Sez. di Mirto-Rossano e di Presidente Provinciale di Cosenza, fondando le Sezioni di: Cassano, S.Marco Argentano e Lungro. Collabora con numerose testate, locali e nazionali occupandosi di temi legati alla scuola. Oggi in quiescenza coltiva la passione della ricerca storica e genealogica e si dedica allo studio delle tradizioni facendo ricorso anche alla terminologia dialettale, ulteriore fonte per la ricerca demologica e linguistica