Don Muzio Montalti, ineccepibile modello di sacerdote devoto dell’Achiropita
Questa biografia vuole dare importanza a una vita vissuta in tutto e per tutto nella e per la Cattedrale di Rossano
CORIGLIANO-ROSSANO - Questa breve biografia vuole dare importanza a una vita scrupolosa vissuta pienamente nel compimento del proprio dovere come persona e come religioso. Ineccepibile modello di sacerdote, la sua personalità fu caratterizzata da singolari doti come la premura, la bontà, la cortesia, la misericordia, la cordialità nei rapporti.
Muzio Montalti nasce a Rossano il 18 febbraio 1894 dal matrimonio di Domenico Montalti e Vittoria de Marco, donna di nobile discendenza e di infinita devozione e religiosità, peculiarità familiari che influenzarono non poco la sua educazione iniziale e la sua formazione come persona, elementi che risulteranno determinanti nelle future scelte della sua vita dedicata per quasi mezzo secolo, come sacerdote, al servizio del Signore. Avviato agli studi ben presto è costretto a interromperli per via delle precarie condizioni di salute del padre Domenico.
Unico maschio di famiglia, della quale fanno parte le sorelle Adelaide e Giuseppina, si carica sulle spalle il peso del sostentamento familiare. Agli inizi del primo decennio del Novecento la situazione in Italia non era per niente facile, pertanto, Muzio non ancora maggiorenne, si imbarca per raggiungere l’America Meridionale, emigrando in Argentina dove si ferma per quasi cinque anni conducendo una vita fatta di sacrifici che gli permettono di guadagnare qualcosa che sistematicamente invia alla propria famiglia.
«Il 1915 – scriveva don Ciro Santoro in un fascicolo a lui dedicato in ricordo dei sacerdoti di Calabria – fa ritorno in Italia entrata in guerra. Si arruola nell’Esercito, 217° Fanteria Trentino, brigata Volturno. Fa il telefonista. Riesce in tal posto ad aver salva la vita nel tremendo scontro di sangue. Don Muzio attribuirà sempre questo momento della vita alla protezione della Madonna e lo ricorderà spesso agli alunni del Seminario di Rossano» (1).
Dopo aver servito la Patria, con grande valore, nella prima Guerra Mondiale, 1915-18, gli vengono concessi alcuni riconoscimenti: ‘Croce al merito di Guerra’ e ‘Cavaliere dell’Ordine di Vittorio Veneto’.
La chiamata per il sacerdozio fiorisce in età adulta, al suo ritorno dalla guerra. Ritenendo di essere stato graziato dalla Madonna, decide di consacrarsi a Lei. Pertanto, già grande, all’età di 26 anni, chiede di diventare sacerdote. Dopo aver ascoltato le sue ragioni, convintosi degli intendimenti vocazionali di don Muzio, Mons. Giovanni Scotti, vescovo di Rossano dal 1918 al 1930, lo accoglie nel Seminario di Rossano il 3 giugno del 1920, dove inizia il suo percorso di studi e formazione vestendo a distanza di un anno (3 giugno 1921) l’abito sacerdotale.
Ricopre i primi incarichi tra cui quello di prefetto di disciplina e dopo cinque anni di preparazione, all’età di trentuno anni, il 19 dicembre 1925, viene consacrato sacerdote.
Apprezzato per le sue doti don Muzio è ben voluto da tutti nella città di Rossano e fuori ed è tenuto in grandissima considerazione anche dai vari Arcivescovi che si avvicendarono alla guida dell’Archidiocesi di Rossano sin dal primo giorno della sua consacrazione al ministero sacerdotale, per il servizio dedicato al Signore. Don Muzio è un sacerdote sempre presente nella gente e molto vicino alle persone. Una vita vissuta in tutto e per tutto nella e per la Cattedrale di Rossano, devoto della Madonna Achiropita, che venera profondamente. Una vita però ricompensata dalle tante persone che a Lui si rivolgevano non solo come confessore, ma anche come persona in grado di dare sempre buoni consigli.
L’Arcivescovo, S.E. Mons. Domenico Marsiglia, negli anni 1931-1948, affida a Lui delicatissime incombenze e mansioni. Dalle informazioni storiche rilevate, don Muzio, il 28 marzo 1928, è nominato Canonico del Capitolo.
In seguito, Mons. Giovanni Rizzo, Arcivescovo di Rossano negli anni 1949-1971, lo segnala alla Città del Vaticano per il suo talento e le sue straordinarie qualità. A seguito di ciò, l’undici marzo del 1952, una Bolla Pontificia di Papa Pio XII lo nomina parroco della SS. Trinità. Purtroppo, la sua salute, ormai logora, dopo 30 anni di zelante, infaticabile, raccolto e persistente lavoro in favore della Chiesa, nella Cattedrale del Santuario della SS. Achiropita a cui si era votato, cominciò a cedere e il 2 aprile 1955, mentre porta il conforto dell’Eucarestia ad una ammalata della sua parrocchia stramazza a terra colpito da una paralisi.
Così, don Muzio, dopo tanti anni di attento e scrupoloso apostolato, non potendo adempiere più ad alcune funzioni derivanti dalla malattia, si rassegna al Divino volere, abbandonando la sua diletta parrocchia. Dopo tale decisione è ancora Mons. Giovanni Rizzo, che nel 1955, gli conferisce la promozione a Canonico Tesoriere della Cattedrale di Rossano.
Nella rievocazione che don Ciro fa di don Muzio nel fascicolo a Lui dedicato così riporta: «In questa Chiesa e talvolta altrove D. Muzio ha predicato con costanza e fedeltà ministeriale. Le sue omelie o conversazioni erano un caleidoscopio in cui si specchiava l’avventura di un sacerdozio vissuto con la passione di un innamorato, l’estrosità di un poeta e la semplicità di un bambino. Non c’era ombra di frustrazione nel suo sacerdozio; anzi tutto era pienezza, gioia, entusiasmo. Ma la predica più efficace del Can. Don Muzio era la sua vita laboriosa ed esemplare. La sua vita era la sua eloquenza. […] Un altro aspetto del caro sacerdote che stiamo ricordando: il calore umano che lo poneva nel circuito di una comunicazione viva ed immediata con tutti. […] Aggiungerò il culto religioso che nutriva per il Codex Purpureus Rossanensis, custodito con sette sigilli nella sua Tesoreria – che a noi adolescenti appariva come un regno proibito e misterioso – e la delicatezza con cui lo mostrava ai pochi e fortunati visitatori: era tutto un cerimoniale previsto, ritmato ed attuato fin nei minimi gesti, parole ed interiezioni; un angolo ancora vivo della vita della sagrestia del tempo, che giustificava il titolo di Vice-cimeliarca coniato per lui da quella finissima intelligenza di Mons. Marsiglia e fu a lui ufficialmente conferito»(2).
A comprendere maggiormente la figura di questo canonico zelante sono le parole di Mons. Antonio Cantisani, anche lui arcivescovo di Rossano, che in un suo breve passo della Presentazione al profilo di don Muzio, tracciato da don Ciro, così scrive: «Don Muzio è stato un prete, prete ricco solo del suo sacerdozio, un prete che il dono del suo sacerdozio ha vissuto nella piena comunione con Cristo e con la Chiesa. Un prete magari tradizionale ma nello stesso tempo profetico, perché con la sua esistenza ha tracciato la strada lungo cui deve camminare chi vuol realizzarsi anche nel mondo secolarizzato: un prete che ha creduto all’amore e dall’amore si è lasciato totalmente afferrare» (3).
Nel 1960 venne nominato, da Sua Santità, Papa Giovanni XXIII, Cameriere Segreto Soprannumerario, ossia membro della Famiglia pontificia incaricato del servizio personale diretto del papa.
All’età di 78 anni, dopo ave offerto con il suo servizio sacerdotale, la propria vita al Signore, sempre sorretto dalla profonda venerazione che aveva per la Vergine SS. Achiropita, il 28 giugno 1972, don Muzio ritornava alla Casa del Padre.
Bibliografia
- C. SANTORO, Don Muzio una vita per la Chiesa, Fasano Editore, Cosenza, 1973, p. 20.
- C. SANTORO, Don Muzio …, pp. 23-26.
- A. CANTISANI, Presentazione, in C. SANTORO, Don Muzio …, p. 9, cit. p. 92.
- F. E. CARLINO, Biografia e storia di alcuni Rossanesi illustri, Consenso Pubblishing, Rossano 2020.